Eppure Napolitano dovrebbe sapere che questa legislatura tanto bene non sta

Al direttore- Il senatore Giorgio Napolitano contro le elezioni anticipate. Un’opinione, legittima e rispettabile, di un’autorevole personalità su una materia sulla quale deve decidere l’attuale presidente della Repubblica, sinora riservato, non l’ex. Le democrazie forti, nelle fasi politiche incerte, non dovrebbero dimostrare alcun timore di aprire le urne per consultare il popolo sovrano.

Pietro Mancini

 

Eppure Napolitano dovrebbe essere il primo a sapere che provare a combinare qualcosa in questa legislatura è una missione impossibile. O no?

 

Al direttore - Il campione dello storytelling che parla alla pancia dell’America profonda, l’outsider antipolitico che salta le mediazioni delle élite rivolgendosi direttamente al “popolo”, il feroce condottiero dell’America First, ha risvegliato in America e nel mondo, un sentimento civile che difende i valori occidentali della comunità globale, come non si vedeva da anni. Questo sentimento non deve essere abbandonato. Deve farsi coscienza e politica vera, l’occasione per farci sentire l’orgoglio di una civiltà, magari un po’ vecchiotta e anchilosata, che non è né Trump né i macellai fondamentalisti dell’islam. Gli ebrei, che sanno sul loro sangue quanto le discriminazioni su base etnica e religiosa nella loro storia abbiano inciso nel creare il clima per la Soluzione finale, devono schierarsi in prima fila contro questo decreto antimmigrati. Cosmopolitismo e forte senso di appartenenza alla propria storia hanno convissuto sempre nel Dna dell’identità ebraica. Difendiamoli.

Paolo Repetti

 

Al direttore - Caro Cerasa, quello che sta avvenendo all’arrivo in America è gravissimo, e il modo con cui viene imposto l’executive order di Trump non ha precedenti, né con Obama né con Bush dopo l’11/9. Non si può confondere l’immigrazione illegale con i visti e la Carte verdi. Con l’editto di Trump vengono messi in detention e deported (così si chiama quello che fanno) cittadini stranieri (di “quei” paesi) con documenti regolari, non rifugiati o illegali. Viene negato un diritto acquisito da cittadini liberi di entrare (secondo la legge Usa) o addirittura di essere residenti. Sono state “sequestrate” intere famiglie con la doppia cittadinanza, una prof. di archeologia della New York University, ebrei yemeniti, una famiglia di curdi (perché poi i curdi?) è trattenuta in detention, il padre lavora per il governo. Il punto è: Trump va contro le stesse istituzioni che hanno rilasciato quei visti (pratiche lunghe, esose e con molti controlli), crea un cortocircuito, e con ciò mette in dubbio le loro decisioni e i meccanismi stessi su cui si fonda la garanzia di legalità. “Israele baluardo della democrazia”: la differenza che c’è in gioco ora è la stessa che c’è tra Israele e i paesi arabi: in Israele, paese democratico, entri anche se sei stato in un paese arabo, ma non viceversa. Difatti Israele, gentilmente, ti facilita i viaggi futuri non stampando il Visto sul passaporto. La modalità con cui l’America ora respinge i cittadini stranieri regolari è indegna di un paese democratico. Assomiglia così tanto ai paesi canaglia che vorrebbe tenere fuori.

Angelina Farewell

 

Al direttore - Il dalemismo è come un fiume carsico, dice chi capisce della materia. Buono a sapersi, così quando riemergerà sapremo che si tratta di un fenomeno del carso.

Valerio Gironi

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