Fincantieri-STX: Lione come Plombières

Carlo Torino

L’accordo di Lione sanziona il primato Italiano nella cantieristica, e recupera una relazione con la Francia pericolosamente incrinata   

L’affaire Fincantieri-Stx ha trovato una sua naturale conclusione in seno ad un più ampio quadro di assetti geo-economici con la Francia.

E, in verità, vi sarebbe ben poco da aggiungere al «documento congiunto» diramato ieri ad opera delle delegazioni ufficiali – peraltro singolarmente dettagliato; inconsuetamente particolareggiato nelle descrizioni degli accordi finanziari sottoscritti.

V’è poco da aggiungere in quanto, forse, oggettivamente non era possibile ottenere di più. Un accordo che riconosce il primato Italiano nella guida del gruppo ­­– ancorché mediante una forma giuridica per dir così peculiare di assetto. Forma giuridica – il prestito dell’1 per cento – che in alcun modo lede i diritti di Fincantieri e nel controllo e nel riconoscimento dei dividendi correlativi. E soluzione che nel medesimo tempo evita un’umiliazione alla Francia, per la quale un’abiura improvvisa, brusca e totale del principio dell’interesse nazionale era del tutto inconcepibile, nonché difficile da giustificare alla pubblica opinione – posizione alla quale peraltro la retorica veterobonapartista del suo Presidente non ha certo reso lodevole servigio.

Questa scabra riflessione corrisponde a una presa di coscienza che le questioni di politica industriale si risolvono e si dissolvono nel realismo e nella concretezza. Le interpretazioni metafisiche e ominose alle quali qualche giornale indulge strumentalmente, non sono se non una meravigliosa dimostrazione di ingenuità politica e scarsa dimestichezza culturale con il principio di realtà.

Evocare immagini di «decadenza», segnacoli di «debolezza ­– o peggio abiezione – morale» in un accordo industriale tra potenze, non è mai altro, ci sembra, che una sottile volontà di delegittimazione aprioristica di qualsiasi ­– qualsiasi! – azione di governo.

Sulla base di queste dottrine ideali Cavour sarebbe stato nient’altro che un sagace «diplomatizzatore», di dubbie disposizioni morali in quanto rifiutava il metodo rivoluzionario di Mazzini, e preferiva la concretezza della politica internazionale. E Plombières, al pari di Lione, costituirebbe il simulacro della vergogna nazionale.