Il solstizio a Stonehenge è un ritrovo di fricchettoni

Redazione

Solstizio, ossia il “sole che sta fermo”, almeno in base all’origine latina, ossia il giorno dell’anno nel quale il dì raggiunge la sua massima estensione temporale, per quello estivo, più breve, per quello invernale. Il 21 giugno di ogni anno (o il 20 ogni quattro anni a causa dello sfasamento di quasi sei ore rispetto all’anno precedente), la luce del sole al suo sorgere percorre il corridoio della pietra di Heel, due grossi massi affiancati a qualche centinaia di metri dal doppio anello di monoliti di Stonehenge e raggiunge la pietra d’altare, un blocco di cinque metri di arenaria verde, punto di riferimento astronomico di quello che doveva essere un tempo druidico e forse un osservatorio astronomico dato il suo perfetto orientato in direzione dell'alba nei solstizi estivi.

E a Stonehenge, che si trova a circa 13 chilometri a nord-ovest di Salisbury nello Wiltshire in Inghilterra, ogni 21 giugno perde la sua valenza storica e ne guadagna una mitica. Tra le sue pietre si ritrovano turisti, hippy e fedeli delle più disparate “religione” new age e neopagane per assistere a quello che un tempo, almeno per alcuni recenti studi, doveva essere l’inizio della più importante festività sacra della popolazione che aveva costruito la struttura.

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