Matteo Renzi (foto LaPresse)

L'ultima sfida di Renzi: parte la corsa alla leadership nel Pd

Redazione

La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di Abc, Sueddeutsche Zeitung, New York Times, Times

E' l'Italia il Paese più a rischio nel quadro europeo

 

Berlino, 13 feb - (Agenzia Nova) - La spia di allarme si è accesa una settimana fa: il premio di rischio sui titoli italiani ha superato la soglia simbolica dei 2 punti percentuali. Lo spread rispetto ai titoli decennali tedeschi non era così alto da da più di tre anni. Si tratta di uno sviluppo preoccupante, scrive la "Sueddeutsche Zeitung", perché non è stato innescato da un evento traumatico improvviso, ma pare dipendere da una generale sfiducia degli investitori "I premi di rischio sono un termometro affidabile per testare la tensione” sul mercato, commenta l’economista milanese Giacomo Vaciago. Ci sono ragioni sufficienti per l’incertezza dei mercati finanziari dell’Europa lacerata: la diffusione del populismo e il rafforzamento degli avversari dell’euro, nella nuova era del disordine globale. Il nervosismo è dunque una cattiva notizia per l’Italia. Il Paese, che ha il terzo debito pubblico più grande al mondo, deve rifinanziare debito pubblico per 413 miliardi di euro entro la fine dell’anno. “L’aumento dei tassi d’interesse è un brusco promemoria, per un Paese fortemente indebitato, riguardo l'esigenza di ridurre lo stock del debito”, ha ammesso il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan, che da febbraio del 2014 si sforza di far coesistere una crescita estremamente debole a al monte del debito accumulato dal paese nel corso degli anni. Il problema, secondo il quotidiano tedesco, risiede nella "falsa impressione di continuità" fra il governo dell'ex premier Matteo Renzi, che aveva iniziato una incoraggiante opera riformatrice e quello di Paolo Gentiloni che gli è succeduto dopo la bocciatura referendaria della riforma costituzionale, il 4 dicembre scorso. A pesare, sul giudizio degli investitori, sono anche il perdurare dei gravi problemi che affliggono il settore bancario e lo spettro di possibili elezioni anticipate. L'agenzia di rating canadese Dbrs ha preso atto del clima declassando l'Italia. Già in autunno il commissario europeo Pierre Moscovici aveva chiesto a Padoan di ridurre il deficit fiscale dal 2,4 al 2,2 per cento: una correzione tutto sommato irrisoria, che pareva tesa più che altro a verificare la volontà politica dell'Italia di tenere la barra dei conti generalmente puntata verso l'equilibrio di bilancio. Tale volontà pare mancare, tanto che il rischio è ora l’apertura di un procedimento contro l’Italia da parte di Bruxelles. Se questo avvenisse ci sarebbe sicuramente un aumento del sentimento anti-europeo, che in Italia è dato da alcuni sondaggi al 46-48 per cento. Padoan stesso ha messo in guardia da provvedimenti di quel genere, che danneggerebbero in modo permanente la reputazione del Paese sul mercato finanziario, causando un ulteriore aumento i tassi d’interesse. Le notizie che provengono dal Belpaese, del resto, non sono tutte negative. Nel 2016 lo Stato è riuscito a recuperare 19 miliardi di euro di tasse eluse, ossia un aumento del 28 per cento rispetto all’anno precedente. Inoltre la produzione industriale, a dicembre dello scorso anno, ha registrato un aumento del 6,6 per cento: il miglior risultato dall’agosto del 2011. La Bce ha acquistato tra il 2015 e il 2017 un totale di 300 miliardi di titoli di debito pubblico italiano, consentendo al paese di risparmiare 45 miliardi di euro in minori costi di rifinanziamento che però non sono stati utilizzati per ridurre il debito. Lo scudo della Bce, però - avverte il quotidiano potrebbe presto venire a mancare.

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L'ex premier Renzi innesca la corsa per la leadership del Partito democratico

 

New York, 13 feb - (Agenzia Nova) - L'ex presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi lancerà la corsa per la leadership del Partito democratico (Pd) nella giornata di oggi, in occasione di una riunione della direzione del Pd. Stando ad alcune indiscrezioni, Renzi si dimetterà dalla guida del partito per calendarizzare un congresso e spingere il paese al voto anticipato il prima possibile. L'ex premier puntava ad un ritorno alle urne già nel mese di giugno, ma le tensioni interne al suo partito sembrano aver fatto slittare i tempi. Nella corsa alla leadership Renzi fronteggerebbe quasi certamente il governatore della regione Puglia, Michele Emiliano - che lo accusa di aver portato il partito troppo a destra - e l'ex capogruppo del partito alla Camera, Roberto Speranza.

