Angela Merkel e Martin Schulz (foto LaPresse)

La Germania al voto. Intervista a Ubaldo Villani-Lubelli

Matteo Scotto

Le elezioni tedesche non sono affatto noiose, poiché la gara per il terzo posto tra Linke, Liberali, Verdi e AfD è importantissima e tutt'altro che scontata. 

Oggi su Eurotomane un'intervista sulle elezioni tedesche a Ubaldo Villani-Lubelli, ricercatore in Storia delle Istituzioni politiche all’Università del Salento, membro della rete Rub-Europadialog della Ruhr-Universität Bochum e della Fondazione Mercator, autore di numerosi saggi e commenti sulla politica tedesca e del libro Enigma Merkel. In Europa il potere è donna (goWare 2013).

Matteo Scotto: Villani-Lubelli, ormai ci siamo. Domenica in Germania si vota e da analista e esperto di Germania, vorrei farle qualche domanda sulle elezioni tedesche. C'è davvero una partita in corso o i sondaggi hanno ragione, quando danno la vittoria della Merkel più scontata di quella del Real Madrid sul Crotone? Da dove nasce questo grande e indissolubile amore per la Cancelliera?

Ubaldo Villani-Lubelli: La Cancelliera arriverà prima, questo è fuori discussione. Ma un conto è vincere con il 35-36 per cento e un altro con il 37-39. Più Merkel si allontanerà del risultato del 2013 (41.5) più sarà difficile presentarsi come vincitrice delle elezioni. Se farà un’alleanza con i liberali o eventualmente i Verdi sarà una sua vittoria, se al contrario, sarà costretta alla terza Grande Coalizione o ad una avventurosa colazione-Giamaica con Verdi e librali insieme, per Merkel la formazione del governo sarà difficile e complicata. Quanto al successo di Merkel è semplice: rappresenta stabilità e continuità di governo. Se un paese sta bene, com’è il caso della Germania, è difficile cambi governo, soprattutto in una società come quella tedesca a cui non piacciano gli esperimenti. Il segreto di Merkel è che riesce a parlare a tutti, i suoi messaggi arrivano a tutte le classi sociali e a tutti gli elettori e a tutte le elettrici di qualsiasi partito. In queste elezioni poi ha un atteggiamento straordinariamente sovrano, si presenta sempre come cancelliere di una nazione e non come candidato di un partito. Se a questo aggiungiamo che la SPD è nel pieno di una profonda crisi di classe dirigente, per Merkel è facile vincere le elezioni. Il vero avversario è a destra, l’AfD.

M.S.: A guardare il dibattito televisivo tra Angela Merkel, la candidata per la CDU (la democrazia cristiana tedesca), e Martin Schulz, il candidato del SPD (il partito social-democratico), ci si chiede come mai i due candidati non stiano nello stesso partito. Come mai?

U.V.L.: Negli ultimi dodici anni SPD e Unione hanno governato insieme per otto. È normale ci siano molti punti in comune. Non dobbiamo mai dimenticare, inoltre, il particolare contesto storico che stiamo vivendo. Tra ascesa del nazionalismo, terrorismo, Brexit e Trump, c’è bisogno di grande senso di responsabilità e di coesione politica per contrastare fenomeni straordinari. Detto questo, credo ci sia anche un problema di formato televisivo, non tanto di programmi e differenze politiche. Il duello televisivo in Germania andrebbe abolito o modificato includendo tutti i rappresentanti dei partiti. In Germania non c’è l’elezione diretta del Cancelliere, si votano i partiti. È diverso dalla Francia e dagli Stati Uniti, dunque il duello non ha senso.

M.S.: Quali saranno le conseguenze per l'Europa a seconda di chi verrà eletto? Possiamo prevedere passi avanti o indietro della Germania su qualche capitolo importante dell'integrazione europea?

U.V.L.: In Italia sopravvalutiamo troppo il ruolo delle elezioni nazionali per il futuro delle istituzioni europee. Lo stesso accadde nel 2013, allora si parlava di svolta. In realtà, dobbiamo abituarci all’idea che in un’Europa a 28 (o 27) ci sono elezioni nazionali ogni anno e che queste incidono poco sul futuro dell'Ue. Il processo di integrazione europeo segue un binario autonomo e procede sempre per piccole (a volte impercettibili) riforme. Sarà così ancora a lungo, finché non si riaprirà il discorso su una nuova costituzione europea, ma al momento mi sembra un'opzione remota.

M.S.: Lei come vede il ruolo della Germania di oggi in Europa?

U.V.L.: La Germania è il principale fattore di stabilizzazione in Europa. Lo è stato nella fase più acuta della crisi (anche se sono stati fatti degli errori, come per esempio all'inizio della crisi nel 2010, quando si poteva salvare la Grecia con poco) e lo è ancor di più oggi dopo Brexit. La Germania ha un ruolo egemone in Europa, ma è inevitabile sia cosi per quattro semplici ragioni: è il paese politicamente più stabile ed economicamente più forte, l’allargamento a Est dell’Europa ha attribuito alla Germania una rinnovata centralità geopolitica, il Regno Unito ha abbandonato l'Ue e la Francia ha perso peso politico internazionale. Insomma, ci resta solo la Germania, per fortuna.

M.S.: Ultima domanda da italiano caciarone che è abituato alle mortadelle in Parlamento e a populismi di ogni sorta. Perché la politica tedesca pare così noiosa? Come mai la politica del "VAFFA" ha cosí poco seguito?

U.V.L.: La politica tedesca non è noiosa. Segue codici di comportamento e di discussione politica diversi dai nostri. I programmi e le proposte concrete hanno una centralità che da noi è inimmaginabile. Anche quando si parla di alleanze post-elettorali o di candidati lo si fa sempre discutendo su proposte specifiche e sui programmi. Insomma, poca retorica e più sostanza. In realtà, questa volta sono avvincenti e interessanti, poiché la gara per il terzo posto tra Linke, Liberali, Verdi e AfD è importantissima e apertissima. È lì che si gioca il prossimo governo tedesco. Ricordo, infine, che n Germania le elezioni non sono vissute come una momento catartico in cui si decide il destino del paese, ma sono un momento, indubbiamente importante, della democrazia tedesca. Le istituzioni sono stabili e solide, a prescindere da chi vincerà. Bisogna considerare, inoltre, che in Germania è molto diffuso il voto per posta, circa il 25 per cento degli elettori vota molto prima del giorno delle elezioni, rendendo così meno acceso e interessante il dibattito politico degli ultimi giorni.