Crescita e occupazione: dipende da noi!

Carlo Torino

Il ministro dell’Economia Padoan ribadisce il valore delle misure strutturali dei Millegiorni, in piena sintonia con il segretario Pd. È finalmente l’ora di porre rimedio definitivo alla questione «giovani».

È del tutto evidente che i dati pubblicati ieri dall’Istat lasciano emergere il carattere sempre più strutturale di una ripresa economica che, al di là dell’insondabile rigore di cifre e statistiche – non di rado avulse, e quasi insensibili al dato umano e sociale –, inizia a rifrangersi (in maniera forse inconscia) sui comportamenti collettivi, e sulle inclinazioni di pensiero degli Italiani. Scardinando a grado a grado quell’odiosa impalcatura di pessimismo metafisico, dalla quale ci siamo lasciati imprigionare gli animi fino all’esasperazione.

Non è chiaro a chi giovi questo clima di irriducibile contrapposizione ideologica, di intransigentismo, di assurde e dannose pregiudiziali; quando basterebbe invece un’analisi onesta non solo sulle cifre, ma soprattutto del più generale clima morale, delle energie fattive che iniziano finalmente a sommuovere il tessuto civile e industriale della nazione dall’inizio della Grande crisi. È indubitabile: molto resta ancora da fare. I freni che ci siamo autoimposti; la sconfitta referendaria; un’irrefrenabile quanto inedita disposizione letteraria (collettiva) al romanzo storico: echeggiante un paesaggio morale da congiure rinascimentali, del tutto inesistente in seno a Partito democratico. E bene fa il ministro dell’Economia Padoan – nella sua nota a margine dei dati appena pubblicati – a ricordare che, grazie agli interventi fiscali dei governi Renzi e Gentiloni, i contribuenti pagheranno, nel 2017, 20 milioni in meno di imposte. Ma rievochiamoli, come giustamente fa il Ministero dell’Economia: «riduzione dell’Irpef ai lavoratori con remunerazioni più basse attraverso un beneficio di 80 euro»; cancellazione dell’Imu sui beni strumentali e sui terreni agricoli; riduzione dell’Ires (imposta sui redditi societari) dal 27,5 per cento al 24; cancellazione della Tasi sulla prima casa. Solo per richiamare l’attenzione sui più rilevanti.

E se l’apparenza ha ingannato quanti ritengano di scorgere nel Pd, e nel governo in carica, i segni fisiologici di una prematura gratificazione morale per il compito svolto in questi anni; quasi un allentamento della tensione verso una maggiore crescita, congiunta al giusto rigore nella gestione delle finanze pubbliche: insomma, una volontà taciuta di iniziare a distribuire dividendi – o peggio, qualche mancia preelettorale –, proprio a costoro, vanno opposte le parole di indirizzo del ministro Padoan relative alla prossima Finanziaria. Parole sulle giovani generazioni, e per le giovani generazioni: ricordando quanto di buono le riforme dei Millegiorni hanno fatto per loro attraverso gli interventi sul mercato del lavoro; e su quanto questo governo è determinato ancora a fare con i piani di decontribuzione allo studio.                

Fidando nel presupposto di in una robusta ripresa internazionale; in una maggiore spinta nei consumi interni e nella dinamica dell’inflazione – fondamentale per la stabilizzazione (e riduzione) del rapporto debito/Pil; nella buona riuscita degli incentivi per gli investimenti privati e, in pari tempo, nella concreta ripartenza di quelli pubblici e infrastrutturali. E se, ancora, l’insidia delle attuali pressioni geopolitiche viene adeguatamente contenuta, evitando choc di natura globale: forse allora, vi sono le condizioni oggettive per nutrire buone e fondate speranze. Molto, come ben sappiamo, dipende da noi.