Bruno Contrada (foto LaPresse)

Sbatti la faccia di mostro in prima pagina

Redazione

Il passato che non passa e l’eterno ritorno delle accuse a Contrada

Avrà pensato a un incubo, o forse a mente sarà corsa alla vigilia di Natale del 1992, quando venne arrestato dai suoi colleghi con l’infamante accusa di essere un amico della mafia. Ma ormai quella dovrebbe essere storia passata, dopo venticinque anni di Calvario giudiziario fatto di condanne e assoluzioni, conclusosi poche settimane fa con la revoca della condanna da parte della Cassazione ma dopo che la pena di 10 anni di carcere è stata già pagata in pieno. E invece il suo non era un Calvario, ma una fatica di Sisifo: ogni volta che riesce a spingere il masso fino in cima al monte, il masso rotola giù e Bruno Contrada deve andare a riprenderselo. Anche a 86 anni.

 

È successo infatti che l’ex numero due del Sisde è stato svegliato in piena notte per una perquisizione nella casa in cui vive con la moglie malata. Il blitz è stato ordinato dalla procura di Reggio Calabria nell’ambito dell’inchiesta – parallela a quella palermitana sulla Trattativa – sulla “ndrangheta stragista”, per gli attentati ai carabinieri dei primi anni Novanta. Ma cosa c’entra Bruno Contrada? Nell’ordinanza che accusa i boss Giuseppe Graviano e Rocco Filippone quali mandanti della strategia stragista di attacco, l’ex poliziotto non compare direttamente.

 

È coinvolto attraverso Giovanni Aiello, alias “faccia di mostro”, un ex poliziotto ultimamente accusato senza finora alcuna dimostrazione di ogni strage e nefandezza, dagli assassini di poliziotti e carabinieri alle stragi di Capaci e via D’Amelio fino alle bombe sui treni e l’omicidio di un bambino. Ebbene “Faccia di mostro” – che ultimamente ha sostituito il fantomatico Signor Franco nel ruolo di agente segreto supercattivo – sarebbe “legato a Bruno Contrada, sospettato di avere avuto un ruolo in diverse eclatanti vicende stragiste nel contesto di oscuri inquietanti rapporti fra criminalità organizzata e apparati statali deviati”.

 

È l’abbondanza di aggettivi che giustifica il blitz notturno. Ma cosa pensavano di trovare gli inquirenti, a distanza di oltre 20 anni dai fatti, a casa di un vecchio che è stato ingiustamente recluso per 10 anni in carcere? La perquisizione ha portato al sequestro di nulla, niente, nisba. Ma è servita a sbattere, ancora una volta, le facce di mostro in prima pagina.

Di più su questi argomenti: