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Se Mafia Capitale non è mafia allora la legge è sbagliata, dice Rep. Ma Pignatone sostiene il contrario

Luciano Capone

Il Tribunale non ha individuato per i gruppi criminali “alcuna mafiosità autonoma o derivata da altre”. Per il quotidiano invece i giudici non hanno sbagliato nella sentenza e che “Mafia Capitale” è mafia vera

Roma. Siccome la sentenza sul “Mondo di mezzo”, che non è più “Mafia Capitale”, non è piaciuta allora la colpa è della legge. E’ più o meno questo il commento di Repubblica alle motivazioni della sentenza di condanna che esclude la mafiosità delle associazione criminali di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Secondo i giudici per parlare di mafia devono esistere requisiti specifici previsti dalla legge e la descrizione della “Mafia Capitale” fatta dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e dagli altri pm che si sono occupati dell’inchiesta “non è quella recepita dal legislatore nell’attuale formulazione dell’articolo 416 bis, per il quale non è sufficiente il ricorso sistematico alla corruzione ed è invece necessaria l’adozione del metodo mafioso, inteso come esercizio della forza della intimidazione”. In sintesi, il Tribunale non ha individuato per i due gruppi criminali “alcuna mafiosità autonoma o derivata da altre”. Questo è quello che hanno stabilito i giudici. E, per carità, la sentenza può anche essere criticata dalla stampa, ma non è quello che fa Repubblica. La linea invece è che i giudici non hanno sbagliato nella sentenza e che “Mafia Capitale” è mafia vera. Come si fa a tenere in piedi queste due tesi contraddittorie? Semplice, è la legge che è sbagliata! Bisogna cambiarla in modo da far diventare mafia anche ciò che mafia non è: “Stiracchiato dalla giurisprudenza, il 416 bis appare insufficiente a contrastare una mafia che si evolve più velocemente della legge – scrive Rep. – ed è questo il limite davanti al quale si sono arresi i giudici di Mafia capitale, che hanno rigettato la tesi dell’accusa”. Il tribunale avrebbe anche voluto spingersi oltre “ma chiamare col nome mafia questa realtà criminale, secondo i giudici, equivarrebbe a riscrivere la norma. Compito che detta un’urgenza alla politica”. In sintesi, bisogna cambiare ed estendere il 41 bis perché, così com’è, è una legge vecchia e inefficace.

 

La replica a questa tesi acrobatica arriva dalle parole di qualche mese fa pronunciate proprio da Pignatone: “Non credo che sia opportuno modificare il 416 bis – ha detto a giugno il procuratore di Roma –. E’ una norma collaudata in tanti anni, ampiamente sperimentata, sistematizzata e chiarita dalla Cassazione. Così com’è, è già sufficiente per contrastare la criminalità violenta, sia la mafia che la corruzione a essa legata”. Per quanto su questa vicenda la fantasia non manchi, risulterebbe davvero difficile definire “negazionista” pure Pignatone.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali