Donald Trump (foto LaPresse)

Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

Trump e il Pacifico

Mario Sechi

Trump ha già detto che l’accordo di libero scambio sull’Asia non si farà e tutti si attendono una reazione del Pentagono all’espansione navale di Pechino nel Mar della Cina.

Santa Elisabetta di Ungheria

Il Club del Crisantemo. Il primo invito al telefono l’ha fatto al premier britannico Theresa May (e così ha (ris)coperto l’Atlantico), il primo vertice bilaterale lo avrà oggi con il premier del Giappone Shinzo Abe (e così si è proiettato sul Pacifico). Donald Trump sta mettendo a punto la squadra di governo a Washington e alla velocità della luce la sua agenda si sta riempiendo. Abe cercherà di influenzare le politiche di Trump sull’Asia, soprattutto in un confronto economico e militare con la Cina che si fa sempre più intenso. Trump ha già detto che l’accordo di libero scambio sull’Asia non si farà (Obama ci ha rinunciato, muro repubblicano) e tutti si attendono una reazione del Pentagono all’espansione navale di Pechino nel Mar della Cina. Dottrina Reagan in Asia? Forse. D’altronde, i cinesi rispettano solo chi sta in piedi, non chi si inchina. Uno degli slogan usati da Shinzo Abe nella sua avventura politica è “Japan is back”, il Giappone è tornato. Con Trump torna anche il Club del Crisantemo? Forse, intanto i due leader hanno una passione in comune che aiuta a parlare e concludere accordi: il golf. I destini dell’Asia in diciotto buche.

Dollaro al massimo. Ha toccato il suo massimo negli ultimi tredici anni. L’ICE Dollar Index vola, ma non sulle pagine dei giornali italiani.

Zeru tituli. In redazione si saranno detti: il dollaro? E cosa ce ne importa? Niente, state sereni. D’altronde, c’era da raccontare l’ultimo appassionante duello tra l’Unione europea e l’Italia su un bilancio anemico e il nulla cosmico. Fila alle edicole. Nel frattempo, là fuori, nel mondo reale, sta finendo l’era dei tassi negativi (globale), si alzano i rendimenti dei titoli di Stato (e si abbassa il prezzo, globale), si attende un piano di riduzione delle tasse (in America), lo sfoltimento della giungla regolatoria sulla finanza (in America) e un programma di investimenti da mille miliardi di dollari (in America). Dov’è l’Europa? Che domande.

I tassi dei titoli di Stato? Ci pensa il Giappone. Non credete alla storiella che l’epoca dei tassi zero (e negativi) è finita. Restiamo in Asia: il governatore della Banca del Giappone, il protagonista della Abenomics (prego, non accigliarsi troppo nel giudicarla) Haruhiko Kuroda, ha varato un piano per mettere un coperchio sul pentolone dei rendimenti in rialzo: un’offerta d’acquisto illimitata a tasso fisso dei titoli pubblici. Wow, che significa? Che il Giappone sui rendimenti non vuole andare in tandem con i Treasuries americani. E il paese con il terzo (o quarto, dipende da quale parametro prendiamo) debito pubblico del mondo, l’Italia, che cosa fa? Non si sa, siamo sempre in asta, c’è il quantitative easing di Draghi che fa da polmone, siamo sospesi sul ramo dei mercati finanziari. Che prima o poi cadrà.

Produttività per ora lavorata. Perché mai in Italia dovremmo preoccuparci? Ecco il grafico della produttività per ora lavorata dal 1995 al 2015, fonte Eurostat (by Francesco Seghezzi, dell’osservatorio Adapt): 

Commenti da fare? Senza un piano di riallineamento alla realtà, quella cosa chiamata contemporaneità, in Italia famo er botto.

Italy, default line. Non ci credete? Pensate sia una distopia del titolare di List che legge troppa fantascienza? Bene, allora ascoltate la science fiction di Luigi Zingales, intervistato l’altro ieri nel nostro programma Mix24, su Radio 24. titolo della puntata: “Il nuovo assetto dell’America di Trump”, interviste di Giovanni Minoli a Sergio Romano e Luigi Zingales, cura e commenti in studio del titolare di List e Pietrangelo Buttafuoco. Sintesi di Zingales: “Noi non ce la facciamo dal punto di vista finanziario. Il rischio default c’è sempre stato, è anestetizzato da Draghi. Abbiamo avuto una finestra offerta dal QE per incidere sui problemi del debito e alla fine non abbiamo fatto un granché. Nei due anni di governo Renzi e anche prima con Letta non c’è stato un intervento serio sulla spesa e sulla ristrutturazione del debito. Io vedo un rischio molto grosso per l’Italia. Le banche avrebbero dovuto vendere i titoli di stato, per alleggerire i bilanci”. What else?

Nel frattempo… L’Italia si è astenuta sul bilancio Ue. Vaste programme.

E se vince il No? Renzi ha detto che non ci sarà un governo tecnico. La City prende appunti e si prepara.

Cosa ne pensano i mercati? Spread a 173 punti e rendimenti dei Btp al 2.2 per cento. Questo è il grafico del rendimento del Btp a 10 anni negli ultimi tre mesi, va a razzo (e occhio al salto di novembre dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca):

 

 

I mercati hanno mollato Renzi? Non ancora, ma stanno calcolando il rischio-paese. E se vince il Sì? Possibile, ma l’aereo italiano si avvita lo stesso per effetto del cambio di scenario sui tassi. Urge un piano A, B, C e anche D. Aspettiamo Godot-Renzi.

Titoli dall’Italì. Cose meravigliose sull’avanzamento tecnologico del Paese, direttamente dalla Gazzetta del Mezzogiorno: “Gli autisti Amtab contino i viaggiatori. Bari, dovranno aggiornare i conti a tutte le fermate”. Cose da Silicon Valley. Altro? Perbacco, c’è un Make Serenissima Great Again sul Gazzettino: “Autonomia del Veneto. Zaia: il referendum si farà ad aprile”. Felix Mezzogiorno? Sul Mattino: “Campania, sanità maglia nera: aumenta la mortalità evitabile”. Cose di importanza Capitale? Caffè ar vetro e Il Messaggero, viaggio nella meravigliosa cronaca di Roma: “Giubileo, sprecati 24 milioni: il Comune non sfrutta il tesoretto. Sfumati 23 lavori per buche e verde”. Ottimo. I trasporti vanno alla grandissima anche qui: “Bus, la beffa dei controllori: solo pochi e a campione. E scendono dopo poche fermate”. Il cosiddetto paese ad economia avanzata. Domanda del barman Gino al terzo caffè: “Dottò, ndo annamo?”. Boh, semo tutti attaccati ar tram.

17 novembre. Nel 1869 viene inaugurato in Egitto, il Canale di Suez che collega il Mar Mediterraneo al Mar Rosso.

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