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Ode a Giuseppina

Umberto Silva

Stuprata e uccisa perché fascista. Una tragedia che fa chiedere al Cielo perché non sia intervenuto

Dicono che Giuseppina Ghersi, la tredicenne che scrisse al Duce o lui a lei, o chissà chi, chissà, fosse una gran sciocchina, un po’ troppo, davvero un po’ troppo, sì, davvero, davvero davvero. Ben le sta il martirio, lo stupro col piscio degli eroi, le scariche di mitra nella fronte e nel pancino, viva l’ideologia viva il piacere dopo tante lotte, è giusto far polpette porca troia, quelli erano tempi sì erano tempi sai, e poche storie che le storie son ben altro. Ora la si vuole celebrare con un museo, un musone, un monumento, la fascistella, così che quelli che passano di lì possano pisciarle ancora addosso, che non basta quel che si prese allora, occorre sempre che sia ora, l’ora fatale, che meraviglia fantasticare qua e là sordidi piaceri quand’anche lontani pur sempre vicini, niente di meglio diceva Sade, e aveva perfettamente ragione.

 

Gli assassini di ogni specie e nazione godono beati dei sacri riti del macello, tutt’ora, se ancora campano, e se sono morti hanno goduto e ancora, si gode a lungo di certe cose, si gode quaggiù ma anche all’Inferno, creato dai diavoli per spassarsela per l’eternità, la migliore tra le punizioni. O sublime Eternità del fottere in eterno le bambine, ahhh, che meraviglia grida il Marchese e tanti con lui, ahh, niente di più, uuhh, fottere e far crepare, e Iddio tace davanti a stupratori e assassini, pronti a schiacciare teste d’un tempo lontano ma anche vicinissimo, il porco di questi giorni sta in galera, e come se la ride e se la spassa, e tanti come lui, uno dopo l’altro e insieme, i giorni si rincorrono nel sangue e ce n’è per tutti, tanti giovanotti che prima di poi usciranno dalla cella a far baldoria e intanto ghignano e godono, e il politico inferocito chiede di castrarli, come se bastasse, non basta niente, quelli godrebbero anche della castrazione, nella castrazione. Si può addirittura dire che apposta si farebbero castrare psicofisicamente, niente frega loro del pene, a loro frega solo quel niente che si affannano a dominare e insozzare per l’eternità. Improba impresa, ma ci danno dentro.

   

L’eterno assente

E la bambina Giuseppina? Lei così giovane ben poco ha raccolto della vita, quattro stronzate di qua e di là; il cielo può sorridere di quanto la piccola ora può bearsi ma non è detto che il cielo ci sia, ogni giorno gli do un’occhiata ma ho l’impressione che non mi guardi affatto, il cielo. Probabilmente perché sono un peccatore, ma quando una bambina soffre o muore da qualche parte e in qualche modo, piango. Tante bambine ho visto morire nei film e nella vita, ancora oggi da tutte le parti, in tanti paesi del mondo. Poiché sono un poveraccio, nemmeno un povero diavolo, ben che vada un giullare del Purgatorio con l’incarico di raccontare storielle, a Lei, a Giuseppina e alle tante Sante Bambine stuprate e uccise e anche quelle umiliate o schernite, dedico questo straccio di poesiola, che le faccia sorridere in Paradiso, che per qualche istante Lo faccia essere, il Paradiso, ovunque Esso sia.

  

Tutto è cambiato Giusi, dieci gagliardi giovani ti scortano, dicono okey bimba sei dei nostri, ti portano al lunapark volerai lontano, nel cielo della notte rideremo, regalaci uno sguardo e a vent’anni anni chiederemo la tua mano, a venticinque sarai la nostra sposa, Giuseppina il prete ci benedirà, Pinuccia tutti canteremo, berremo felici uno accanto all’altra, più di tutti Giuseppina ballerai, ballerà con te la tua vestina, così simpatica così birichina, attirerà il ragazzo dagli occhi azzurri, i soldati ti amano lo sai, la rosa sul tuo cuore ci perdona, ballando gocciano le lacrime…

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