Prima del 1850 non esisteva l’anestesia e, paradossalmente, un medico omeopata poteva essere preferibile a uno aggressivo e un po’ macellaio. Ma da allora la medicina ha fatto grandi progressi

Ritorno alle radici

Luciano Capone
Omeopatia, antroposofia, osteopatia, chiropratica, fiori di Bach, naturopatia, medicina cinese o ayurvedica, sono tante le filosofie e le pratiche senza prove di efficacia che milioni di italiani utilizzano per curare o contrastare le più disparate patologie, dalle quelle lievi alle più gravi.

Omeopatia, antroposofia, osteopatia, chiropratica, fiori di Bach, naturopatia, medicina cinese o ayurvedica, sono tante le filosofie e le pratiche senza prove di efficacia che milioni di italiani utilizzano per curare o contrastare le più disparate patologie, dalle quelle lievi alle più gravi. Generalmente vengono raggruppate sotto il nome di medicina “alternativa”, “complementare” o “non convenzionale” per distinguerle dalla medicina “ufficiale”, ovvero quella sottoposta alla verifica sperimentale, agli strumenti di cui l’uomo si è dotato per distinguere i pregiudizi e le suggestioni dall’efficacia reale e dalla validità generale. Queste teorie si basano spesso su false credenze, a partire dalla truffa linguistica con cui vengono presentate. Non sono una medicina “alternativa” (o comunque sono alternative alla “medicina tradizionale” nella misura in cui un costume da Superman lo è a un paracadute) e non sono “complementari” alla medicina ufficiale (o se lo sono, sono complementari come un segno della croce al paracadute prima di un lancio: può aiutare psicologicamente, ma non è il vero discrimine tra l’atterrare in piedi o spiaccicati al suolo). Sono “non convenzionali”, ma se la convenzione è la dimostrazione di efficacia attraverso il metodo scientifico (studi clinici controllati, randomizzati, in doppio cieco e sottoposti a peer-review), allora è più corretto definire queste pratiche come medicina “non-scientifica” o pseudomedicine. Vengono spesso contrapposte alla “medicina tradizionale”, ma anche questa distinzione non è corretta, in quanto si tratta quasi esclusivamente di teorie e intuizioni che nascono centinaia di anni fa, in genere a partire dal XIX secolo, quando il metodo scientifico non si era ancora affermato e tantissime importanti scoperte nella medicina, nella chimica, nella biologia e nella genetica non erano state fatte. Quindi le pseudomedicine generalmente non sono più nuove o innovative, bensì più vecchie e “tradizionali” della medicina vera e propria. L’altro aspetto distintivo è che spesso le pseudomedicine non propongono rimedi e cure, ma anche una filosofia, un insieme di credenze spirituali, metafisiche o di armonia con la natura. Si tratta di aspetti rilevanti nella psicologia e nella vita delle persone, come lo è l’appartenenza politica, ideologica o religiosa, ma che hanno poco a che fare con la medicina. Le pseudomedicine, in questo senso, non sono un arricchimento ma una negazione del sapere medico-scientifico perchè, come dice il Galileo di Bertolt Brecht, “Scopo della scienza non è quello di aprire la porta all’infinita saggezza, ma di porre un limite all’infinito errore”.

 

Omeopatia

 

A inizio Ottocento Samuel Hahnemann, un medico tedesco sconfortato dagli scarsi risultati della medicina del tempo basata ancora su scarse conoscenze e mezzi inadeguati, sviluppò una sua teoria. Hahnemann sosteneva che quasi tutte le malattie derivano dai “miasmi”, ovvero da uno squilibrio della “forza vitale” (Lebenskraft), la forza che anima gli esseri viventi, ed era convinto di poter riparare questo squilibrio della forza vitale attraverso due principi: la legge dei simili e la legge delle diluizioni infinitesimali. La prima afferma che “i simili si curano con i simili” (da qui il nome omeopatia), cioè che per guarire una persona sia necessario far assumere con una certa dose una sostanza che provoca gli stessi sintomi della malattia in un individuo sano, e la seconda che al diminuire della dose del principio attivo aumenta l’efficacia del prodotto. Così secondo le indicazioni stabilite da Hahnemann il preparato iniziale viene annacquato così tanto da scomparire totalmente: una diluizione con potenza 12D, non una delle più alte utilizzate in omeopatia, significa una diluizione di 1 a 10 praticata per 12 volte, vale a dire una parte su 100 miliardi. Sarebbe come versare un paio di microlitri (la milionesima parte del litro) in una piscina olimpionica. Questo vuol dire che nessuno è in grado di distinguere un flacone omeopatico dall’altro e che in molti prodotti non c’è alcuna molecola del prodotto iniziale, solo acqua fresca o zucchero (per i granuli). Come ironizza il prof. Silvio Garattini, fondatore e direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri: “Se provassi a vendere una bottiglia di vino diluita omeopaticamente con l’etichetta ‘Amarone omeopatico’, nessuno la comprerebbe, perché tutti conoscono la differenza tra l’acqua e il vino. Quando invece parliamo di farmaci c’è sempre un alone di mistero e molti credono che la cosa possa funzionare”. Ma proprio perché il metodo scientifico è “laico” e senza pregiudizi, sarebbe ipoteticamente anche possibile che una teoria così bizzarra funzioni, ma tutti gli studi effettuati dicono che l’omeopatia non ha dimostrato una qualche efficacia che vada oltre la suggestione dei pazienti e il cosiddetto “effetto placebo”.

