In Italia siamo sempre di meno, ti credo che poi ti ritrovi Renzi con Pisapia

Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 14 giugno 2017

Al direttore - In Italia (Istat) siamo sempre di meno, e se cerchi alleati sempre solo Pisapia trovi.

Giuseppe De Filippi


Al direttore - Con quella faccia da zelante ufficialetto della Gestapo, Di Maio ci ricorda che la presunzione di innocenza su se stessi accompagnata dall’illusione di purificare la politica dal Male è l’anticamera del totalitarismo. L’Altro è prima di tutto un Colpevole che deve dimostrare di sapersi redimere. Non è politica, è fanatismo religioso.

Paolo Repetti

Setta sono, setta resteranno. Più che ricordarci un ufficialetto della Gestapo, non esageriamo, ritrovarsi a discutere di fronte a Di Maio fa tornare in mente una grande e perfetta frase di Niccolò Machiavelli sull'arte dell'inganno: “Sono tanto semplici gli uomini, e tanto ubbidiscono alle necessità presenti, che colui che inganna, troverà sempre chi si lascerà ingannare”. L'Italia di oggi, dove i dimaisti abbondano come le fake news, in fondo si spiega anche così.


Al direttore - Il candidato sindaco a L’Aquila Nicola Trifuoggi, già procuratore di Pescara, ha racimolato la bellezza di mille voti (2,8 per cento). Meno delle “prove schiaccianti” che sostenne di aver raccolto contro l’allora governatore dell’Abruzzo Ottaviano Del Turco. Per caso, non è che la discesa in politica dei magistrati comincia a “stufare”?

Michele Magno

Molta egemonia, pochi voti. I magistrati non è un caso che vogliano il proporzionale: è il modo migliore per finire in un governo senza fare la figura di un Ingroia.


Al direttore - Caro Meotti, in un articolo pubblicato sul Foglio del 13 giugno, intitolato “Umanitaristi impazziti”, accusi Amnesty International di “boicottaggio selettivo” nei confronti di Israele. Amnesty International non ha svolto ricerche sul valore dell’importazione di prodotti provenienti da altri territori occupati da te citati (Tibet, Cipro nord, Sahara occidentale ecc.). Ciò che sappiamo è che quella dei prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati vale centinaia di milioni di dollari ogni anno: secondo dati del ministero dell’Economia d’Israele, il valore delle esportazioni verso l’Unione europea è di 200-300 milioni di dollari l’anno. Se, per il diritto internazionale umanitario, gli insediamenti israeliani sono illegali, allora il vantaggio economico realizzato dalle imprese e dalle aziende che lì producono e commerciano va fermato. Amnesty International non sta invitando i consumatori ad aderire a campagne di boicottaggio. Chiede agli stati di rispettare i loro obblighi di diritto internazionale e vietare l’importazione di prodotti provenienti dagli insediamenti illegali. Un caro saluto.

Riccardo Noury, portavoce Amnesty International Italia

Risponde Giulio Meotti. Gentile Noury, prendiamo atto che Amnesty International riconosce di aver lanciato un boicottaggio delle merci israeliane. Sulla “illegalità” degli insediamenti israeliani c’è una discussione che va avanti dal 1967 e che non si risolve certo con un voto dell’Onu, organismo prezioso troppo spesso sequestrato da regimi corrotti e da dittature e che ha dimostrato di avere una terribile pregiudiziale antisraeliana. Ma anche se accettassimo il vostro legalismo sulla vicenda, sorprende che Amnesty International, una ong che ha a cuore democrazia e diritti umani, prenda di mira soltanto uno stato con questa sua campagna di boicottaggio. L’unico stato ebraico del mondo e l’unica democrazia di tutto il medio oriente. In questo modo avete deciso di rafforzare coloro che conducono la campagna per la messa al bando di Israele, il cui obiettivo è cancellare quello stato dalla carta geografica e non certo promuovere la pace. In un momento in cui, dall’Egitto all’Iran, i paesi del medio oriente calpestano ogni diritto umano, Amnesty dovrebbe avere a cuore, e non boicottare, Israele. Questo avrebbe voluto il vostro fondatore, Peter Benenson.

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