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L'ultima sfida alla minoranza Pd, Renzi potrebbe dimettersi da segretario

 
Madrid, 13 feb - (Agenzia Nova) - Matteo Renzi scopre oggi le carte e, svelando il piano per le elezioni, potrebbe anche annunciare le sue dimissioni da segretario generale del Partito democratico. "L'aria è quella di una finale prima del regolamento dei conti che si avrà nel prossimo congresso" scrive il quotidiano spagnolo "Abc". "Renzi vuole giocare all'attacco perché non è più disposto a continuare a subire gli attacchi da diversi fronti del partito". La scelta potrebbe essere quella di "lanciare un'ultima sfida alla minoranza del partito. Se si dimette come segretario si renderebbe inevitabile il Congresso, probabilmente in aprile, che lui spera di vincere per convocare elezioni a giugno o, più probabilmente a settembre.

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Boldrini, la sede irlandese di Facebook "non riesce a fermare le campagne d'odio"

 

Londra, 13 feb - (Agenzia Nova) - La presidente della Camera italiana, Laura Boldrini, vittima di insulti in rete, ha criticato il quartier generale irlandese di Facebook, che gestisce i reclami europei, per la mancanza di risposte, a due mesi dall'incontro avuto con rappresentanti della compagnia. La terza carica dello Stato italiano, riferisce il quotidiano britannico "The Times", si sta battendo contro le campagne d'odio online, sottolineando che vanno di pari passo con la diffusione di false notizie.

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La guerra dei "populisti di Grillo" contro la stampa italiana

 

Madrid, 13 feb - (Agenzia Nova) - Il quotidiano spagnolo "Abc" riassume le tensioni tra il sindaco di Roma Virginia Raggi e il quasi ex assessore Paolo Berdini per tracciare un giudizio sull'M5S: "oltre la telenovela che ogni giorno i media italiani si trovano a commentare, ciò che emerge dalla povera qualità della giunta municipale è che nel Movimento 5 Stelle non c'è una classe dirigente. Il danno lo stanno pagando i romani e anche il paese per la cattiva immagine che oggi la capitale ha nel mondo". E nel mirino della testata finisce anche la "guerra" "intimidatoria" che i grillini hanno "scatenato" contro la stampa perché "non accettano le critiche feroci contro la Raggi".

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Panorama internazionale

 

 

Mogherini chiede a Washington di non interferire negli affari europei

 

Parigi, 13 feb - (Agenzia Nova) - L'Alto commissario Ue per la Politica estera, l'italiana Federica Mogherini, ha effettuato una visita a Washington nel corso del fine settimana con l'obbiettivo di porre le basi per una "sana" relazione tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti: lo riferisce il quotidiano economico francese "Les Echos" sottolineando in particolare i "moniti" espressi dalla responsabile della diplomazia europea nei confronti di una amministrazione Trump che invece sembra voler puntare sui sentimenti più euroscettici e su una dissoluzione a breve termine dell'Ue e dell'Eurozona. "Noi non interferiamo nella politica degli Stati Uniti e gli Europei contano sul fatto che l'America non interferisca nella politica dell'Ue", ha dichiarato la Mogherini al termine dei suoi incontri con il segretario di Stato Usa Rex Tillerson e con i consiglieri Michael Flynn e Jared Kushner del presidente Donald Trump, avvertendo anche che "l'unità dell'Europa oggi è più evidente di qualche mese fa e questo deve essere chiaramente compreso qui" negli Stati Uniti. La Mogherini ha anche tentato di influire sulla scelta del futuro ambasciatore Usa presso l'Ue a Bruxelles: una questione che sta allarmando gli Europei da quando i media britannici danno come favorito per quel posto un accanito euroscettico: Ted Malloch, un professore universitario, saggista e presidente di un think-tank conservatore, che recentemente ha rilasciato dichiarazioni di fuoco contro l'euro e la stessa Unione Europea, paragonandone l'imminente disgregazione alla caduta dell'Unione Sovietica. Benché l'amministrazione Trump per ora non sembra aver ancora preso alcuna decisione in merito, la Mogherini ha invece assunto l'iniziativa, assai inusuale, di affrontare la questione: ha infatti voluto ricordare che la nomina di un ambasciatore straniero a Bruxelles richiede "il consenso attivo dei 28 Stati membri" dell'Unione. Il sottinteso è che la nomina di un personaggio così controverso come Ted Malloch potrebbe anche essere bloccata dagli Europei; anche se negli ambienti diplomatici di Bruxelles citati da "Les Echos", un tale passo viene definito "delicato e "atipico".