 

Antroposofia

 

La medicina antroposofica nasce nel primo Dopoguerra dalle “intuizioni” di Rudolf Steiner, un filosofo, pedagogista, scrittore, architetto, mistico, teologo ed esoterista austriaco. Le idee di Steiner, alla base anche dell’“agricoltura biodinamica” che va tanto di moda, si rifanno all’occultismo, all’armonia tra le energie spirituali, astrali e corporee, agli influssi cosmici, all’autoguarigione e concetti che hanno a che fare più con la stregoneria, la magia e la superstizione che con la medicina. Per la cura delle patologie corporee e spirituali, la medicina antroposofica utilizza pratiche pseudoscientifiche come l’arteterapia, l’omeopatia e l’euritmia, una sorta di danza ritmica che dovrebbe stimolare gli organi a fare qualcosa. Nella preparazione dei suoi “medicinali”, l’antroposofia si rifà ai concetti e alle diluizioni alla base dell’omeopatia a cui vengono aggiunti princìpi prettamente “antroposofici” come le procedure “ritmiche” di miscelazione e di esposizione alla luce solare. Per la preparazione di questi intrugli vengono usate materie di origine minerale, vegetale, metallica e animale: polveri minerali, frattaglie ed estratti di piante. La medicina antroposofica ritiene, senza alcuna prova scientifica, che il vischio serva a curare il cancro e mostra sfiducia nei confronti di antibiotici, antipiretici e vaccini. Proprio per questa distanza dalla medicina scientifica risulta essere molto pericolosa: non sono rari i casi di persone decedute per aver abbandonato cure efficaci o di epidemie esplose nelle comunità e scuole antroposofiche dove il tasso di vaccinazioni è molto basso.

 

Fiori di Bach

 

I fiori di Bach nascono da Edward Bach, un medico britannico vissuto tra XIX e XX secolo, autore di una teoria che unisce concetti omeopatici e altri simili all’antroposofia, nella convinzione che le malattie dipendano dagli stati d’animo. Bach ha così scoperto 38 fiori che ricaricano le energie corporee e consentono una sorta di autoguarigione. Il rituale della preparazione dei rimedi, differenti per i 12 diversi tipi di personalità degli individui ognuna appartenente a un diverso gruppo floreale, prevede la raccolta di fiori in piena fioritura poi messi in acqua ed esposti alla piena luce del sole, allo scopo di trasferire le vibrazioni floreali nella soluzione. I preparati “energizzati” vengono poi diluiti alla pari con il brandy o il cognac. Stranamente non funzionano.
 

 

Osteopatia e chiropratica

 

“Manipolare le ossa è un rimedio che esiste dalla notte dei tempi. In tutti i paesi esisteva l’‘aggiustaossa’, il praticone che, grazie a una serie di manovre (spesso dolorose) su ossa o articolazioni, prometteva guarigioni o miglioramenti ma, di fronte a qualche miglioramento (spesso casuale e non dovuto alle manipolazioni), c’erano anche tanti danni, a volte gravi”, scrive Salvo Di Grazia, medico e divulgatore scientifico attraverso il blog Medbunker. Nel tempo i “praticoni” sono stati sostituiti da specialisti come ortopedici, fisiatri e fisioterapeuti, ma recentemente sono ritornati, con un linguaggio aggiornato e pseudoscientifico, sotto le insegne della osteopatia e della chiropratica. Si tratta di due medicine non scientifiche, molto diffuse negli Stati Uniti, nate alla fine dell’Ottocento, che sostengono di poter guarire attraverso manipolazioni delle ossa e delle articolazioni. Andrew Taylor Still, il medico americano fondatore dell’osteopatia, riteneva che l’osso fosse il punto di partenza per guarire tutte le malattie, anche quelle cardiovascolari, nervose, urinarie e croniche. Con la sola imposizione delle mani l’osteopata dovrebbe riuscire a creare l’equilibrio per l’autoguarigione, senza uso dei farmaci. Non ci sono prove dell’efficacia di queste manipolazioni, ma  il Parlamento con il ddl Lorenzin sta discutendo il riconoscimento di osteopati e chiropratici.

 

Bonifacio, Hamer, Di Bella e Stamina

 

Tutte queste pseudomedicine sono vecchie di qualche secolo – e ancor di più la medicina tradizionale cinese e quella ayurvedica – ma non vuol dire che siano solo retaggi del passato. Al giorno d’oggi l’omeopatia e i “rimedi naturali” sono la medicina di chi sta bene (anche se non mancano casi tragici di chi rifiuta le cure ufficiali ed efficaci). Ma le stesse superstizioni e gli stessi errori logici che portavano gli uomini a fidarsi di false cure, si ripresentano anche anche oggi e per gli stessi motivi di duecento anni fa. Ritornano movimenti come l’antivaccinismo, stavolta non solo per la paura dei vaccini ma a causa del loro successo: le vaccinazioni di massa hanno fatto scomparire diverse patologie e adesso, siccome queste malattie non sono più in circolazione, si pensa che i vaccini siano inutili o dannosi. Si diffondono nuove pseudocure, per combattere malattie contro cui la medicina dà risposte dolorose o inefficaci. Esattamente come accadeva secoli fa. Tutte le false terapie contro il tumore – dal “siero di Bonifacio” a base di pipì di capra al “metodo Pantellini” con bicarbonato e limone, dal “metodo Hamer” al “metodo Di Bella”, passando per il veleno di scorpione e altre diavolerie –  compaiono in un periodo in cui le terapie antitumorali erano strazianti e spesso inefficaci. Ora che l’oncologia e la farmacologia hanno fatto passi da gigante nella cura del cancro, la nuova frontiera delle pseudocure – e quindi dei guaritori e degli approfittatori – sono le malattie contro cui non ci sono terapie efficaci, dove la disperazione dei malati è anche disponibilità a tutto. E ne abbiamo avuto un esempio con lo scienziato della comunicazione Davide Vannoni e il suo “metodo Stamina”.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali