Migranti alla stazione di Ventimiglia (foto LaPresse)

La Francia si fa beffe del diritto e rimanda in Italia i migranti

La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di Figaro, Les Echos, Washington Post, New York Times

Francia, Amnesty denuncia i sistematici respingimenti di migranti verso l'Italia

 

Parigi, 8 feb - (Agenzia Nova) - La sezione francese di Amnesty International oggi mercoledì 8 febbraio denuncia i respingimenti pressoché sistematici verso l'Italia di migranti arrivati nel sud-est della Francia senza che la loro situazione sia esaminata, come previsto dalla legge, "danneggiando quindi il loro diritto d'asilo" in particolare quando si tratta di minorenni non accompagnati. La denuncia di Amnesty è basata sui racconti di avvocati e di testimoni, ma anche sui dati raccolti dai suoi stessi volontari e da quelli di altre organizzazioni umanitarie.

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Italia, dall'economia "segnali di ripresa"

 

New York, 8 feb - (Agenzia Nova) - L'economia italiana manifesta segnali di ripresa che dovrebbero concretizzarsi nei prossimi mesi. A sostenerlo è l'istituto nazionale di statistica Istat, secondo cui l'Italia manterrà il suo attuale tasso di crescita: nel 2016, stando a quanto dichiarato dal ministero dell'Economia Pier Carlo Padoan, il Pil è cresciuto più dello 0,8 per cento indicato dalle previsioni ufficiali. "La ripresa del settore manifatturiero si sta rafforzando, a suggerire una ripresa del potere di acquisto delle famiglie e un aumento degli investimenti", recita il comunicato diffuso ieri dall'Istat. Lo scorso novembre la produzione industriale italiana è cresciuta più del previsto, un segnale che la crescita economica è proseguita anche nel mese successivo. Tra il 2008 e il 2014 la produzione industriale è calata di circa un quarto, e da allora ha segnato una ripresa soltanto marginale.

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Fiat esprime riserve sui test realizzati in Francia

 

Parigi, 8 feb - (Agenzia Nova) - Fiat Chrysler (Fca) ieri martedì 7 febbraio ha riaffermato che i suoi veicoli diesel sono "totalmente conformi alle esigenze di legge in termini di emissioni" ed ha espresso "le più ampie riserve" sui test effettuati in Francia su di una sola vettura nell'inchiesta condotta dalla Direzione della repressione delle frodi (Dgccrf). La Dgccrf lunedì ha deciso di trasmettere alla procura di Parigi le conclusioni delle sue indagini riguardanti "eventuali trucchi" sulle emissioni inquinanti dei veicoli diesel del gruppo Fiat Chrysler Automobile (Fca).

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L'industria italiana della moda spera di evitare ulteriori oneri fiscali negli Usa

 

Washington, 8 feb - (Agenzia Nova) - L'industria della moda italiana spera di scampare ai dazi alle importazioni minacciati dalla nuova amministrazione presidenziale Usa. "Siamo già sottoposti a tassazione elevata quando esportiamo negli Usa", ha spiegato Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda, in occasione della presentazione della prossima Settimana della moda di Milano, in programma dal 22 al 27 febbraio prossimi. Un aumento della tassazione negli Usa significherebbe probabilmente un calo delle vendite, spiega Capasa. Ad oggi gli Stati Uniti applicano già un'aliquota media del 20 per cento sui beni di lusso: l'industria della moda sperava addirittura di ridurre la tassazione attuale nell'ambito dei negoziati per un'area di libero scambio Usa-Ue, ma l'elezione del presidente Donald Trump ha completamente mutato il quadro generale. Nei primi nove mesi del 2016 gli Stati Uniti sono stati il terzo mercato della moda italiana dopo Francia e Germania, con un volume d'affari di 2,8 miliardi di euro, in calo del 4,2 per cento rispetto al 2015.

