L'estate ha il suo tormentone: cerco un Cav. di gravità permanente

Al direttore - E ora? Gentiloni è senza forze liberali?

Giuseppe De Filippi

 

L’estate 2017 ha già il suo tormentone: cerco un Cav. di gravità permanente.

 


 

Al direttore - Vi sono due argomenti “renziani” sui quali mi attenderei che la Ciliegia si pronunci: il primo riguarda il Fiscal compact. Il Foglio è stato il primo a dare evidenza, oltre tre anni fa, anche con proprie analisi alle elaborazioni del grande giurista Giuseppe Guarino che dimostravano il contrasto di questo accordo intergovernativo con i Trattati fondativi dell’Unione. Ora Renzi sostiene la non inclusione, anche esercitando il diritto di veto allorquando se ne discuterà, dell’accordo in questione nel Trattato Ue. Naturalmente, non basta, perché l’intesa continuerebbe comunque ad avere vigore. Si pone, dunque, il problema della sua netta rivisitazione, riscoprendo, tra l’altro, la “golden rule” per gli investimenti, ma senza agganci con il progettato 2,9 per cento del rapporto deficit-pil. Il secondo: Renzi sostiene di aver commesso un grave errore nel fidarsi della Banca d’Italia per gli interventi nelle crisi di alcune banche; poi ha attenuato la recriminazione facendo riferimento, non a quello che in sostanza è inizialmente suonato come “ci dovevo pensare io con il governo”, ma a un raccordo di quest’ultimo con la Banca. I rapporti tra quest’ultima e l’Esecutivo non possono che essere di reciproca autonomia e indipendenza; sono dialettici e mirano – una “discordia concors” – a finalità comuni della tutela del risparmio, della stabilità, del sostegno all’economia. E’ assolutamente improprio ricorrere al concetto dell’essersi fidato. Nessun governo di nessun altro paese (ad eccezione di quelli dove opera la Banca di Stato) utilizzerebbe una tale espressione, che bonariamente può essere anche un “lapsus calami” oppure, purtroppo, una vera convinzione. Anche a temi del genere Il Foglio è stato particolarmente sensibile (fin dall’epoca del governatorato di Antonio Fazio). Se vi sono aspetti meritevoli di critica nei suddetti rapporti questi vanno argomentatamente e puntualmente indicati. Diversamente, affermazioni generalgeneriche non sono utili a nessuno. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

   

Caro De Mattia, le rispondo volentieri. Sul secondo punto, anche se un po’ sfacciato, Renzi racconta il vero: il piano di salvataggio delle quattro banche che lei ricorda è un piano che è stato suggerito da Bankitalia. Il fatto che l’ex presidente del Consiglio si sia fidato di Bankitalia è vero (così come è vero che quel piano era molto difettoso) ma ciò che ci dovrebbe segnalare questa storia è qualcosa di più: è che il governo italiano non è stato in grado in cinque anni di legislatura di dotarsi di un direttore generale del Mef capace di orientarsi davvero sul tema delle banche con competenza e con tempismo. Sul primo punto invece credo che la proposta di Renzi sul Fiscal Compact sia sbagliata per una ragione che abbiamo già spiegato ma che le ripeto con piacere. Lo scambio tra flessibilità e riduzione della pressione fiscale è una buona idea che anche il Foglio propose alcuni mesi fa. Ma il dato che sorprende è che il segretario del Pd sembra intenzionato a portare avanti una linea di flessibilità a priori che non solo prescinde dalle fasi del ciclo economico ma che mette in secondo piano quella che dovrebbe essere la vera grande battaglia per un partito a vocazione europea: la possibilità cioè che l’area Euro abbia un bilancio dotato di risorse proprie, la famosa Fiscal Capacity, con il quale finanziare le riforme strutturali adottate dai governi. La battaglia di Renzi avrebbe un altro sapore, meno populista, se fosse affiancata da una grande azione di mobilitazione per creare un unico ministro dell’Economia capace di avere un suo budget e con il quale emettere dei bond non per pagare i debiti pregressi ma per fare debiti finalizzati a stimolare crescita e investimenti. Vale per i migranti e vale per la nostra economia: i problemi di un paese che si trova in Europa non si risolvono rivedendo le regole dell’Europa ma si risolvono chiedendo all’Europa di crescere come potrebbe e come dovrebbe.

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