La vita è sogno

Umberto Silva

Le parole sussurrate dalle donne mentre dormono e i nostri desideri pieni di donne

Francesco a quarant’anni andò dalla psicoanalista, Giuliano ci è appena andato con un suo bello scritto, soddisfatto anch’io sogno. Mai fugge il sogno, mai scompare, più lo rifuggi più ti sta appresso, a volte travestito da un’ansia che ammutolisce, all’apparenza: lo strano battito che t’inquieta, aritmico e dodecafonico, tamburo possente che esce dal collo e strepitio d’inusuali suoni, anch’esso è poesia. Quando pensi di avere ucciso il sogno e il desiderio, eccoli tempestarti di pugni che ti costringono a ricordarli, e quando credi d’avere ingannato Amore con falsi baci e il cuore si fa silente e più non batte, impallidisci. Allora, ironico, il cuore intona un tango velocissimo e ti ritrovi nel sogno, e hai di che danzare.

  

La vita è sogno quando la si vive ad occhi aperti e chiusi, a bocca chiusa e aperta. Anche quando cifrate parole escono dalla bocca della fanciulla addormentata, parole che stupito ascolti guardando con occhi diversi l’amata che serena ti giace accanto. Ti aspetti rivelazioni che, all’improvviso, ti paiono necessarie, tanto che se lei a un certo punto tace tu l’accarezzi, sicché ancora lei parli, e dica tutto. Insaziabile, dal sonno di lei ti aspetti la verità, da quel sogno che irrefrenabile scaturisce dalla sua bocca come uno zampillo ch’ella non può chiudere e al quale ti abbeveri. Salvo, a un certo punto, quando dalla bocca di lei esce una parola strana, misteriosa, un nome fin troppo conosciuto, sicché sconvolto ti chiedi: “Ma di chi sta parlando, e perché dice quelle cose? A chi si riferiscono quelle dolci parole che mai ha detto? Mi dice in sonno quell’amore che sveglia non osa dedicarmi? O…”. O ad altri sono dedicate? Tutto d’un tratto la fontana è avvelenata, quella cara bocca diventa un nido di serpenti. Cosa temi? Che nel sonno la fanciulla parli a un suo nascosto amante? Tra un po’ le sfuggirà il nome fatale? Tremante, attendi la tua condanna, e la sua.

 

Ti vendicherai, non vedi l’ora. Quel rivolo di sogno che nella spaventosa notte dalla sua bocca sfugge, ti toglie il sonno; passerai il tempo aspettando trepidante che lei si svegli all’alba e ti racconti il suo sogno, da cui trarrai sollievo solo nell’attimo in cui scoprirai d’esserne il protagonista. Ma se lei tacerà, disinvolta dicendoti che nemmeno ha sognato? Abbi fede, non tormentarla, l’Altro che tu paventi, il nemico, forse sei sempre tu, sotto mentite spoglie. A tua volta abbandonati al sonno, e all’alba, come conviene agli amanti, parla tu per primo sicché poi anch’essa cinguetti, fatevi reciproco dono scambiandovi i sogni, l’un con l’altro giocando a interpretarli, sicché sempre più sboccino rilasciando inediti profumi. Finché vecchi un giorno, in quello stesso letto o in altri, abbracciati o lontani, ricorderete quel sogno di pervinca che intanto è diventata… zinnia, ipomea, geranio!

 

La Tiranna

 

Tantantarataratan tan tan… Gran finale: Folies Bergère chez la Salpêtrière. Quando alfine tu, colmo di onirico romanticismo sei pronto ad ogni abbandono e voluttà… “Ti proibisco di sognarmi!” con voce dura ti ordina la Tiranna; “Sognami quanto vuoi” melliflua sospira la Materna, mentre fioco ti arriva un “Ricordati di sognarmi” che detto da lei, la Dimenticabile, sortisce un effetto di pietà, e dimenticanza. “Ti va di sognarmi stanotte?” ti chiede la Timida, mentre la Perfida butta lì un velenoso “Ti ho sognato ma non ricordo perché”. Tu ti ricorderai di lei, non temere. E se l’Assurda ti chiede se “Sei proprio sicuro di volermi sognare?”, la Comunista è decisa: “Se tu mi sogni ti sogno anch’io”. Non lo dubitavi. Se la Sconsolata urla “Sei insognabile!”, le fa eco la Stronza con un perentorio “Non mi sognerei mai di sognarti”, superato da un ancor più pungente “Ti ho sognato ma non eri tu” della sempre vigile Dispettosa. Né mancano i revival del bel tempo che fu. A una Misteriosa “Se mi sogni ti uccido”, fa eco la sua variante pseudoromantica: “Se mi sogni mi uccido”. A te la scelta. Intanto la Dominante minacciosa, agita il dito: “Se scopro che mi sogni e non me lo dici…”, dando modo alla Carognetta d’infilarci un malizioso “ Sei proprio sicuro che fosse un sogno?”. “Sogno? Mah, se vogliamo chiamarlo così” borbotta la Disfattista, mentre sopraggiunge la Perversa, fin troppo accomodante “Come vuoi che ti sogni?”. E gli occhi ti s’illuminano e stai per dirglielo, quando nella scena furibonda irrompe lei, sì Lei: “Sognami e facciamola finita!”. Facciamola finita? Impossibile. Le donne sono ovunque, nei sogni.

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