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Il gioco d'azzardo, la nuova malattia dell'Italia

 

Parigi, 8 feb - (Agenzia Nova) - I giochi d'azzardo fanno man bassa dei risparmi degli italiani: del fenomeno scrive il quotidiano francese "Les Echos", in un reportage del suo corrispondente da Roma, Olivier Tosseri, che parte dalla constatazione che nonostante, o forse proprio a causa della crisi economica degli ultimi anni, sono sempre più numerosi gli italiani che si abbandonano all'onerosa passione per i giochi d'azzardo. Le somme che vi consacrano sono esplose, passando dai 35 miliardi di euro nel 2006 ai 95 miliardi dell'anno scorso, cioè l'equivalente del 4,7 per cento del Pil dell'Italia. Ed a fare la parte del leone sono le slot macchine, che ingoiano il 55 per cento del mercato e ormai pullulano ovunque: le si trova nei bar, nelle sale d'attesa dei ristoranti, dai tabaccai. Nella Penisola ce ne sono ufficialmente oltre 414 mila: una ogni 151 abitanti, contro una ogni 261 tedeschi ed una ogni 372 americani. Nel settore sono attive 5 mila imprese che danno lavoro a circa 120 mila persone e rappresenta il 4 per cento del Pil; un ambiente non esente da scandali di riciclaggio di denaro sporco e dall'evasione fiscale che approfitta di una tassazione vantaggiosa. Contro questa ludocrazia sale il grido d'allarme lanciato da parte di numerose associazioni, perché non riguarda solo le tasche dei cittadini bensì danneggia anche la loro salute: la ludopatia, cioè la dipendenza malata dai giochi, sta facendo danni gravissimi. Secondo la Confindustria, 790 mila italiani giocano d'azzardo in maniera compulsiva e quasi 2 milioni di giocatori sono a rischio. Il Parlamento ne valuta in 7 miliardi di euro all'anno il costo per la sanità pubblica; certe Regioni hanno già vietato le sale da gioco a meno di 500 metri dalle scuole; ed entro il 30 aprile dovrebbe essere adottato un decreto che ridurrà del 30 per cento le slot macchine e dimezzerà il numero delle sale da gioco.

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Panorama internazionale

 

 

 

In una "lettera ai francesi" la "verità" di Fillon, che contrattacca anche in tribunale

 

Parigi, 8 feb - (Agenzia Nova) - Il candidato del centro-destra alle elezioni presidenziali di aprile-maggio, Francois Fillon, come annunciato ha proseguito la controffensiva per rilanciare la sua campagna investita dallo scandalo dell'impiego fittizio stipendiato dal Parlamento di sua moglie Penelope: e lo ha fatto con una "lettera ai francesi" apparsa stamattina mercoledì 8 febbraio sulla rete della stampa regionale (che in Francia ha molti più lettori dei grandi quotidiani nazionali, ndr) e di cui alcune anticipazioni sono state diffuse già ieri sera. Nella missiva, Fillon ripete che comprende il "turbamento" dei cittadini ma ribadisce che "tutto è legale" nelle sue attività e torna a denunciare il "complotto" ordito contro di lui. Intanto i suoi avvocati contrattaccano anche sul piano giuridico, contestando la competenza della Procura nazionale per i reati finanziari (Pnf), che ha aperto un'inchiesta giudiziaria sulla vicenda, ed accusandola di "violare la separazione dei poteri" indagando su di un membro del Parlamento. Con un comunicato distinto dalla succitata "lettera aperta", Fillon ha anche prontamente ribattuto alle nuove rivelazioni sullo scandalo apparse sull'edizione del settimanale satirico "Le Canard Enchainé" in edicola stamattina: la signora Penelope avrebbe percepito 45 mila euro di liquidazione dall'amministrazione del Parlamento al termine del suo impiego di assistente parlamentare del marito. Ebbene, secondo il candidato il candidato presidenziale del centro-destra, questa sarebbe una ulteriore "menzogna": quella somma, afferma Fillon, sarebbe già compresa nel computo totale dei compensi ricevuti da sua moglie e già resi pubblici nelle scorse settimane. La controffensiva mediatica di Fillon sembra intanto aver ottenuto quantomeno l'effetto di rinserrare i ranghi della destra dietro di sé; quanto alla reazione dei cittadini e degli elettori comuni, il responso è demandato ai sondaggi che numerose organizzazioni e media stanno già realizzando e che saranno pubblicati nei prossimi giorni.

