I ragazzi venuti dal Brasile

Maurizio Stefanini

Ira Levin
Sur, 302 pp., 17,50 euro

Nelle prime ora di una sera del settembre del 1974”, in un ristorante giapponese di San Paolo, un gruppo di ex gerarchi nazisti si riunisce. A convocarli, Josef Mengele: il famigerato “angelo della morte” di Auschwitz, autore di crudeli esperimenti eugenetici ai danni di deportati e bambini, usati come cavie umane. Tema della serata, un’operazione misteriosa e segretissima, attraverso la quale il medico assicura che si potrà far rinascere il Terzo Reich. Esattamente 94 uomini, tutti attorno ai 65 anni ma residenti in diversi paesi e senza alcun legame apparente tra di loro, dovranno essere uccisi, a date accuratamente fissate. A rischio della propria vita, un giovanotto idealista e impulsivo riesce ad allertare Yakov Lieberman: leggendario cacciatore di nazisti scampato lui stesso ai lager, ma ormai piuttosto anziano e in condizioni economiche non buone. Inizialmente, Lieberman non crede alla segnalazione. Ma la meccanica stessa della vicenda finisce per coinvolgerlo, alla ricerca di una spiegazione. Che c’entra la morte di quei 65enni con il futuro del nazismo? Perché la loro esecuzione deve avvenire in quel modo? E come mai i figli adolescenti dei 65enni sembrano avere tutti la stessa età e sembrano assomigliarsi tanto tra di loro non solo nel fisico, ma anche nel carattere? Molti lettori probabilmente sapranno già la risposta a queste domande. Romanziere e drammaturgo newyorchese morto nel 2007, Ira Levin prima di questo best-seller del 1978 aveva avuto un altro grande successo con quel “Rosemary’s baby” che in fondo corrisponde allo stesso incubo, anche se virato dal punto di vista magico-religioso piuttosto che storico-fantascientifico.

 

E da tutti e due i suoi romanzi più famosi erano stati tratti film trasmessi spesso in tv, uno passato alla storia per l’interpretazione di Gregory Peck e Laurence Olivier. Il primo nei panni del sulfureo Mengele: personaggio realmente esistito con i suoi orrendi esperimenti, e di cui si è poi scoperto che è morto proprio in Brasile l’anno dopo la pubblicazione di questi “Ragazzi”, di infarto. L’altro, Lieberman: personaggio in teoria immaginario, ma che è chiaramente ispirato al vero cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal. Ma anche per chi sa come va a finire, la lettura resta lo stesso avvincente, in un thriller che oltre a offrire qualche momento di evasione mantiene comunque due moniti straordinariamente attuali: sui rischi della manipolazione genetica, e sulle condizioni economiche e sociali che potrebbero, in un determinato futuro, creare le basi per l’avvento di un nuovo nazismo.

 

I RAGAZZI VENUTI DAL BRASILE
Ira Levin
Sur, 302 pp., 17,50 euro

 

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