Call The Midwife, sta nascendo una famiglia

Intervista a Laura Cintelli, ostetrica che guarda i padri venire al mondo

Il travaglio era cominciato e bisognava far presto, se si voleva evitare che il parto avvenisse lì, nel parcheggio dell'ospedale. Tre piani di scale a piedi, di corsa, in volo, con lei in braccio, accoccolata come una bambina: "Tranquilla, amore, non ti lascio andare!", aveva persino cuore, fiato e pazienza per risponderle, lui. Si era rifiutato pure di prendere l'ascensore: "e se poi si blocca?".

 

La dottoressa Laura Cintelli, ostetrica pazza d'amore per il suo lavoro ("a volte torno a casa, chiudo la porta e piango, per scaricare il pieno emotivo"), racconta al Foglio di non avere dubbi: l'eroe indiscusso dei suoi undici anni di carriera è lui.

 

"L'assistenza ostetrica si basa su Arte e Scienza, ovvero conoscenze teoriche, pratiche, etiche ed è conosciuta universalmente come Midwifery", si legge sul sito ufficiale dell'osservatorio nazionale per la libera professione ostetrica. "Midwife è una donna che sostiene le donne. Quel sostegno c'è da sempre, in tutte le fasi della vita: mi piace definire il mio lavoro una figura antica dalle competenza moderne" spiega Laura Cintelli. Anche i padri però possono avere oneri e onori complessi e sorprendenti. Frederick Leboyer, ginecologo francese ideatore del "parto dolce", luminare del settore, sostiene che la presenza paterna durante il parto sia un disastro e costituisca una grave distrazione per la mamma. La dott.ssa Cintelli dissente: "In sala parto nascono un bambino, una madre e un padre: viene al mondo una famiglia. Chi siamo noi per escluderne un pezzo? Quando rielaboriamo il parto, molte delle mie pazienti mi dicono che il fatto di avere avuto accanto il proprio compagno è stato fondamentale. Dopotutto, si tratta dell'uomo con il quale hanno scelto di fare un figlio". E non importa se svengono ("quando capita, li appallottoliamo – sorride - in un angolo: non possiamo distrarci dalle signore"), o se si fanno rimproverare mentre girano documentari e scattano reportage fotografici e chiedono "tesoro, mi ricordi il numero di tua zia Esterina?". Non importa se non si rendono subito conto che un papà, nella fase del mettere al mondo un figlio, deve solo esserci e "garantire che l'esordio avvenga dentro un abbraccio caloroso".

 

Tanto, a un certo punto, poi, tutto si ferma: "dura qualche istante, ma da quando il bambino esce fuori a quando emette il primo vagito, in sala parto tutto si ferma, si ammutolisce, io smetto persino di respirare: è un momento sacro". E loro, i neo padri, s'acquietano, spiazzati dalla vita che scivola fuori e abbaglia, come un raggio, minuscolo quanto brillante. Il primo Nghè interrompe l'apnea e l'adrenalina si scarica, cominciano le due ore che non torneranno mai più: il bambino, la mamma e il papà si annusano, si toccano e si registrano, da lì in avanti si riconosceranno per sempre (i termini scientifici sono imprinting e bonding). Il ruolo dell’ostetrica può essere fondamentale: intervenire, morbidamente, per ricordare che cosa sta accadendo e come e perché quel momento sia unico.

 

"A volte guardo questi papà e mi sembrano ragazzini davanti all'arcobaleno. A restare più spiazzati sono quelli che hanno letto libri, siti, riviste, non si sono persi un appuntamento del corso di preparazione alla nascita, ingenuamente convinti che la vita si possa studiare", racconta Cintelli

 

“In sala parto non si mente”, dice più volte la dottoressa.

 

Come si potrebbe, in fondo? Per un uomo, non c'è macchina della verità più potente della sala parto: vengono fuori il suo meglio, il suo peggio, l'amore, la dedizione, il coraggio, la vanità. Anche solo per questo, quelli che decidono di assistere al parto, scegliendo una prova così forte, qualcosa di eroico lo hanno certamente. Soprattutto, in sala parto diventano padri e non c'è modo di arrivare preparati, nè di preservarsi. Alcune donne non vogliono che il compagno assista al parto perché temono che possa inibire per sempre il desiderio, ma il mistero della vita contiene anche quello dell'amore che unisce chi l'ha generata. "La coppia, dopo i primi anni di esperienza, ha finito col diventare, per me, l'elemento più emozionante. In quel momento è limpida, le puoi leggere attraverso: una vera autentica forza della natura, la nascita di una vita e di una nuova famiglia!”

 

Quando ai papà era impedito di veder nascere i propri figli, la storia della paternità era la storia di un'esclusione così antica da sembrare naturale. Oggi un papà in sala parto può diventare un punto di riferimento, un faro che può riportare alla giusta rotta, un recipiente che la compagna può riempire con le sue paure, i suoi lamenti, il suo dolore, sollevandola per metà.

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