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Azzardi da referendum. Domanda su populismo e social network. Lettere al direttore

Chi ha scritto a Claudio Cerasa giovedì 17 novembre

Al direttore - Da gruppo Forza Italia, Montecitorio, Roma, a Re Carlo Gustavo, Stoccolma: qui caso mai possiamo mandarvi uno…
Giuseppe De Filippi

 

 

Al direttore - Previsione politica post referendum: il Pd si spezza, il centrodestra resta frammentato e i 5 stelle avanzano. Per la smania di protagonismo dei ducetti di destra e di sinistra. Più ci si allontana dal bipolarismo, più è a rischio la democrazia.
Jori Diego Cherubini

 

Previsione se vince il No: Renzi si dimette, prova a fare il segretario, anticipa il congresso, fa la legge elettorale con Berlusconi, mena come un fabbro il governo, picchia duro sull’Europa, vince il congresso del Pd, si ripresenta alle prossime elezioni. Ma se i sondaggi hanno un senso nella misura in cui sbagliano sempre, alla fine vincerà il Sì.

 

 

Al direttore - Per i sondaggisti, quelli italiani, il No referendario è in vantaggio. Per i sondaggisti, quelli americani, la Clinton avrebbe stravinto.
Gino Roca

 

Appunto.

 

 

Al direttore - Dopo quanto asserito da Renzi sul non galleggiare in caso di vittoria dei No, mi permetto di ipotizzare una strategia operativa per far vincere i Sì. Una settimana prima del referendum il governo rimette il mandato al presidente e se ne va. Così facendo spunta le armi a chi spinge per il No in visione antigovernativa, del resto se comunque dovessero vincere i No Renzi andrebbe via lo stesso. Se invece vinceranno i Sì vuoi che Mattarella non ridia l’incarico a chi ha vinto il referendum?
Gualtiero Bertaglia

 

Aveva ragione Andrea Marcenaro: Renzi avrebbe vinto a mani basse se avesse detto, tempo fa, che si sarebbe dimesso in caso di vittoria del Sì.

 

 

Al direttore - Commentando l’esito dell’elezioni presidenziali americane, Giuliano Ferrara propone ai protagonisti della politica italiana una sorta di “… furba alleanza tra conservatori e progressisti per arginare gli effetti del trumpismo” (il Foglio 14.11.2016). Buona proposta. Mi chiedo, dunque, quale possano essere i terreni immediati d’intervento di una tale alleanza. A me sembrano essere prioritariamente due, in rapporto alla bussola dell’interesse nazionale dell’Italia. Il primo terreno d’iniziativa discende dall’effetto esterno di uno dei pochi punti programmatici di politica economica indicati da Trump ai suoi elettori: un vasto piano d’investimenti in infrastrutture, che – posto in relazione ad una forte riduzione della tasse, altro punto promesso dal tycoon – potrà essere finanziato solo mediante una dilatazione della spesa pubblica americana in deficit. Il che porterà inevitabilmente a un balzo in alto dei tassi d’interesse americani e, conseguentemente, anche europei e mondiali. Il mercato di collocazione dei titoli dei debiti pubblici sovrani di paesi fortemente debitori, come l’Italia, sarà dunque sottoposto a forti tensioni. In tal senso l’Italia rischia grosso: dovremo attrezzarci a rispondere in tempi rapidi con politiche efficaci e stabilità di governo. Il secondo terreno d’intervento di una “… furba alleanza tra conservatori e progressisti …” dovrà essere l’adozione di una poliennale politica d’investimenti per la difesa e il rafforzamento militari della nazione, a seguito della volontà americana di andare a una diversa ripartizione del carico finanziario e organizzativo della Nato, più spostato sulle spalle degli alleati europei. Come si vede temi forti, urgenti, d’interesse nazionale. Temi nazarenici.
Alberto Bianchi

 

 

Al direttore - In attesa di leggere una intervista al generale Mario Mori, ho letto quella di Calogero Mannino a Tempi: “Sulla soglia degli ottant’anni... un quarto di secolo in cui ci ha rimesso salute e patrimonio” Mannino si chiede: “Perché ha dovuto soffrire tanto mia madre? E che cosa ha dovuto patire mia moglie? E mio figlio?”. E conclude: “Sempre e innanzitutto lo Spirito Santo mi ha illuminato e protetto”. Io suggerisco di invocare l’Arcangelo san Michele perché faccia giustizia delle marionette del circo mediatico e giudiziario che lo hanno messo in croce, evidentemente ispirati dal “Principe delle tenebre”.
Carlo Schieppati

 

 

Al direttore - Insomma se vince Trump le bufale sono un problema, dopo che ci hanno campato per anni: dalla disinformacija all’agricoltura biodinamica passando per Vandana Shiva, la Trattativa e l’autismo da vaccini.
Guido Valota

 

Vero. Ma c’è un passaggio in più che meriterebbe di essere analizzato e che riguarda il rapporto tra social network e populismo: se il populismo è il massimo della disintermediazione, gli strumenti che favoriscono la disintermediazione amplificano semplicemente il populismo oppure lo favoriscono? Ne discuteremo. Intanto, chi vuole rispondere alla domanda, mi scriva qui: [email protected]

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