Macabri maestri

Umberto Silva

La voglia del massacro, un unicum che dagli anni 60 arriva a oggi. Da occidente a oriente

Di sangue ne scorre giorno e notte in ogni parte del mondo, in una fastosa capitale o in un luogo squallido e dimenticato. A volte sono disastri della natura o dell’incuria, altre volte dell’umana ferocia, come noi italiani ogni giorno constatiamo in tante regioni governate dai terremoti e dalla mafia. Prima o poi arrivano i crimini cosiddetti ideologici, l’Italia negli anni Settanta e Ottanta, in particolare, ne fu funestata, molti uomini perbene furono uccisi, i più coraggiosi. C’era tanta voglia di massacro da parte dei religiosi ideologi della Br, il cui credo, a mio parere, poco si distanzia da quello attuale dell’Isis. Parlo di una religione, sempre la stessa: il nichilismo, il piacere di uccidere e di morire in mancanza di meglio, di desiderio e impegno. Comunque lo si chiami e lo si giri è sempre lui, il nulla, a storpiare le anime, a travolgerle, anime a volte illividite dall’odio, altre volte sfilacciate dalla disperazione, altre ancora ubriacate da macabri maestri. Isis e Br sono diverse per le modalità di esibirsi: pronti a mostrare al mondo il proprio orribile martirio quelli dell’Isis; più accorti e meno ansiosi di lasciarci la pelle i brigatisti, anch’essi tuttavia desiderosi di venire prima o poi scoperti, se non altro individuati, in modo da essere immortalati dal tempo. Le Br furono sconfitte, ma non lo fu e non lo è il nichilismo in Italia, quel nichilismo che si chiama mafia. Inutile che i mafiosi bacino i rosari o s’inchinino alle Madonne, ogni omaggio a Dio che pretendono di fare è in realtà una blasfemia, un disprezzo, un insulto a tutto ciò che di bello esiste. Persino il desiderio di Riina di morire bene, è un insulto a Dio; quello che è spacciato per ossequio alla chiesa, in realtà è satanismo, e i baci sulle mani rivelano la squallida verità: i mafiosi si credono Dio, sono loro a pretendere l’inchino. Ci si chiede come tanti capi mafiosi resistano a decenni di nascondimento in strettissimi loculi, parodiando gli eremiti; beh, la risposta è semplice: costoro godono soltanto della propria presunta divinità e dell’altrui rovina. Paranoia si chiama, quella ben dura. Il piacere con cui fanno a pezzi gli eroi che li combattono, dice della loro perversione, ancora più orrenda degli assassini dell’Isis, che malamente puntano su un’ antica rivendicazione, infiniti arabi essendo stati uccisi dall’occidente, più di un milione solo gli algerini ribelli al giogo francese. Che gli italiani in tutto questo tempo non siano riusciti a distruggere la mafia che tuttora regna spavalda, è allucinante. Le coraggiose ragazze curde ci fanno piangere, muoiono per liberare Raqqa e noi non riusciamo a liberare città e paesi piegati dai boss. Fino a che non ci saremo affrancati dalla mafia suoneranno ridicoli i nostri G7, flaccidi i nostri governi, sempre più scalcagnati peraltro.

 

Intanto a Londra si è ucciso, e tutti ad accusare tutti, chi di negligenza e chi d’incompetenza, chi di complicità e chi di losche trame. A onor del vero gli inglesi, come da antica tradizione bellica, non si sono granché spaventati e hanno subito allestito un gig che ha rincuorato gli animi; più colpiti paiono altri europei, pronti a disperarsi e ad accusare, paventando apocalissi in marcia, come se fosse avvenuta la fine del mondo, quando invece stanno sorgendo i primi segnali d’inizio del mondo, di un mondo nuovo, di imam che condannano gli assassini, di giovanotti arabi che scendono in piazza portando la loro solidarietà ai cittadini colpiti. Poca roba ancora, ma è un segno di vita, è con costoro che occorre allearsi per sconfiggere i jihadisti, gli arabi-europei che tali rifiutano di essere, a volte nel più brutale dei modi. L’assassinio e lo stragismo vanno immediatamente puniti, non si può attendere una conversione; caldeggiarla e stimolarla però sì, alla cupa radicalizzazione occorre contrapporre la forza e la bellezza delle radici in cui ciascuno esiste, e vanno coltivate, affinché l’amore per la vita vinca. E’ da certi segni di riscatto interiore e sociale, segni di gloria e riscossa, che possiamo tornare a gioire, e combattere. Gli inglesi non furono distrutti dai tedeschi, con grande forza e amore per la patria e il mondo li sconfissero, li convertirono alla civiltà, se li fecero amici; era spesso accaduto anche a loro, agli inglesi, di uccidere, in India e altrove, anch’essi hanno avuto modo di cambiare. Pensare che qualche folle dell’Isis possa piegare l’Europa è un falso, quel falso che un tempo aizzava e permetteva alle nazioni d’invadere e soggiogare l’oriente.

Di più su questi argomenti: