Per la gloria

Alessandro Litta Modignani
James Salter, Guanda, 281 pp., 18 euro

    L’ambiente è fortemente competitivo. I piloti dei caccia americani fanno squadra, vivono in simbiosi ma, come sempre, sotto l’apparente clima cameratesco covano sentimenti di rivalità e di invidia. La fortuna sembra ogni volta voltare le spalle a Cleve Connell, il saggio capitano e veterano della Seconda guerra mondiale, e sorridere sfacciatamente all’antipatico e presuntuoso sottotenente Pell, che colleziona un successo dietro l’altro e a ogni volo cresce nell’ammirazione di tutti. L’introverso Cleve si chiude in se stesso e si rituffa coraggiosamente nella mischia. Ma ancor più che da un bulletto arrogante e dai caccia nemici, egli dovrà guardarsi da un destino amaro e beffardo. Continua la riscoperta, dal recente passato, di scrittori e romanzi americani fino a ieri, a torto o a ragione, considerati minori. A sessant’anni dalla prima edizione, Guanda ripropone al pubblico italiano “Per la gloria”, un romanzo avventuroso e ricco di emozioni, un classico della letteratura di guerra. E’ il primo e più celebre libro di James Salter il cui repentino successo indusse l’autore ad abbandonare una brillante carriera nell’Aeronautica militare, per dedicarsi completamente alla scrittura. I “cacciatori” di cui narra Salter sono i giovani e intrepidi piloti come lui, che durante la guerra di Corea per la prima volta si trovarono alla guida dei nuovissimi caccia a reazione, scontrandosi con i temibili Mig 15 di fabbricazione sovietica.  “Poi fu inebriante. Il morbido decollo, la sensazione di libertà del mondo che si stacca da te. (…) Era ancora un’avventura, eccitante come l’amore, e altrettanto spaventosa”. Volare, cioè trovarsi in cielo soli con se stessi, sfidando il nemico e la morte, è una scarica di adrenalina senza pari. La ricerca della gloria, nel rinnovarsi del mito americano, altro non è che una metafora della lotta per la vita. “Fare parte di una squadriglia era una sintesi dell’esistenza. Quando arrivavi eri un bambino. C’erano opportunità infinite e tutto era nuovo. Gradualmente, quasi senza rendertene conto, i giorni degli studi faticosi e del piacere erano finiti, avevi raggiunto la maturità; e poi all’improvviso eri vecchio, e volti e persone nuove che faticavi a riconoscere ti spuntavano intorno in fretta, fin quando scoprivi di non essere più il benvenuto fra loro perché tutti quelli che avevi conosciuto e con cui avevi vissuto se ne erano andati e la guerra non era diventata altro che una serie di ricordi incondivisibili di eventi avvenuti tanto tempo prima. Era come l’ultimo anno di università, dopo aver dato gli ultimi esami finali. Tutti si affrettano a fuggire, e molti sono tuoi nemici”.