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Serie-dipendenti

Mariarosa Mancuso

Consigli salutisti non richiesti per abbuffarsi di televisione (o tablet) senza ingrassare. Dio ce ne scampi

A furia di vedere serie tv temete di ritrovarvi con “un culo che fa provincia”? (copyright Mario Monicelli in “Parenti serpenti”: lo dice Miriam Leone alla figlia adolescente strappandole il gelato di mano). Andrà peggio, molto peggio. Il British Journal of Sports Medicine ha stabilito che ogni ora di televisione guardata dopo i 25 anni toglie venti minuti di vita. Pare di ricordare che neppure le sigarette avessero effetti tanto devastanti. Prima dei 25 anni restiamo con il dubbio: forse i bambini che ne hanno vista fin dall’asilo alla maggiore età neppure arrivano. Oppure sono vaccinati e possono guardarla a oltranza. Servono lumi, da chi sa.

L’ha scritto il British Journal of Sports Medicine – dimenticando le statistiche sui malanni da jogging e le soporifere conversazioni di chi non ha la tv e comunque le serie non le guarderebbe. Com’è naturale – in questo mondo votato alla prevenzione (soprattutto di accidenti che mai succederanno) – subito arrivano le contromosse. Per evitare danni bisogna mangiare acini d’uva ghiacciati, suggerisce Jeff Wilser su Vulture. Sono lo spuntino perfetto, ingannano la mente convinta di star mangiando un gelato. Più difficile, ammette l’articolista, farsi venire voglia di carote crude mentre si guarda una puntata sanguinaria di “Game of Thrones”.

Bisogna fare pause, come al lavoro. Tappa che segue all’ergonomia da scrivania, scavalcata dai contorcimenti per guardare i Black Mirror anche quando sarebbe vietato (alle anteprime importanti il cellulare viene imbustato, per liberarlo dalla morsa servono unghie ad artiglio). Oppure proibitivo, per esempio sotto l’ombrellone. Dove però è più facile seguire la regola del 20-20-20. Ogni venti minuti bisognerebbe staccare gli occhi dallo schermo, fissare qualcosa distante venti piedi (diciamo sei metri, non basta la parete di fronte) per almeno venti secondi. Poi si può riprendere con l’episodio della serie messo in pausa. “Binge Better” è il titolo dell’articolo. Come dire “Ingozzati meglio” (di immagini, si intende). Chi lo ha scritto evidentemente non sa, o finge di non sapere, che il Binge Watching incatena un episodio dietro l’altro, saltando per fare prima i titoli di coda. Anche i titoli di testa a volte si possono saltare, quando arrivano dopo la prima scena e sono uno spettacolo a sé come in “The Affair” o in “True Detective”: sublimi, ma dopo tre o quattro episodi incatenati non è un delitto andare avanti veloci.

L’indigestione programmata – decidi prima quanti episodi vuoi vedere – va molto vicino a una contraddizione in termini.
Riduci l’illuminazione dello schermo. Bevi molta acqua (fa bene a tutto, finché qualcuno scoprirà che fa malissimo). Ultimo consiglio: prendi in considerazione l’acquisto di un televisore, come quello che i genitori hanno in salotto. Già, perché i consigli salutistici sono gentilmente forniti a chi le serie le guarda sul computer, sul cellulare, sul tablet.

Non vogliamo sapere cosa i medici sportivi britannici pensino di “Binging With Babish”, dove “Binging” riconduce al cibo e Babish omaggia Oliver Babish, cicciottello consigliere alla Casa Bianca nella serie “West Wing” di Aaron Sorkin. Il corso di cucina più seriale che c’è: rifà e insegna i piatti delle serie televisive. Il pollo fritto che Louis C. K. – in “Louie” – porta alla festa sbagliata. Il gigantesco sandwich del Giorno del Ringraziamento preparato da Monica in “Friends”. La crostata alle ciliegie divorata dall’agente speciale Dale Cooper in “Twin Peaks”.

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