Carabinieri nella sede della Consip (foto LaPresse)

Caso Consip, Scafarto tira in ballo Woodcock: “Mi suggerì di fare un capitolo sui servizi”

Redazione

Il capitano del Noe, indagato per falso, è stato sentito dai pm della procura di Roma. Non sarebbero solo due gli errori contenuti nell'informativa 

Una scia piuttosto lunga di errori, imprecisioni, forse dettate dalla fretta, sicuramente gravi visto che si tratta di un'informativa alla base di una delle inchieste più discusse degli ultimi mesi. Una scia così lunga che, quanto i pm di Roma hanno cominciato a chiederne conto al capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, il diretto interessato avrebbe commentato sconsolato: “Mamma mia, pure questo”.

 

La vicenda è quella legata a Consip e all'indagine che vede coinvolti, tra gli altri, il padre di Matteo Renzi, Tiziano. Ebbene, il mese scorso, Scafarto, capitano del Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri (Noe) che ha condotto l'indagine, è stato indagato per falso. Secondo l'accusa avrebbe infatti manipolato alcuni degli atti. E fino ad oggi si pensava che gli errori (voluti?) fossero solo due: un'intercettazione attribuita ad Alfredo Romeo ma in realtà relativa a frasi pronunciate da Italo Bocchino e l'inserimento nell'informativa di notizie, già smentite dagli stessi carabinieri, sulla presenza di uomini dei servizi segreti nel momento in cui i militari stavano recuperando i pizzini dell'imprenditori campani. Nel primo caso l'intercettazione era stata utilizzata dai soliti giustizialisti per dimostrare rapporti tra Romeo e babbo Renzi, nel secondo uno “strano” interessamento di un apparato dello Stato che dipende da Palazzo Chigi. 

  

Scafarto, però, aveva sbagliato. Perché? Cosa voleva ottenere? Aveva agito da solo? Proprio in quei giorni il pm di Napoli John Herny Woodcock che con Scafarto aveva lavorato all'indagine, aveva rilasciato una strana intervista-non intervista a Repubblica in cui attaccava: “Se qualcuno pensa che il mandante sia io, lo dica chiaro così querelo e mi compro casa a Capri. O meglio: a Sorrento”. E ancora: “Qui parliamo di migliaia di pagine. Certo, ogni giorno gli investigatori informano sui progressi dell'inchiesta, ma è impraticabile ascoltare la registrazione. E poi, la procura di Napoli non ha utilizzato queste carte”.

 

Ebbene sarebbe stato proprio Scafarto, davanti ai magistrati di Roma, a fare il nome di Woodcock. In particolare il militare avrebbe spiegato che fu il pm di Napoli a “rappresentargli” l'opportunità di dedicare un capitolo dell'informativa sulla presunta presenza di esponenti dei servizi segreti. “La necessità di dedicare una parte della informativa - avrebbe riferito - inerente al coinvolgimento di personaggi legati ai servizi segreti, fu a me rappresentata come utile direttamente dal dottor Woodcock. Al posto vostro farei capitolo autonomo su tali vicende”. 

 

 

Scafarto si sarebbe quindi scusato per gli errori che, avrebbe spiegato, sono da “attribuire alla fretta di completare l'informativa”. Era stata proprio la procura di Roma a revocare la delega di indagini su Consip al Noe dei carabinieri, a causa delle “ripetute rivelazioni di notizie coperte da segreto sia verso gli indagati, sia nei confronti degli organi di informazione”. Nel frattempo il procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo ha deciso di avviare un’azione disciplinare nei riguardi del pm di Woodcock in relazione all'articolo pubblicato da Repubblica ad aprile.