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Francia, violenze poliziesche: la vicenda di Aulnay diventa un "caso" politico

 

Parigi, 8 feb - (Agenzia Nova) - In Francia la vicenda del giovane di colore pestato dalla polizia e stuprato con un manganello ad Aulnay-sous-Bois, nel dipartimento Seine-Saint-Denis, è diventato un caso politico dopo tre giorni di manifestazioni di protesta accompagnate da altrettante notti di disordini e scontri: ieri martedì 7 febbraio il presidente Francois Hollande ha fatto visita al 22enne Theo (il cognome non è mai stato reso noto per motivi di privacy, ndr) ricoverato nell'Ospedale Robert-Ballanger della cittadina alle porte di Parigi, dove ha anche incontrato alcuni suoi familiari. L'obbiettivo del capo dello Stato, scrive il quotidiano "Le Monde", è di disinnescare quella che rischia di diventare una bomba sociale: è vivo infatti il timore che ad Aulnay e nelle banlieu parigine si ripetano i moti del 2005. A tale scopo, Hollande ha esortato la popolazione della cittadina ad avere fiducia nella giustizia, facendo riferimento all'arresto di un poliziotto accusato dello stupro di Theo ed all'incriminazione di altri tre agenti per il pestaggio. Nel corso dell'incontro con il presidente, lo stesso ragazzo vittima dei poliziotti ed i suoi familiari hanno fatto invitato alla calma: un appello che sembra essere stato accolto dalla popolazione giovanile della cittadina, anche se nuovi incidenti sono avvenuti ieri sera nelle zone circostanti. La prefettura di Parigi ha rafforzato i dispositivi di sicurezza in tutta l'area della capitale.

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Regno Unito: il parlamento potrà votare per "prendere o lasciare" l'accordo sulla Brexit

 

Londra, 8 feb - (Agenzia Nova) - I parlamentari del Regno Unito, riferisce la stampa britannica, potranno esprimere un voto "prendere o lasciare" sull'accordo finale per l'uscita dall'Unione Europea: è stato bocciato, infatti, l'emendamento proposto dal Labour, principale partito di opposizione, che avrebbe dato al parlamento un potere di veto, impedendo al governo di concludere un'intesa prima dell'approvazione dei suoi termini da parte di deputati e lord. La premier, Theresa May, è riuscita a contenere la ribellione dei conservatori: solo sette hanno appoggiato la proposta, mentre uno, l'ex cancelliere dello Scacchiere George Osborne, si è astenuto. D'altra parte, sei laboristi hanno votato insieme alla maggioranza. Con 326 voti a 293 i deputati hanno approvato il testo non emendato. Il dibattito parlamentare sta mettendo in grave difficoltà il Labour: un sondaggio di YouGov rivela che i suoi elettori non apprezzano la linea del leader, Jeremy Corbyn, favorevole ad attivare il processo della Brexit per rispettare il risultato del referendum: il 45 per cento vorrebbe che il partito si opponesse e il 42 per cento che si battesse per un secondo referendum; solo il 36 per cento è per una Brexit "morbida" e solo il 28 per una "dura". Da un'indagine di Icm sull'intero elettorato, inoltre, emerge che solo il quindici per cento si aspetta una vittoria laborista alle elezioni del 2020 e solo il 18 per cento a quelle del 2025.

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Chi sta "normalizzando" davvero il presidente Trump?

 

