Virginia Raggi in Campidoglio il giorno dell'approvazione del bilancio

Raggi e la commedia Harmony dell'assicurazione a sua insaputa

Mario Sechi

La caduta del Campidoglio a 5 Stelle alla fine sarà digerita dai militanti per una ragione semplice: è la vicenda eccezionale di un intreccio personale che dal privato è passato al pubblico senza la mediazione della politica. E' il prezzo da pagare

 

San Biagio.

 

Un terrorista al Louvre. Cronache dalla dolce Francia: a Parigi un militare ha sparato a un uomo armato di coltello che voleva entrare al Louvre con una valigia al grido di “Allah Akbar”. Il museo è stato evacuato. Aggiornamenti in diretta sul Figaro. E ovviamente anche sul Foglio.

 

Una polizza in Campidoglio. La Raggi ha una polizza, Roma un sindaco già bruciato sette mesi dopo il voto. Governare il Campidoglio è difficile, farlo mettendo in piedi una giunta da romanzetto rosa è impossibile. Costruire il clan in politica è normale, ma farne un intreccio tra Gossip Girl e "Il Presidente" di George Simenon è un’impresa letteraria degna del trio Zucker-Abrahams-Zucker, quelli de "L’Aereo più pazzo del mondo". E’ lo sprofondo della Gran Risata. La caduta del Campidoglio a 5 Stelle alla fine sarà digerita dai militanti per una ragione semplice: è la vicenda eccezionale di un intreccio personale che dal privato è passato al pubblico senza la mediazione della politica. E’ il prezzo che si paga al non-partito, alla selezione da like, alla caciara elettronica che nel caso di Roma si è tradotta in una tragicomica anarchia locale. La discussione non è sulla qualità dell’amministrazione Raggi – che non esiste – ma sulla compagnia di giro, il quadro cospiratorio de borgata, la sua cifra da snapchat dei sette colli, il messaggio del grillismo romano che si autodistrugge. E’ un punto sul quale Grillo sa di dover riflettere, il suo movimento non rischia lo scioglimento, la scissione, l’estinzione, quelle sono cose che accadono nella vita politica “normale”, la singolarità del suo movimento nella Capitale (e fuori) si squaderna in sceneggiatura grottesca e iperbole, perfino nei nomi dei protagonisti l’assemblaggio dei caratteri si risolve in una scrittura che diventa surreale con un tocco di Harmony, rose e spine: entra Raggi! Esce Romeo! Compare Marra! Sparisce Frongia! Roma è trippa e fritti, da tempo non è il paese reale ma la rappresentazione del suo lato da commedia orgiastica che diventa parodia di se stessa: l’assicurazione a sua insaputa. E’ la post-politica, raccogliere gli scontenti non obbliga a farne dei contenti. Assicurati e non rassicurati.

 

Giornali italiani. La Raggi Story domina quasi tutte le prime pagine. L primo caffè se ne va come sempre con la lettura del Corriere della Sera che fa un titolo da calcolo attuariale: “Raggi, il caso della polizza”. Repubblica fa un passo avanti, si proietta nel domani: “Nuove accuse, Raggi in bilico”. La Stampa piazza un titolo di taglio di simile fattura: “Polizza segreta, la Raggi rischia le dimissioni”. Polizza segreta, che spettacolo. Il Messaggero resta nella fase da venditore di prodotti finanziari basic: “Una polizza inguaia la Raggi”.  Il Foglio fa la road map del sottosopra in corso: “Perché inizia il conto alla rovescia per la fine di Virginia Raggi a Roma”. Libero dipinge il lato rosa della storia: “La Raggi triplicò la busta paga al capo segreteria perché era carino”. La Verità rileva il compiacimento e la trama del giustizialismo: “Metodo Berlusconi per la Raggi. E arriva pure la polizza sospetta”. Il Giornale fa il titolo migliore della giornata: “Una polizza vita uccide la Raggi”. Suonerà la campana? Vedremo.

 

Snapchat, pazzi a Wall Street. Il messaggio sparisce, la quotazione neurologica resta: Snapchat, fondata nel 2011, ha una valutazione di oltre 20 miliardi di dollari. Il prospetto di quotazione conferma che gli azionisti non avranno alcun diritto di voto, i ricavi pubblicitari sono pari a 400 milioni di dollari, un dollaro a utente (quella globale di Facebook è pari a 4.83 dollari) e i rischi per il business sono elevati. La compreranno, senza chiedersi perché tutto questo non abbia alcun fondamento.

 

3 febbraio. Nel 1871 la capitale d’Italia viene trasferita da Firenze a Roma.

 

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