Le parole che mancano per difendere la cultura della vita. Botta e risposta

Al direttore - Madrid: ok, il referendum fatelo su Rousseau.

Giuseppe De Filippi

  


Al direttore - Gentile Cerasa, ho molto apprezzato il tono e i contenuti dell’editoriale apparso oggi sul Foglio dal titolo “Il dramma di una politica che fischietta sull’apocalisse demografica e non ha il coraggio di dire quelle parola chiave: fate figli, fate presto”. Porre attenzione sul tema dell’emergenza demografica è una necessità impellente e serissima nel nostro paese, che troppo spesso passa in sordina, o solo sporadicamente, anche nell’informazione pubblica. Ecco perché sento l’esigenza di cogliere il suo “appello” e rispondere alla richiesta di presa di responsabilità da parte della politica con alcune riflessioni e idee. Il tema è spinoso perché ha a che fare con la libertà e l’autodeterminazione che ogni individuo deve poter praticare all’interno della propria esistenza. In particolare le donne, a cui questa autodeterminazione è stata negata per secoli, sono giustamente reticenti davanti a qualsiasi imposizione che riguardi in particolar modo le loro scelte riproduttive. Proprio per questo il presupposto più importante da cui partire è proprio la volontà: la maternità, così come la paternità, devono essere una libera scelta. Non una strada obbligata. Ma neanche un desiderio negato. Ed è proprio questo il punto: in Italia oggi la realtà che viviamo è tristemente questa. Le statistiche e le analisi in profondità ci dicono che il desiderio di maternità e paternità corrisponde al doppio del numero effettivo di figli che si fanno. Quindi quella che dobbiamo porci in Italia, più che una esortazione è una domanda: perché non facciamo figli anche se li vogliamo? Le cause sono ovviamente tante, e hanno a che fare con le difficoltà per i giovani a trovare un lavoro stabile, a uscire da casa dei genitori ed averne una propria; fondamentali per pensare di mettere su famiglia. E hanno molto a che fare con la difficoltà per le donne a trovare lavoro e a mantenerlo, conciliandolo con quelle responsabilità di cura che ancora troppo pesano solo sulle loro spalle. Per questo c’è bisogno di aumentare i servizi, soprattutto al sud, e redistribuire le responsabilità di cura all’interno della famiglia. C’è bisogno di un sistema che valorizzi la presenza femminile, senza vedere nell’evento della maternità per forza un ostacolo. C’è bisogno di misure che vedano in questo tema non soltanto una delle problematiche da affrontare fra le altre, ma la chiave di volta per stimolare la crescita del paese, tramite l’aumento dell’occupazione femminile. Di questo ci siamo occupati in questa legislatura, con passi avanti importanti in questa direzione. Ma sappiamo bene che un cambiamento così profondo non può essere fatto soltanto con leggi o decreti. Bisogna che a farsene carico sia la società tutta nelle sue varie forme aggregative: dalle parti sociali, al terzo settore, alle associazioni, alle istituzioni, ai partiti, alla scuola, ai media per il loro ruolo divulgativo ecc. Ci vorrebbe un’alleanza, un patto che determini comportamenti coerenti all’obiettivo di ognuno dei soggetti nel proprio ruolo. Per quanto riguarda il Partito democratico noi abbiamo scelto di dare un nome a tutto ciò e al nostro impegno tramite un dipartimento, il dipartimento mamme di cui sono responsabile, che ha iniziato il suo lavoro di raccolta e proposta di idee.

Titti Di Salvo vicepresidente gruppo Pd Camera è responsabile dipartimento mamme del Pd

  

Grazie dell’intervento. Purtroppo però, anche dalle sue parole interessanti, mi sembra che il suo partito, e anche lei, gentile onorevole Di Salvo, faccia fatica a capire il punto. Se davvero si vuole affrontare il tema della peste bianca, della crisi della natalità, non è sufficiente interrogarsi sul perché non si fanno figli anche se i figli si vogliono fare. La priorità dovrebbe essere un’altra. E dovrebbe portare a interrogarsi su un tema più generale: perché, nel nostro paese e nel nostro continente, ci sono sempre più bambini che potrebbero nascere ma purtroppo non nascono. Il benessere di una società non c’entra nulla con la crisi demografica. E per cominciare a difendere questa cultura, la cultura della vita, occorrerebbe fare una cosa semplice che sarebbe stato bello leggere tra le sue righe. Quattro parole: fate presto, fate figli. Un caro saluto.

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