Luigi Di Maio (foto LaPresse)

Governo Di Maio

Maurizio Milani

Tutto pronto per l’esecutivo a Cinque stelle. Ecco (forse) i nomi di ministri e sottosegretari

Ecco come sarà formato il primo governo della Repubblica presieduto da Luigi Di Maio e formato dai parlamentari 5 stelle con appoggio della Lega. Governo molto gradito alle cancellerie di Belgio e Danimarca.

 

Agricoltura: puntare tutto su Carlin Petrini, che infatti va al dicastero della Frutta e Verdura. Industria: puntare tutto sulle centrali a biomassa, per questo viene messo come ministro un ragazzo appena laureato in Tecnologia, Giorgio Luretti da Messina. Alla Difesa viene richiamato La Russa. Essendo molto competente in Forze armate, il presidente Di Maio nel presentarlo al Quirinale dice: “Non guardo all’appartenenza ma alla competenza”. Subito l’Italia chiama l’ambasciatore del Porto Rico e gli dice: “Dispiace, ma vi abbiamo dichiarato guerra: le nostre navi stanno già arrivando da voi. Vi arrendete?”. Ambasciatore del Porto Rico: “Sì”. Alla Farnesina Di Maio mette Delrio. Tanti grillini si lamentano via web, ma essendo Delrio passato al Gruppo misto si può. Agli Interni Di Maio propone due ministri con uguali poteri: Alberto Angela e Toni Capuozzo (che però comanda di più). Nel primo Cdm Di Maio revoca la delega a Angela e convoca un ragazzo appena laureatosi a pieni voti a Bologna. Il nome del nuovo ministro è sul blog di Grillo, che non approva la scelta. Di Maio torna ai vecchi ministeri economici, per cui Bilancio, Tesoro, Partecipazioni statali. Al Bilancio mette Alessandro Borghese (di Sky), al Tesoro il direttore dell’ufficio telegrafo di Brindisi (che per privacy non vuole si dica che è ministro), a Santoro vanno le Partecipazioni statali, per cui Rai, Eni, eccetera. All’Istruzione rimane la Fedeli, che ha fatto bene. Viceministro viene nominato un parente della Casaleggio Associati (che sarei io). Maria Elena Boschi viene messa alla Cultura. I suoi cinque sottosegretari sono: Raoul Casadei, delega alla musica e Siae; Edwige Fenech, delega al teatro; Daniela Ferolla (già Miss Italia), delega alla bellezza del nostro territorio; gli altri due li nominiamo oggi, ma non penso.

 

Ed è subito crisi

 

Rimangono i dicasteri della Giustizia, Sanità e Opere pubbliche. Ecco i ministri: Salvatore Merlo alla Giustizia (che non dà le dimissioni da giornalista per cui può fare le due cose bene); Riccardo Chailly alla Sanità, che però essendo in giro per il mondo delega a Chiamparino. Opere pubbliche Orlando, sindaco di Palermo, che però non accetta. Allora Di Maio si offende e provoca la crisi di governo. Il presidente Mattarella gli ridà l’incarico. Subito nasce il secondo governo Di Maio. Uguale al primo. Alle Opere pubbliche viene nominato Bruno Vespa. Sottosegretari: Piero Barone (del Volo) che se accetta rischia di far saltare il gruppo italiano più amato al mondo (per cui si è riservato); Enrico Letta. Come governo è bello, e ha il gradimento totale dei cittadini. Lavora bene, la stampa tutta lo sostiene, la Lega vota tutti i provvedimenti dei 5 stelle. A quel punto Salvini viene nominato proconsole. Anche Forza Italia vota il 95 per cento di tutto, per cui i suoi parlamentari aderiscono al M5s, e per non offenderli Grillo li manda a Strasburgo come osservatori Onu. Mario Monti si lamenta, per cui gli viene dato un ministero un po’ più bello. Parlando al telefono con il Foglio che obiettava al presidente le scelte un po’ pop dei ministri, Di Maio risponde: “Tanto chi comanda ai ministeri sono i direttori generali e lì non posso farci niente”.

 

Altri sottosegretari (in tutto saranno 150 nel governo Di Maio): Minzolini, Gruber, Zaia, Conte, Fassina. Tutti commissari per il Mose, l’opera più bella di Venezia. Si inaugura oggi alle 5, anche se non è finita. Oggi si inaugura anche la ciclovia Vento sul Po: Venezia-Torino 670 km, primo atto ufficiale del governo Di Maio. La ciclovia non è finita, mancano 500 km. Ogni chilometro 40 posti di lavoro, non si capisce a fare cosa: infatti ad asfaltare ha vinto l’appalto europeo una ditta russa anche se c’è l’embargo.

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