Silvio Berlusconi (foto LaPresse)

Il sogno de lo nobile cavalliere Silvio de' Berlusconi.

Mirko Volpi

"U’ son quei tempi, u’ son? Sogno? Son desto?"

Ah, cruda agitazion! Ebbra discordia tenzona in me… Dormire, morire… Le cure insanabili caccian di sito in sito fra i timidi silenzi di Arcore il sonno sbigottito… Atroce pensier semina di ree spine le dure coltri e il letto. Tace la magione, taccion li valletti lassi, tace Francesca nel serico immacolato talamo… Io sol uno veglio… Che s’ode? Chi s’avanza nel buio? Tromba funesta m’annunzia gran disfida… Mediolano… Neapoli… Nomi fatali… Memorie di passati triunfi… Grati ricordi de le morte stagioni… U’ son quei tempi, u’ son? Sogno? Son desto? Oh mirabile vision!


Ecco l’alto Arrigo le schiere disporre in campo, ecco avanzar pedoni, gir gualdane… disarcionate il re Diego…! O mio duce travagliato, re Franco, a battaglia mena i nostri campion e le schiere a difesa del castello inespugnabil… Alessandro e Paolo del gran Cesare e Filippo… nomi di invitti monarchi… e Mauro che moro non fu… eccovi, mie prodi! Vi veggo avanzar, qui, nelle fredde stanze di mia senettute… Dormire, morire… Sognare, forse?


Arditi e baldi paladin, Giovanni a estrema guardia, Roberto, Angelo, Daniele, Alberigo e Pietro Paolo… e tu, Carlo, un dì ineguagliato duce de l’essercito mio… dite al vostro Cavalliero, dite i vostri nomi a gran voce, mostrate al vostro antiquo segnore le vostre virtù, ridatemi gioventute e beltà!


Tremo, agghiaccio, nel delirio sto… Siete voi? Parlate meco o demonianche invenzioni si fan beffe di me…? Ah, qual tortura! Veggo oggidì sbiaditi il rosso e il negro: l’armatura del grande essercito che tremar il mondo feo… ov’è? Pace non ho e non ho da far guerra con i neapolitani inimici… Fantasimi! Apparizion oniriche! Chi è, chi appare or? Di folta chioma adorno, veggo il mio negro saracin correr giostre… Rùddo, vien, vien meco… e tu, o moro Francolino, recami dolci novelle… chi manca ancor?, il Campione sceso in terra a miracol mostrare… Marco… ecco, eccoti laggiù!, frali i malleoli, bronzee e degne di un Omero le imprese tue…


Ah, di mia vita imago, a me sì cara vieni, o Vittoria, amica Vittoria: perché da troppo m’ascondi il bel sembiante? Fuggisti nel Catai? Presto, un ippogrifo turbinante… ch’io possa scender in campo ancor! D’in sopra un verde prato, sotto l’azzurro ciel… Ah! Miei baldi, miei forti! Adriano, porgimi la borsa, estrai il soldo, il brando snudiam, andiamo a primeggiar! Orsù, presto! L’odio l’amor di nuovo vincerà! Forza Mediolano!


(Francesca Pascale: Deh, valletto, porgi al sire Silvio la soporifera pozion…)

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