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Germania, la Cdu in difficoltà accusa Schulz di ricorrere alla disinformazione

 

Berlino, 13 feb - (Agenzia Nova) - Shock per la Cdu: l’Spd è dato testa a testa con l’Unione di centrodestra dai sondaggi, e lo sfidante del cancelliere Angela Merkel, Marin Schulz,, godrebbe di una popolarità superiore. Scontato, dunque, il nervosismo nell’Unione, e il ministro delle Finanze, Wolfgang Schauble (Cdu) ha accusato Schulz di ricorrere a quei "fatti alternativi" e alle "post verità" che avrebbero caratterizzato la campagna presidenziale Usa. Il quadro desolante tracciato da Schulz non è veritiero, accusa il ministro: i salari e le pensioni aumentano da anni e c’è quasi la piena occupazione. Il candidato socialdemocratico, però, punta l'indice contro l'aumento dei lavori temporanei e dei mini-job. L’Spd promette di le tasse per i redditi medio-bassi ed alzarle per quelli più alti. La Grosse Koalition, accusa, ha avuto tempo e denaro a sufficienza per restituire contributi fiscali, previdenziali e assistenziali agli elettori, e non facendolo ha perso la sua credibilità.

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Germania: intelligence, una verità nascosta?

 

Berlino, 13 feb - (Agenzia Nova) - Le ore 6.50 del mattino del 29 ottobre 2013 rappresentano un punto di svolta nella storia dei servizi di intelligence federale tedeschi. A quell'ora e in quella data, infatti, venne effettuato un trasferimento urgente del ministro della Cancelleria Ronald Pofalla, che aveva licenziato il giorno prima nel suo ufficio il presidente dei Servizi segreti Gerhard Schindler. Le informazioni riservate diffuse dall'ex contractor dell'Nsa statunitense Edward Snowden, che fecero scoppiare il caso "datagate", certificavano che il cellulare del cancelliere tedesco Angela Merkel (Cdu) era intercettato dai servizi segreti statunitensi. Il prossimo giovedì lo stesso cancelliere dovrà testimoniare davanti alla commissione d’inchiesta sui Servizi. In 130 sedute di dibattimento, lo stesso Snowden non è mai stato chiamato a testimoniare circa il coinvolgimento dei Servizi federali tedeschi nelle intercettazioni operate dall'intelligence Usa. Il governo del cancelliere Merkel, scrive la "Sueddeutsche Zeitung", è responsabile di non aver voluto chiarire sino in fondo la vicenda, imponendo il segreto di Stato sul documento di circa mille pagine che illustra i risultati delle indagini. I Servizi federali tedeschi sarebbero coinvolti nello spionaggio dell'ex segretario di Stato Usa John Kerrry, del ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e di diverse altre personalità e leader presso il Vaticano, il Consiglio d’Europa, banche, aziende, l’Osce, la Corte penale internazionale dell’Aia e perfino la Croce rossa. Critiche ai servizi sono piovute da parte dei Verdi e della Linke, oltre allo scetticismo registrato dall’Spd. Anche il presidente della Commissione d’inchiesta parlamentare, il cristiano democratico Patrick Sensburg, ha espresso sospetti circa la scarsa trasparenza dei Servizi nei confronti del Parlamento. A quanto pare sono stati numerosi i casi di spionaggio “condiviso” tra i due servizi e il ministro della Giustizia Heiko Maas (Spd) ne era stato messo al corrente dall’ufficio del Procuratore federale. Solo nel settembre del 2015, a seguito di indiscrezioni rese pubbliche dalla “Sueddeutsche Zeitung”, da “Ndr” e “Wdr”, il Comitato per il controllo dei servizi del Parlamento venne informato per la prima volta in modo completo. Fino ad allora le operazioni di spionaggio erano state trattate, anche all’interno della Cancelleria, con la massima opacità. Tanto Pofalla, quanto Schindler hanno riferito che il cancelliere Merkel era tenuto del tutto all'oscuro delle operazioni di spionaggio. Difficilmente, conclude il quotidiano, la prossima udienza, in programma per giovedì, servirà a fare ulteriore luce sulla vicenda.

