L'Ue pensa a un piano di 10 punti per fermare gli sbarchi

Redazione
La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicino il nostro paese. Oggi articoli di New York Times, Figaro, Le Monde e Handelsblatt.

Europa, un piano di 10 punti per far fronte alla crisi nel Mediterraneo

New York, 21 apr - (Agenzia Nova) - L'Unione Europea ha concordato ieri un piano d'emergenza in 10 punti per far fronte alla crisi sempre più grave dei flussi migratori nel Mediterraneo, poche ore dopo l'affondamento al largo della Libia di un peschereccio stipato di migranti che potrebbe essere costato la vita a 900 persone. Il piano, approntato dalla Commissione europea e approvato dai ministri degli Esteri e degli Interni dei paesi dell'Unione nel corso di un meeting in Lussemburgo, prevede anzitutto il rafforzamento delle missioni di pattugliamento dei confini marittimi dell'Unione, Triton e Poseidon, cui verranno concessi maggiori fondi e mezzi. L'Unione si impegna a compiere forzi sistematici per distruggere le fatiscenti imbarcazioni impiegate dai trafficanti di esseri umani prima che possano salpare, prendendo a modello l'operazione anti-pirateria “Atalanta” lanciata in Somalia. Le autorità giudiziarie e di pubblica sicurezza dei paesi europei si confronteranno regolarmente per fare il punto della situazione, e l'ufficio per il sostegno alle richieste di asilo dell'Ue invierà funzionari in Grecia e Italia per accelerare l'esame delle richieste. L'Unione si impegna anche a raccogliere le impronte digitali di tutti i migranti per ridurre il rischio per la sicurezza costituito da decine di migliaia di migranti privi di documenti, e adotterà un “meccanismo di trasferimento emergenziale” dei migranti. La Commissione sovrintenderà anche ad un programma pilota per la distribuzione dei rifugiati tra i paesi dell'Ue, cui per il momento gli Stati membri aderiranno su base volontaria. L'Ue si fa anche carico di istituire un meccanismo per il rapido rimpatrio degli immigrati clandestini, che per i paesi europei del Mediterraneo verrà coordinato da Frontex. Infine, l'Ue tenterà di aggredire il paese alla radice tramite un maggior contatto politico e diplomatico coi paesi del Nord Africa e istituendo uffici in quei paesi per raccogliere dati e informazioni d'intelligence sui flussi migratori.

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Europa: la dura realtà dell'emergenza migrazioni

Londra, 21 apr - (Agenzia Nova) - Le dimensioni dell'ultima tragedia dell'immigrazione nel Mediterraneo, secondo l'editorialista del "Financial Times" Gideon Rachman, potrebbero finalmente indurre i politici dell'Unione Europea a confrontarsi con un problema che finora hanno preferito ignorare. Tuttavia, le tre opzioni disponibili – rafforzare il pattugliamento in mare, distribuire equamente gli immigrati tra tutti i paesi membri e concentrare l'azione sulla Libia – non sono attraenti per i governi. Un editoriale non firmato di "The Times", attribuibile alla direzione, concorda sul fatto che esistano delle possibili soluzioni ma che nessuna sia di facile applicazione: le priorità dovrebbero essere l'azione contro i trafficanti di esseri umani e la promozione di nuove relazioni con l'Africa sub-sahariana. Un'analisi del quotidiano "The Guardian" sottolinea la scarsa autorità dell'Ue in materia di immigrazione, ambito in cui le decisioni sono lasciate agli Stati. La politica europea dell'immigrazione, pertanto, è un caotico patchwork di 28 sistemi diversi, dipendenti dalle storie e dalle culture nazionali. Per l'editorialista di "The Independent" Memphis Barker "l'Europa non ha scuse" e "l'idea che i leader europei siano marginalmente responsabili dei 'boat people' e che nel decidere di fare poco al riguardo riflettano i desideri delle popolazioni che governano è un mito"; l'Europa non può tirarsi indietro di fronte a una tragedia che si svolge nel Mediterraneo.

