Gli innocenti

Giuseppe Fantasia

Paola Calvetti Mondadori, 123 pp., 17 euro

Nonostante tutto, Jacopo è grato a Firenze – la sua città – e quando vi torna, dopo molto tempo, le dimostra la sua gratitudine suonando, che è poi la cosa che sa fare meglio. E’ un violinista di fama e tutti lo chiamano Maestro, anche la direttrice dell’Istituto degli Innocenti, quello che lo accolse, ancora in fasce, quando la madre decise di abbandonarlo senza però farlo passare, come accadeva un tempo, attraverso la ruota di legno, “segreto rifugio di miserie e colpe alle quali perpetua scorre quella carità che non serra porte”. Scoprire la sua identità è stata da sempre la sua ossessione, quella a cui oggi ha deciso di chiedere una soluzione e una spiegazione per poter trovare finalmente se stesso, perché – come spiega a quella donna discreta che possiede “un’anagrafe di abbandoni” e che, se solo volesse, potrebbe raccontare molte altre cose – “non posso sapere chi sono se non so da dove vengo”. E’ stato adottato, ma l’amore non sempre salva, tanto che alla famiglia con troppe aspettative preferì sempre il calore delle corde del suo violino, stringendolo stretto tra le braccia nei momenti più difficili, come fosse un orsacchiotto, un’ancora a cui assicurare i desideri e i sogni.

 

Anche Dasha ha conosciuto le difficoltà e anche lei, fuggita dall’Albania dopo la caduta del regime e poi sbarcata a Brindisi agli inizi degli anni Novanta, ha potuto studiare violoncello al Conservatorio di Tirana e anche per lei, quello strumento è diventato un compagno nelle peripezie della vita che non le ha risparmiato una violenza che le ha lasciato in dono la sterilità. Poi, però, c’è stato l’incontro con Jacopo e le cose sono cambiate. Sono due innocenti, sono anime ferite che hanno conosciuto la violenza e la vergogna, cose che non si raccontano proprio come i segreti che “si nascondono in qualche angolo del nostro cuore e stanno lì, a marcire in silenzio” prima di venir fuori improvvisamente. In quel luogo particolare e a suo modo pieno d’amore, eseguiranno insieme il loro “Brahms portafortuna”, il Doppio concerto per violino e violoncello di Brahms, perché la musica, soprattutto quella classica, “ha un potere immenso e soccorre”, scrive Calvetti (per anni direttrice dell’ufficio stampa del Teatro alla Scala e della comunicazione e marketing dell’Opera di Firenze-Maggio Musicale Fiorentino), ammalia proprio come questo romanzo, una storia che sa di antico.

   

GLI INNOCENTI

Paola Calvetti
Mondadori, 123 pp., 17 euro 

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