Sul latinorum di Napolitano contro Renzi Tramaglino

Al direttore - Nelle sue considerazioni finali Ignazio Visco, tra le altre, ha posto come centrale la questione lavoro. I sindacati sono usciti saltellanti di gioia da palazzo Kock, la Camusso si è addirittura lanciata a paragonare le considerazioni di Bankitalia al piano del lavoro della Cgil. Adesso rimane solo il dubbio di sapere con chi ce l’aveva il Governatore quando ha detto: “I pur significativi benefici in termini di occupazione si sono rivelati effimeri perché non sono stati accompagnati dal necessario cambiamento strutturale di molte parti del nostro sistema produttivo”.

Valerio Gironi


Al direttore - A pensarci bene, le riforme elettorali dell’ultimo quarto di secolo hanno un merito culturale tutt’altro che disprezzabile: quello di aver riscoperto il latino.

Michele Magno

 

Non solo il latino. Anche il latinorum. Ed è un peccato vedere oggi il grande Giorgio Napolitano – che ieri, sbagliando, ha detto no, no, no, votare in anticipo è un orrore, un errore, un grave colpo alla credibilità del paese – parlare la stessa lingua di Don Abbondio solo per fare un dispetto a Renzi Tramaglino.


Al direttore - In riferimento all'articolo pubblicato da Il Foglio a pagina 7 del 01/06/2017 dal titolo “Notte ambulante” a firma di Marianna Rizzini, si precisa che il periodo “C’è la notte in cui la maggioranza a Cinque Stelle, complice l’oscurità (con conferenza stampa finale senza domande), si atteggia scenograficamente a opposizione, innalzando cartelli con sopra scritto ‘verità’ e ‘no al monopolio’” è erroneo e dal contenuto tendenzioso, in quanto la conferenza stampa menzionata si è svolta a metà pomeriggio a margine dei lavori dell’Assemblea capitolina e non come atto finale della stessa, lo stesso dicasi per l'esposizione dei cartelli.

   

In riferimento all’articolo pubblicato da Il Foglio a pagina 7 del 01/06/2017 dal titolo “Un uomo bancarella” a firma di Piercamillo Falasca dove è scritto che il presidente della Commissione capitolina Commercio Andrea Coia “gestisce il dossier Tredicine, vale a dire il monopoli del commercio ambulante. [...] E’ stato messo lì, dicono, per logiche di palazzo e per ferma fedeltà alla sindaca. [...] Coia, dicono, sarebbe invece inviso al quartier generale di Milano, alla Casaleggio Associati. E’ forse anche per questo che sui social gli è stato imposto il bavaglio. [...] Certo è che Coia fa parte di una strategia precisa: tenere buoni gli ambulanti e i Tredicine, che al pari dei dipendenti Atac e Ama, assicurano voti (e anche tanti)” si precisa che tali frasi sono frutto di deduzioni arbitrarie del giornalista e quindi da ritenersi prive di ogni fondamento.

 

In riferimento all’articolo pubblicato da Il Foglio a pagina 7 del 01/06/2017 nella rubrica a cura di Nathalie Naim dal titolo “Giovanna D’Arco (de Roma)” dove è scritto “Per quanto riguarda le sanzioni, poi, invece di rafforzarle, si prevedono multe irrisorie di circa 50 euro. Infine, riguardo alle autorizzazioni cosiddette “anomale”, ossia in contrasto con le normative vigenti, si impone ai municipi di convertirle in autorizzazioni regolari entro 90 giorni. Una sanatoria” si precisa che le multe sono stabilite dalla normativa vigente a cui Roma Capitale non può derogare e che quelle previste dal Regolamento sono sanzioni aggiuntive a quelle già esistenti, andando a inasprire l’impianto sanzionatorio. Inoltre va precisato che i municipi potranno anche negare l’autorizzazione e che dunque le conversioni non avverranno in automatico come riportato dalla Naim.

Ufficio stampa Roma Capitale

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