New York, 8 feb - (Agenzia Nova) - Cos'hanno in comune il presentatore del popolare programma televisivo "Tonight Show" Jimmy Fallon, il mite leader della minoranza democratica al Senato Chuck Shumer, il varietà della Nbc "Saturday Night Live", "Us Weekly" e persino l'ex presidente Usa Barack Obama? Tutti, scrive l'opinionista del "Wall Street Journal" William McGurn, sono stati accusati di aver contribuito a "normalizzare" la figura di Donald Trump, non avendogli opposto sin dal principio uno sdegno e una ostilità assoluti. La nuova "resistenza" - così si sono ribattezzati gli attivisti progressisti in piazza da settimane contro il nuovo inquilino della Casa Bianca - ritengono che chiunque accetti anche l'idea di interloquire con Trump, lo stia in realtà aiutando a edificare un "nuovo Reich". Del resto - chiosa McGurn - "sarebbe forse possibile argomentare con Adolf Hitler?". I Repubblicani, ricorda l'opinionista, sono passati attraverso una simile fase di rifiuto della realtà nel 2009, dopo l'approdo di Barack Obama alla Casa Bianca. Allora, però, le parti parevano invertite: l'elettorato conservatore si era comportato per la maggior parte in maniera più matura dei suoi rappresentanti politici. Secondo Mike Gecan, co-fondatore di Industrial Areas Foundation, quanto sta accadendo a Washington ricorda piuttosto la "guerra" esplosa nel Wisconsin nel 2011, quando il governatore Scott Walker privò i sindacati dei dipendenti pubblici del diritto di contrattazione collettiva. Contro Walker la sinistra scatenò una serie di proteste di piazza e occupazioni di edifici pubblici, ma non funzionò: il provvedimento venne ritenuto costituzionale, e l'anno successivo Walker venne rieletto. Quell'episodio, scrive l'opinionista, dovrebbe insegnare all'elettorato progressista che "la protesta non è un surrogato efficace della persuasione". Secondo Gecan, "molti elettori democratici non sono in grado di confrontarsi con persone dal profilo moderato o complesso, o semplicemente non vogliono farlo. Preferiscono celebrità e rock star ai conducenti di autobus e ai camerieri. Apprezzano le battute pronte e gli slogan sagaci, più dei lunghi e pazienti confronti con chi esprime interessi complicati, e probabilmente non supererebbe il test di tornasole dell'aderenza ai principi progressisti". Il problema di una componente significativa dell'elettorato democratico - quello che dallo scorso novembre si ostina a non riconoscere l'esito del processo democratico Usa - sarebbe dunque una sdegnosa autoreferenzialità. E' certo possibile, secondo McGurn, che coi suoi eccessi Trump finisca per alienare chi potrebbe altrimenti collaborare con lui. E tuttavia - scrive l'opinionista - i cittadini collocano le parole di Trump, anche le più controverse, nel contesto delle esternazioni e degli atti dei suoi critici e oppositori, che spesso suonano ancora più eccessivi: un esempio su tutti, la confessione di Madonna, durante la recente marcia delle donne contro Trump, che le sarebbe piaciuto bombardare la Casa Bianca. Un giorno - conclude McGurn - gli zeloti dell'anti-trumpismo potrebbero rendersi conti di aver contribuito proprio con la loro intransigenza a legittimare la figura del nuovo presidente Usa.

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"Bando ai musulmani": corte d'appello poco convinta dalle ragioni della Casa Bianca

 

Washington, 8 feb - (Agenzia Nova) - La Corte d'appello del nono distretto federale (San Francisco) ha preso in esame ieri il ricorso presentato dall'amministrazione presidenziale Usa, che sostiene la legittimità dell'ordine esecutivo atto a sospendere per 90 giorni gli ingressi da sette paesi a maggioranza musulmana e ritenuti pericolosi per la sicurezza nazionale. L'ordine è stato sospeso dieci giorni fa da un giudice federale. Il legale che rappresenta il governo, August Flentje, è stato messo sotto torchio dai giudici della Corte d'appello, che non hanno nascosto di dubitare delle motivazioni della Casa Bianca: quest'ultima ha decretato la sospensioni degli ingressi citando gravi rischi di natura terroristica alla sicurezza nazionale, e l'esigenza di rivedere i criteri di valutazione dei soggetti che entrano nel paese. La corte, però, ha anche dubitato delle eccezioni di costituzionalità che hanno spinto il giudice di Seattle a sospendere l'ordinanza. Flentje ha negato con decisione che l'ordine abbia nulla a che fare con discriminazioni legate al credo religioso, ed ha ricordato che stando alla Costituzione, le considerazioni legate all'immigrazione e alla sicurezza nazionale spettano esclusivamente al presidente. Dal governo, però, è giunta anche una ammissione di colpa. Il segretario della Sicurezza interna, John Kelly, ha difeso la legittimità del provvedimento di fronte al Congresso, paragonando i giudici ad "accademici avulsi dalla realtà"; ma ha anche riconosciuto che l'ordinanza dell'amministrazione è stata varata troppo frettolosamente, senza informare adeguatamente il Congresso e l'opinione pubblica. Kelly ha inoltre assicurato che la Casa Bianca non intende aggiungere altri paesi alla lista dei sette oggetto del provvedimento.

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