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Anche la Procura entra nella guerra dell'acqua di Roma

Redazione

Perquisizioni nella sede di Acea per sequestrare i documenti relativi ai prelievi dal lago di Bracciano. Indagato il presidente Saccani per inquinamento ambientale 

Inquinamento ambientale. Questa l'accusa notificata al presidente di Acea, Paolo Tolmino Saccani, tramite un avviso di garanzia inviato questo pomeriggio dalla Procura di Civitavecchia. Al centro delle indagini ci sono i prelievi effettuati dalla società nel lago di Bracciano, che secondo la Regione Lazio avrebbe raggiunto un livello limite di abbassamento idrometrico. Da qui la decisione del presidente Nicola Zingaretti, comunicata nei giorni scorsi, di fermare i prelievi da Bracciano, da cui è scaturita la possibilità del razionamento dell'acqua per un milione e mezzo di romani.

 

Sono diverse le denunce arrivate alla Procura di Civitavecchia a carico di Sacconi e di Acea Ato 2, che in base al decreto legislativo 231 del 2001 sulla responsabilità "penale" delle imprese risulta anch'essa indagata, come specificano i carabinieri in una nota. Le indagini sono state affidate ai carabinieri del Noe, che già nel pomeriggio hanno perquisito gli uffici dell'utility in via Ostiense sequestrando la documentazione relativa alla captazione dal lago. Intanto, il ricorso che Acea aveva presentato contro il provvedimento della Regione (che blocca i prelievi da Bracciano dalla mezzanotte di venerdì) è stato respinto dai giudici del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche. "Il provvedimento in esame non appare inficiato da irragionevolezza, considerato che tutti i Comuni" limitrofi o confinanti col lago di Bracciano "si sono espressi favorevolmente" rispetto ad un intervento "della Regione Lazio diretto ad interrompere il prelievo di acqua al fine di impedire un ulteriore abbassamento del livello idrometrico", scrivono i giudici nella sentenza. Il Tribunale ritiene che "il rilievo marginale che parte ricorrente ha evidenziato del prelievo di acqua dal lago di Bracciano rispetto alle concause rappresentate dall'evaporazione dovuta alle alte temperature nonché all'assenza di precipitazioni non appare argomento decisivo tenuto conto che rispetto ad esse la Regione non ha come ovvio alcuna possibilità di intervenire". 

   

Sulla questione è intervenuto anche il ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti. Senza nascondere la preoccupazione per l'impasse, ha chiarito che l'obiettivo del tavolo di lavoro è quello di evitare il razionamento: "Quella di Roma è la situazione che mi preoccupa di più. Acea e Regione hanno strumenti per risolvere il problema e mi auguro che, da qui a domani, si possa trovare una soluzione per evitare quello che non voglio, cioè che un milione e mezzo di romani restino senza acqua. Soprattutto perché andremmo su tutti i giornali del mondo per una crisi idrica inspiegabile. Spero che questo non accada", ha detto il ministro. Proprio per questo, secondo quando scrive il Corriere della Sera, il governo potrebbe emanare entro domani un decreto che autorizza ulteriori prelievi di acqua, anche oltre i limiti consentiti, per motivi di salute. Il testo riguarderebbe solo Regioni che hanno chiesto lo stato di calamità a causa della siccità. In questo modo si eviterebbe anche il razionamento dell'acqua nella Capitale.

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