Niccolò Machiavelli

Ho parlato con Machiavelli e mi ha detto che…

Davide D'Alessandro

A colloquio riservato con il Maestro della politica su Italia, Europa e dintorni. La gloria non vede, ma non dispera

Dialogare con Niccolò Machiavelli negli Orti Oricellari, nel cuore di una Firenze sfavillante, è sempre una grande emozione. Come sta, Maestro?

Bene, ma potrei star meglio se mi aveste ascoltato. Gli italiani continuano a leggermi poco e a citarmi peggio, nonostante innumerevoli e pregevoli studi critici. Avete la testa dura. Più la urtate contro il muro e più diventa dura. Io uscivo da un borghetto, entravo qui, nell’orto, conversavo e dibattevo con chi parlava la mia lingua, riconoscendo il mio genio. Ma oggi con chi parlo?

Perché ha accettato questo incontro?

Perché può avere una qualche utilità. Non siete messi meglio rispetto al tempo mio, anzi tutt’altro. Cianciate di Europa, vedo fumo, tanto fumo e poco arrosto. Vedo tante idee, tanti progetti e scarse realizzazioni. Vedo, continuo a vedere la politica e non le politiche. Vedo le lotte di potere e non vedo gli uomini in grado di guidare la macchina. Non avete uno Stato. Avete potenze inespresse, non avete consapevolezza e lungimiranza. Avete la tecnica, che contribuisce alla ruina, se mal utilizzata, ma non avete lo sguardo lungo. Avete la personalizzazione di finti leader, non avete la capacità di perseguire il bene comune, unico obiettivo della vera politica.

Conserva intatto il proverbiale pessimismo.

Anche lei con questo pessimismo? Si chiama realtà, guardare con occhi disincantati ciò che mi si appalesa davanti. È incredibile lo sciupio che fate delle risorse, delle intelligenze. Dilapidate ogni giorno il futuro delle giovani generazioni. Lavorate per soddisfare soltanto il bisogno di chi c’è ancora, non di chi verrà. Un’aberrazione.

In effetti, negli ultimi vent’anni siamo stati impegnati nella ricerca della migliore legge elettorale possibile e forse non vincerà nessuno…

Ma non vi vergognate? Non avete il senso del pudore? Non avete un sussulto di dignità? La corruzione dilaga, impera. Intere regioni sono alla mercé della delinquenza organizzata e Roma che fa, si gratta? Le leggi fanno buoni gli uomini. Voi avete tante leggi e nessuna legge. Parlate di merito, scrivete fiumi di inchieste sui giornali, avete diecimila canali televisivi, ma la musica non cambia. La gloria non vedo. Ve l’ha detto anche Leopardi e ve lo ripeto io.

Abbiamo l’Europa…

L’Europa! Voglio esser chiaro: l’idea è suggestiva, accattivante, io non l’avverso, ma è vuota, priva di contenuti. Se fossi Cancelliere a Bruxelles, saprei come riempirla, come farla brillare di luce propria. Ascoltate Habermas, leggete Habermas, tenetevi stretto Habermas. Più di uno, anzi molti se ne stanno avvedendo.

Pare ci voglia provare Macron. Può essere il nuovo Principe di una nuova grande Europa?

Lasci stare il Principe, ma il giovane è acuto e intelligente. Si vede che ha studiato, che si è nutrito anche delle mie pagine. Macron ha capito che non basta chiamare a raccolta i governi, i loro presidenti, che vanno e vengono. Li fate votare, i popoli, ma non li fate sentire parte di uno storia che li riguarda. Non è la moneta a unire i popoli. Se il popolo non sente un progetto, non ne avverte il fine supremo, se non è chiamato a condividerlo e a viverlo, il progetto ruina. Ci sono uomini e donne che hanno lottato per questa Europa, mettendo in gioco la vita, rendendo universali bisogni ed esigenze, sperando in un futuro migliore. Tradirli è come fare carta straccia di un esempio, di un insegnamento. L’Uomo di Stato sa che senza il consenso del popolo, ruina. Per ora è fredda, l’Europa, non sprigiona alcun calore, non muove alcuna passione. E senza calore, senza passione, non c’è politica, non c’è Stato, non c’è niente. Invece, sento sempre la necessità e l’urgenza di fondare uno Stato e l’atto di fondazione avviene con un uomo che abbia doti non solo umane. Un grande Stato europeo che non cancelli i singoli Stati, che Stati non sono mai …stati, ma che li tenga e li contenga. Che ne faccia esprimere le forze, eliminandone le debolezze. Io spero, e lo sperar cresce il tormento.

 

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