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Renzi chiama a "combattere gli schiavisti di Libia"

Parigi, 21 apr - (Agenzia Nova) - Dopo l'ultima immane tragedia al largo delle coste libiche, il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi ha affermato che è necessaria una "operazione internazionale per distruggere il racket criminale dell'immigrazione, diventato ormai incontrollabile": "Quel che è successo in queste ore nel Mediterraneo è molto più che un naufragio: è una crisi umanitaria di estrema gravità che bisogna affrontare come tale; siamo in presenza di una nuova forma di schiavitù che bisogna eliminare" ha detto Renzi in una conferenza stampa comune con il premier maltese Joseph Muscat. Al momento tuttavia l'Italia esclude l'invio di truppe in Libia, soprattutto perché nel paese magrebino dilaniato da una caotica guerra civile non c'è alcun governo legittimo: "E non saranno le armi ad imporne uno", ha sostenuto il premier italiano, che ha fatto appello agli altri paesi europei di "impegnarsi seriamente sulla strada seguita da Malta e dall'Italia". Il governo di Roma si attende che il vertice Ue straordinario convocato per giovedì adotti misure immediate; già giovedì scorso a Washington Renzi aveva convenuto con il presidente degli Stati Uniti, Brack Obama, che uno sbocco alla crisi politica in Libia è "condizione essenziale per qualsiasi soluzione della crisi umanitaria". Il capo del governo italiano d'altra parte esclude l'idea di un blocco navale al largo delle coste libiche: "Sarebbe come fare il gioco dei trafficanti, che ci invierebbero i barconi senza che noi possiamo respingerli". Renzi non ha criticato esplicitamente l'operazione "Triton" con cui l'Agenzia Ue per la sicurezza delle frontiere (Frontex) ha sostituito l'operazione "Mare Nostrum" condotta per un anno e mezzo delle sole forze dell'Italia: con risultati assai inferiori, secondo l'Onu e tutte le organizzazioni internazionali che si occupano di migranti; "Scandalosamente inutile" è arrivato a definirla il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta. Aldilà dell'indignazione e degli appelli accorati però, fa notare sul quotidiano "Le Figaro" l'analista Alain Barluet, i dirigenti europei sono quasi impotenti di fronte a questa nuova emergenza: ""Non ci si può attendere soluzioni rapide alle cause profonde delle migrazioni, perché non ce ne sono" ha ammesso il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk.

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Immigrazione clandestina: 24 membri di una rete di trafficanti arrestati in Italia

Parigi, 21 apr - (Agenzia Nova) - La magistratura italiana lunedì ha annunciato di aver disposto l'arresto di 24 membri di una rete responsabile del traffico di migranti dall'Africa fino all'Europa del Nord. Secondo la procura di Palermo che ha ordinato gli arresti, questi trafficanti di esseri umani avrebbero organizzato dal maggio 2014 avrebbero organizzato almeno 15 viaggi esigendo dai migranti dai 1.500 ai 2 mila dollari ciascuno.

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Italia: così funzionava "Mare Nostrum"

Berlino, 21 apr - (Agenzia Nova) - Nel giro di un anno, dal 2013 all'ottobre 2014 con la missione della Marina "Mare Nostrum", l'Italia ha salvato decine di migliaia di profughi nel Mediterraneo. Ma il 1° novembre 2014 questa missione è stata sostituita da un'operazione guidata dall'Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne Frontex. La missione "Triton", tuttavia, è stata creata su scala ridotta, motivo che ha spinto le organizzazioni umanitarie a lanciare l'allarme poiché era reale il rischio di un aumento vertiginoso delle vittime nel Mediterraneo. L'Italia aveva istituito "Mare Nostrum" nell'ottobre 2013 a seguito di due tragedie umane: davanti all'isola di Lampedusa e di Malta erano morte più di 4 mila persone. Alla missione partecipavano 32 navi della Marina, assistite anche da sottomarini, aerei ed elicotteri. Secondo i dati di Roma, "Mare Nostrum" ha salvato la vita a più di 150 mila persone, 400 al giorno.

