Il capo dell'Anm: il caso Consip è la prova di una “patologia” da intercettazioni

Redazione

Eugenio Albamonte, sentito dalla Stampa, ammette che la pubblicazione delle registrazioni anche più irrilevanti tra Matteo e Tiziano Renzi è "gravissima" e anche "un reato". “Non è solo questione di rispetto della persona ma un danno all’inchiesta”

Eugenio Albamonte, successore di Piercamillo Davigo alla guida dell’Associazione nazionale dei magistrati italiani, torna a parlare di intercettazioni. Interpellato dalla Stampa sulla posizione dell’Anm a proposito della riforma del processo penale – e in particolare sulle nuove regole che riguardano la pubblicazione di colloqui intercettati, a tutela della privacy di terzi – il magistrato risponde che si tratta di “un principio sacrosanto”. “Anche noi pensiamo che sia un segno di civiltà il rispetto dei terzi ma anche dell’indagato stesso”, spiega Albamonte, che aggiunge: “Non si capisce perché il pubblico debba sapere che il tal indagato per corruzione ha un’amante o una malattia”.

E riguardo al processo Consip – con la pubblicazione delle registrazioni tra Matteo e Tiziano Renzi – e alle intercettazioni anche più irrilevanti che finiscono in pasto alla stampa, Albamonte ammette che la loro pubblicazione è “gravissima”, una “patologia”. E del resto è anche “un reato”. “Non è solo questione di rispetto della persona ma un danno all’inchiesta”, spiega Albamonte. “Il pm che sta lavorando ha il diritto alla segretezza perché i soggetti al centro dell’indagine non possano prendere contromisure”.

Il capo dell'Anm ribadisce una posizione già espressa il 13 aprile scorso su queste colonne, quando in un’intervista a Claudio Cerasa, sosteneva che “il problema non sono le intercettazioni, ma il modo in cui vengono utilizzate e strumentalizzate” ed aggiungeva che “è un problema ed è un fatto grave che la privacy di persone estranee alle indagini venga messa a dura prova” e che il legislatore dovrà presto trovare un modo “per aiutare le procure a combattere davvero le fughe di notizie”, sanzionare chi gioca con le intercettazioni e impedire che prima dell’udienza filtro le escano dalle procure e finiscano sui giornali”.