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Francia, la polizia teme il contagio dei moti nelle banlieu parigine

 

Parigi, 13 feb - (Agenzia Nova) - La vicenda di Theo, il giovane di colore pestato dagli agenti di polizia all'inizio del mese ad Aulnay-sous-Bois, può risvegliare lo spettro delle grandi rivolte che nel 2005 sconvolsero le periferie della capitale francese? E' quanto si chiede oggi lunedì 13 febbraio il quotidiano "Le Figaro" alla luce degli scontri avvenuti sabato a Bobigny e ieri domenica ad Argenteuil dopo delle manifestazioni di protesta contro le violenze poliziesche ai danni dei giovani delle banlieu parigine: secondo il giornale conservatore, le autorità francesi temono in particolare che le manifestazioni di protesta si radicalizzino e diano luogo a scontri ed incidenti anche al di fuori del dipartimento di Seine-Saint Denis, dove si trova la cittadina di Aulnay. Anche perché nel frattempo si è allungata, e di molto, la lista delle città francesi in cui nel fine settimana si sono svolte manifestazioni di protesta contro i metodi della polizia: Nantes, Rennes, Bordeaux, Rouen, Tolosa e Marsiglia soprattutto, con a margine qualche tafferuglio. La situazione sociale in Francia non sembra tuttavia essere così esplosiva come nel 2005, scrive il "Figaro"; ma il periodo pre-elettorale può cambiare tutto e provocare un imprevisto surriscaldamento del clima.

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Usa, la Casa Bianca tace sulle accuse al Consigliere per la sicurezza nazionale Flynn

 

New York, 13 feb - (Agenzia Nova) - La Casa Bianca ha risposto con un silenzio imbarazzato alle accuse mosse da fonti dell'intelligence al consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn: questi avrebbe intrattenuto conversazioni telefoniche con l'ambasciatore russo negli Stati Uniti, Sergei Kisljak, prima dell'insediamento della nuova amministrazione presidenziale. Stando alle indiscrezioni rilanciate per prima dalla "Washington Post", Flynn avrebbe discusso nel corso di queste conversazioni delle sanzioni imposte dall'amministrazione Obama al governo russo; e così facendo, pur non avendo assunto alcun impegno preciso per conto dell'amministrazione ancora non insediata, avrebbe violato una norma Usa che proibisce ai privati cittadini di intraprendere attività diplomatiche. Il presidente Donald Trump non ha ancora commentato la questione; uno dei suoi consiglieri politici, Stephen Miller, pressato dai giornalisti, ha rifiutato di esprimersi apertamente in difesa di Flynn. "Non spetta a me dire cosa pensa il presidente" ha dichiarato Miller ai microfoni della Nbc. Una delle fonti anonime della Casa Bianca - numerose e loquaci dopo l'insediamento del nuovo presidente - ha assicurato che Flynn gode ancora della piena fiducia del presidente. I principali quotidiani Usa, però, non demordono: due settimane fa il vice di Trump, Mike Pence, si era espresso apertamente in difesa del generale, spiegando di aver ricevuto rassicurazioni in proposito dal diretto interessato. Flynn, insomma, avrebbe mentito al vicepresidente Usa. Il governatore del New Jersey Chris Christie, che ha brevemente guidato il team di transizione del presidente dopo le elezioni dello scorso novembre, ritiene che il consigliere alla sicurezza nazionale debba all'amministrazione e al paese delle spiegazioni, "Il generale Flynn ha sinora sostenuto di non aver mai discusso a riguardo (delle sanzioni, ndr) con l'ambasciatore russo. Mi par di capire che ora affermi di non ricordare se l'ha fatto o meno. E' una questione che dovrà affrontare con il presidente e il vicepresidente, cosicché la Casa Bianca possa essere certa di illustrare con la massima chiarezza quanto è avvenuto". La posizione del consigliere alla sicurezza nazionale, insomma, si fa difficile. Stando al "New York Times", Trump ha optato per il silenzio, ma si sta occupando della questione, e non è escluso che possa optare per la sostituzione del consigliere per la sicurezza nazionale. Del resto - ricorda il quotidiano - l'ex presidente Barack Obama fece lo stesso con il suo primo consigliere, il generale a quattro stelle James Jones, giudicandolo incompatibile con l'amministrazione. Stando al quotidiano, però, i problemi della nuova amministrazione sono molto più seri: numerosi funzionari e burocrati della sicurezza nazionale avrebbero rifiutato di collaborare con la nuova amministrazione, tornando ai loro incarichi ordinari nelle agenzie: il Consiglio per la sicurezza nazionale si troverebbe dunque sguarnito di personale ed esperienza, ed eccessivamente dipendente dal personale militare; cosicché, prosegue il quotidiano, "molte delle prime iniziative ventilate dal Consiglio hanno avuto carattere militare, più che diplomatico".

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