Beppe Grillo (foto LaPresse)

Grillo difende le bufale. Che fare con i nuovi confini del medio oriente

Al direttore - Leggo che Grillo vuole giuria popolare su Tg e Tv. Erano meglio le notizie false.
Giuseppe De Filippi

 

Meravigliosa la campagna di Grillo in difesa del Dna del Movimento 5 stelle: la democrazia delle bufale. Slurp.

 

Al direttore - Condivido quanto scrive Giuliano Ferrara: occorre lucidamente prendere atto che il terrorismo è una guerra condotta da un movimento di matrice islamica e che contro di esso occorre reagire con chiarezza e fermezza. Anche da parte cattolica. In guerra ci sono d’altra parte amici e nemici. Qui viene la domanda: con chi stare: con o contro Erdogan che sta combattendo con ogni evidenza in prima linea? Con Haftar (che combatte seriamente) o con l’onesto ma inefficace Serraj in Libia? E Putin? E’ da considerarsi un nemico o un alleato nella madre di tutte le battaglie (quella appunto allo jahidismo)? E infine si deve rimpiangere il velleitario Obama (o la Clinton) che ha praticamente mollato Libia, Egitto e Turchia (complimenti!) o guardare con attenzione alle prime mosse di Donald Trump? Credo che per cominciare a rispondere a qualcuna di queste domande si deve prendere atto che alla minaccia islamista occorre rispondere con democrazie più muscolari e determinate (altro che populismo). E che insomma si debba guardare meno il pelo nell’uovo di regimi che comunque hanno forma democratica e meno il pelo nell’uovo nel fronteggiare i nemici principali. Tu che ne pensi?
Massimo De Angelis

 

Il terrorismo islamico sta oggettivamente ridisegnando il perimetro delle alleanze geopolitiche in tutto il mondo – e non si capisce davvero cosa aspetti la Nato a smetterla di scannarsi con Putin e a cominciare a trasformare l’alleanza Atlantica in una organizzazione per la sicurezza collettiva dell’intero continente europeo, coinvolgendo anche per quanto possibile la Russia. Ma al di là di questo ciò che ci hanno insegnato il fallimento delle primavere arabe, il disastro siriano, l’ambiguità turca, l’azzardo della scommessa siriana è che pensare che sia l’islam politico a sconfiggere il terrorismo di matrice islamista è un’utopia meravigliosa che può funzionare bene nel blog di Gad Lerner. Ma la verità è che senza il sostegno convinto e non intermittente dell’occidente – e soprattutto dell’America – il mondo sarà destinato a fare una cosa che non dovrebbe fare: delegare ai satrapi più o meno moderati di tutto il mondo la sicurezza del nostro pianeta. Il terrorismo islamico non dilaga quando l’occidente interviene, dilaga quando l’occidente arretra.

 

Al direttore - C’è da qualche tempo una nuova categoria nel giornalismo italiano, la fuffologia. Riguarda il Movimento 5 stelle. Ieri i fuffologi ci hanno raccontato della “svolta” o “apertura” garantista insita nel nuovo “codice etico” varato dal Movimento. Bastava scrivere che il nuovo garantismo del M5s consiste nel fatto che a decidere discrezionalmente sulle eventuali dimissioni di un esponente grillino indagato o destinatario di avviso di garanzia (come diciamo noi) o di reato (come dicono loro) sarà Beppe Grillo sulla base del nuovo codice. Prima, invece, a decidere discrezionalmente era Beppe Grillo. Ma senza base, come dire, legale. Basti ricordare le vicende del sindaco di Livorno, Nogarin, che non appena ricevette l’avviso di garanzia per concorso in bancarotta fraudolenta fu raggiunto dalla telefonata del leader: “Siamo con te”. Le successive indagini per falso in bilancio e abuso d’ufficio non incisero, se non rafforzandola, sulla garantista solidarietà del leader. Fuffa la svolta e l’apertura, insomma, tanto che quasi quasi oggi vien voglia di concorrere con Grillo al dileggio di stampa e tv. Una novità però c’è nel codice grillino, e potrebbe avere conseguenze decisive per il Movimento. Vi si legge che “E’ considerata grave ed incompatibile con il mantenimento di una carica elettiva quale portavoce del Movimento 5 stelle la condanna, anche solo in primo grado, per qualsiasi reato commesso con dolo, eccettuate le ipotesi indicate all’ultimo comma”. L’incompatibilità deriva dunque da un “reato commesso con dolo”, con l’esimente di “fatti che configurano i c.d. reati d’opinione, ipotesi di reato concernenti l’espressione del proprio pensiero e delle proprie opinioni, ovvero di fatti commessi pubblicamente per motivi di particolare valore politico, morale o sociale”. Grillo fu condannato in anni lontani per omicidio plurimo colposo, più di recente e più volte per diffamazione. Insomma, oggi non esiste più alcun ostacolo per una candidatura di Beppe Grillo a presidente del Consiglio. Certo, poteva candidarsi anche prima, giuridicamente, ma ciò era contrario alla cosiddetta etica del Movimento. E così da mesi fra Di Maio, Di Battista e non so chi altri stiamo assistendo alla più grottesca, più sgangherata e più vanesia corsa all’investitura mai vista nella storia dell’umanità. Magari anche Grillo se ne è stufato. Ora, se vuole, potrà candidarsi alla guida del governo in piena conformità al nuovo “codice”. Vedremo.
Marco Taradash

 

Al direttore - “Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un cazzo!”. Questa frase, rivolta a un gruppo di popolani romani, è diventata celebre da quando Alberto Sordi la pronunciò in un fortunato film di Mario Monicelli, “Il marchese del Grillo” (1981). In realtà, essa è tratta da un sonetto romanesco di Giuseppe Gioachino Belli, “Li soprani der Monno vecchio”, che (in italiano) recita così: “C’era una volta un re che dal suo palazzo promulgò questo editto e lo fece conoscere al popolo: ‘Io sono io e voi non siete niente, signori vassalli villani mascalzoni e imbroglioni, e state zitti, non osate replicare. Io le cose storte le faccio diventare diritte e, viceversa, storte le diritte: posso vendervi tutti a un prezzo ridicolo: io, se vi faccio impiccare, non vi tratto con ingiustizia, poiché la vostra vita e la vostra roba sono mie, mi appartengono, e io ve le concedo solo in affitto temporaneo. Chi abita in questo mondo e non ha il titolo di Papa, di Re o d’Imperatore, quello non ha mai alcuna voce in capitolo, non conta nulla’. Con questo proclama come corriere banditore fu mandato il boia, che interrogava tutti al riguardo, sulla veridicità di quanto affermato nell’editto, chiedeva loro cosa ne pensassero; e tutti, ma proprio tutti, risposero: ‘E’ vero, è vero’. Questi versi furono composti dal Belli nel 1832. Poco meno di due secoli dopo un altro attore, che – ironia della sorte – si chiama Grillo, li ha fatti propri nel nuovo Codice etico del M5s. Certo, da allora tutto è cambiato: il potere temporale della chiesa è scomparso, l’Italia è una repubblica e (forse) l’Urbe non è più la “stalla e chiavica der monno” descritta dal suo grande poeta.  Solo una cosa è rimasta la stessa, la risposta dei seguaci al proclama del capo: “E’ vero, è vero”.
Michele Magno

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