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Panorama internazionale

Il presidente siriano Bashar el Assad (foto LaPresse)


Regno Unito: sondaggi, Tory ancora davanti al Labour

Londra, 21 apr - (Agenzia Nova) - I Tory mantengono il vantaggio sul Labour nell'ultimo sondaggio di Icm per il quotidiano "The Guardian" sulle intenzioni di voto in vista delle elezioni politiche britanniche del prossimo 7 maggio. I conservatori sono al 34 per cento, cinque punti al di sotto della scorsa settimana ma due davanti ai laboristi, al 32 per cento dopo aver perso un punto percentuale. In recupero l'Ukip, il Partito per l'indipendenza del Regno Unito, all'undici per cento, e i liberaldemocratici, al dieci. I verdi sono al cinque per cento.

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Germania: vivere di più, lavorare di più

Berlino, 21 apr - (Agenzia Nova) - Joachim Gauck, Franz Muenterferig e lo stesso Helmut Schmidt: nonostante i tre esponenti della politica tedesca abbiano superato la soglia del pensionamento già da molti anni, tutti e tre continuano a lavorare. Di recente il presidente della Repubblica ha lamentato il fatto che la pensione stabilita per legge non fa che definire una "fine" invece di favorire un "passaggio": la Germania dovrebbe prendere esempio da altri paesi "con idee più aperte", ha dichiarato Gauck. L'ex cancelliere Helmut Schmidt, ormai 96enne, racconta di lavorare ancora 30 o 40 ore alla settimana. "Se vogliamo mantenere vivo lo stato sociale, allora dobbiamo lavorare di più. E nel prossimo futuro dovremmo lavorare anche oltre il 67esimo anni di età", ha dichiarato Schmidt. L'ammonimento di questi grandi vecchi non è nuovo, ma ancora attuale: già diversi anni fa la politica tedesca ha riconosciuto i problemi dell'invecchiamento della società. Ma "chi vive più a lungo deve lavorare di più" rimane almeno per il momento una pia illusione: in ogni caso sono sempre meno i giovani ad entrare nel sistema sociale e ciononostante la previdenza resta sostenibile. Una via d'uscita potrebbe essere l'aumento dei contributi pensionistici o un ulteriore abbassamento del livello delle pensioni, che però non vuole nessuno. Per questo l'aumento dell'età pensionabile resta la soluzione più razionale.

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Usa, Hillary Clinton non ha alcuna intenzione di rinunciare ai soldi delle lobby

New York, 21 apr - (Agenzia Nova) - La campionessa del Partito democratico statunitense in vista delle prossime elezioni presidenziali, Hillary Clinton, non ha la minima intenzione di seguire l'esempio dell'attuale presidente, Barack Obama, rifiutando donazioni elettorali dalle lobby formalmente riconosciute come tali. Lo ha chiarito una volta per tutte il presidente della campagna elettorale della Clinton, John Podesta, nel corso di una intervista concessa ieri all'emittente Pbs. Podesta ha dichiarato che i fondi sono necessari a compensare le risorse che verranno investite nella campagna elettorale dai Repubblicani: “(...) i fratelli Koch si sono impegnati a spendere 900 milioni di dollari in queste elezioni, Ted Cruz ha raccolto 30 milioni in due settimane. Raccoglieremo tutti i soldi possibili nell'ambito della legalità”, ha dichiarato il politico democratico, dimenticando di citare che la macchina da guerra di Clinton potrebbe accumulare l'astronomica cifra di 2,5 miliardi di dollari prima ancora delle primarie, e che la stessa Clinton, soltanto pochi giorni fa, aveva tuonato contro le “disfunzioni” di un sistema elettorale che dà troppo potere ai grandi capitali. Non a caso, Podestà si è premurato di puntualizzare che Clinton sarebbe più credibile dei Repubblicani nella lotta contro l'influenza del denaro nella politica.

