Candore

Alessandro Moscè

Mario Desiati
Einaudi, 219 pp., 19 euro

Mario Desiati con questo romanzo ha narrato l’ossessione per il porno di un giovane studente, Martino Bux, di padre albanese, che approdato a Roma si immerge in un passatempo ispirato da corpetti, pizzi, veli, caviglie, seni, sederi, riviste su carta lucida, cinema a luci rosse e “sconvoltoni del Sud che si ubriacano con qualunque cosa”. “Il porno ha un vantaggio. Ti illude che il sesso non sia mai fallace e deperibile”, asserisce Desiati in un dialogo. Martino cerca ragazze che assomiglino alle attrici porno in voga negli anni Novanta mentre svolge lavori saltuari e vive amori irrisolti, come quello con Fabiana, tre borse di studio e la passione per la medicina. La sublimazione dell’immagine fisica porta Martino a sintonizzarsi con i primi canali dove le pornostar invitavano a chiamare e a intrattenersi con loro al telefono. Desiati non si limita a descrivere questa vorace ossessione, ma si addentra in una Roma buia e periferica, in quartieri dove abbondano locali per massaggi thai, parrucchieri cinesi, assembramenti di rumeni, ratti che dormono nelle traversine delle fogne, sacchi della spazzatura e brandelli di vestiti lasciati per strada. Il cielo sembra parlare, quando gli aerei puntano le piste di Ciampino.

 

 

Questo romanzo rivela l’impudicizia che collima con il candore, con l’innocenza di un protagonista ingenuo, emarginato,
frequentatore di scantinati “calpestati” da giovani straniere che recitano la parte delle trasgressive. Avvenenti donne si spogliano nei tuguri malfamati, d’occasione. Martino affitta il suo appartamento a ore e accumula una piccola clientela. In questo harem del porno, la fauna sessuale ricorda i romanzi strazianti e sinceri di Pier Vittorio Tondelli, che selezionava i luoghi del vizio, un sottobosco di ragazzi in cerca di se stessi, dove, come in questo caso, “la gentilezza è talmente rara che a volte la si scambia per amore”. L’esercito dei giovani di Tondelli, negli anni Ottanta, va misurato con quello di oggi. Svacco e trasandatezza di allora si allacciano all’istantanea senza nerbo, abulica di Desiati nel 2016. Roma è anche un tram, un bus, un viale pieno di foglie autunnali che cadono dagli olmi, un rifugio dove ci si incontra per sfiorare un ginocchio, dei capelli vaporosi, mentre la parte più esposta di Roma viaggia nel “moralismo dei senza morale, più feroce di quello dei bacchettoni”. Scrive Desiati: “La vita degli altri, attraverso lo spioncino del mio appartamento, era sempre una vita migliore della mia”. “Candore” è un romanzo scritto con un linguaggio sciolto e incalzante, non contraffatto. Viene immortalata una condizione umana asettica, in fondo senza dramma, né disperazione.

 

Candore (Supercoralli)
Mario Desiati
Einaudi, 219 pp., 19 euro

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