Biagio Agnes. Un giornalista al potere

Flaminia Marinaro

Salvatore Biazzo, Rai Eri, 302 pp., 20 euro


Una vera e propria antologia, il tributo di Salvatore Biazzo a Biagio Agnes. Già dalla giovinezza dimostra doti straordinarie, un fiuto che non l’avrebbe tradito mai nel suo percorso professionale e ancor meno nelle scelte personali. Il matrimonio con Rosella sarà per lui la roccia che non si sgretola neppure nei momenti più difficili. Una biografia irrituale, un libro corale nel quale come un direttore d’orchestra l’autore dirige i personaggi che prendono voce tra le pagine riuscendo a creare una sorta di sentimento ritmico che coinvolge il lettore come in un romanzo, nonostante si tratti del genere documentaristico della non-fiction. Nel racconto di Salvatore Biazzo troviamo le emozioni e gli ideali di un ragazzo di provincia con una formidabile volontà di emergere e il gruppo solido dei “magnifici sette” che si trasforma in classe dirigente che dall’Irpinia conquista la Democrazia cristiana. Erano Nicola Mancino, Salverino De Vito, Gerardo Bianco, Giuseppe Gargani, Ciriaco De Mita e Biagio Agnes. L’ascesa continua e la dirigenza della Rai, dove Biagio, detto prima Biagino e poi Biagione, dimostra delle capacità ancora insuperate e un’ansia generosa di rinnovamento, “era un lucido visionario con il potere magico di trasformare i sogni in realtà. Spesso ci era riuscito”. Intuisce precocemente la necessità inderogabile di affermare nella Rai la funzione di servizio pubblico e di aprire gli orizzonti alle masse popolari, lui fortemente democristiano dimostra un pensiero aperturista che vuole includere e coinvolgere tutti gli schieramenti e nomina ai vertici direttori di diversi orientamenti politici.


Inventa programmi nuovi mirati alla medicina, “Check Up” il suo cavallo di battaglia, introduce l’informazione breve, il televideo, aumenta in modo esponenziale il numero degli ascoltatori e soprattutto restituisce a tutti i dipendenti l’orgoglio di appartenenza. Non sfugge l’autore al racconto delle difficoltà e delle sconfitte ma lo descrive attraverso le voci di chi l’ha conosciuto come un equilibrista sul filo d’acciaio, sempre leale, forse irruente e prepotente ma mai cattivo. La battaglia contro la televisione commerciale che avanzava con aggressività, la fuga delle star da Baudo alla Carrà e il contrattacco con due alfieri come Renzo Arbore e Celentano. L’ostinazione di mirare solo a prodotti di qualità. Nei ricordi di Walter Veltroni, la Rai di Agnes si dibatteva tra una dimensione pedagogica e impaludata e una più nuova e aperta a raccontare la società italiana in modo moderno. Voler garantire la libertà e la qualità della programmazione e la capacità di competere con il concorrente privato.

 

Biagio Agnes un giornalista al potere
Salvatore Biazzo
Rai Eri, 302 pp., 20 euro

 

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