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Siria, Bashar Assad intervistato da "France 2"

Parigi, 21 apr - (Agenzia Nova) - La rete televisiva pubblica "France 2" ieri sera ha messo in onda un'intervista con il presidente siriano, Bashar al Assad, la prima concessa ad un'emittente francese dall'inizio della guerra civile in Siria quattro anni fa. Quello del capo del regime siriano è stato "un discorso ben rodato", secondo il quotidiano "Le Monde": Assad non soltanto ha smentito le accuse di aver utilizzato armi non convenzionali e di aver fatto bombardare dei civili, ma ha anche negato una sua qualsiasi responsabilità nello scoppio del conflitto; ed è arrivato persino ad accusare a sua volta la Francia di essere "complice dei terroristi" nel suo paese.

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Mohammad Javad Zarif, un messaggio dall'Iran

New York, 21 apr - (Agenzia Nova) - Il ministro degli Esteri dell'Iran, Mohammad Javad Zarif, si rivolge alla classe dirigente degli Stati Uniti dalle pagine del “New York Times”, spronando Washington a uno sforzo di “volontà politica” per concludere definitivamente la partita dei negoziati sul programma nucleare di Teheran. “In Svizzera abbiamo conseguito importanti progressi (…) concordando parametri che rimuovano ogni dubbio riguardo la natura esclusivamente pacifica del programma nucleare iraniano”, esordisce Zarif, riferendosi all'accordo di principio raggiunto all'inizio del mese tra la Repubblica Islamica e il P 5+1 (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia, Cina e Germania). Ora, sostiene il ministro, “è giunto il momento che gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali compiano una scelta di campo tra la cooperazione e lo scontro, tra il negoziato e l'esibizione, tra l'accordo e la coercizione”. Per “porre fine a questa crisi artefatta”, sostiene Zarif, servono “audacia e una leadership coraggiosa”. Il ministro evoca il grave deterioramento del quadro della sicurezza nel Golfo Persico: “Non si tratta di una questione di ascesa e caduta di governi, ma della frantumazione dei tessuti sociali, culturali e religiosi di interi paesi”. L'Iran è rimasto saldo di fronte a questo scenario, ma “non può rimanere indifferente alla distruzione che lo circonda, perché il caos non riconosce confini”. Per questa ragione, spiega Zarif, Teheran è stata chiara: “il nostro confronto costruttivo si estende per forza di cose ben oltre i negoziati sul nucleare”, e la priorità della Repubblica islamica sono “i buoni rapporti suoi suoi vicini”, nella convinzione che “la questione nucleare sia stata il sintomo, e non la causa, della sfiducia e del conflitto” degli ultimi anni. La politica estera dell'Iran “è olistica per natura”, non per una questione di abitudine o preferenza, ma perché “la globalizzazione ha reso obsoleta ogni possibile alternativa: nulla, nella politica internazionale, è in grado di funzionare in un contesto di vuoto” di autorità e potere. Le arene dove gli interessi dell'Iran coincidono con quelle “degli altri maggiori azionisti” della regione sono numerose, secondo Zarif, che torna a sollecitare l'istituzione di un forum per il dialogo tra gli stati del Golfo Persico. Il dialogo regionale “dovrebbe poggiare su principi generalmente riconosciuti e obiettivi comuni: l'integrità territoriale e l'indipendenza degli Stati; l'inviolabilità dei confini internazionali; la non interferenza negli affari interni dei singoli paesi; la pacifica risoluzione delle dispute; l'inammissibilità dell'uso della forza; e la comune promozione della pace, della stabilità, del progresso e della prosperità nella regione”. Le Nazioni Unite dovrebbero esercitare a loro volta un ruolo regionale, “già previsto dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza che nel 1988 aiutò a porre fine alla guerra tra Iran e Iraq”.

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