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Trump in Corea del sud tra proteste e promesse

Redazione

Il presidente americano è in visita a Seul, dove sono iniziate manifestazioni di protesta. Domani è atteso a Pechino

Donald Trump è arrivato in Corea del sud, la seconda tappa del suo tour asiatico, dove ha sottolineato l’urgenza di frenare i progressi di Pyonyang nel campo della ricerca missilistica e nucleare. “È il momento di agire con urgenza e con determinazione”, ha detto Trump, lodando la Cina e augurandosi che la Russia e altre nazioni a “chiedano con forza” la fine del programma missilistico nordcoreano che “costituisce una minaccia mondiale che richiede un’azione congiunta da parte di tutte le nazioni”. Ha anche aperto alla possibilità che Kim Jing un si sieda al tavolo dei negoziati.

  

Trump avrebbe dovuto incontrare Moon Jae in nel pomeriggio, ma il presidente sudcoreano si è presentato alla base militare di Camp Humphreys, dove è atterrato l’Air Force One. Uno strappo al protocollo, da parte di Seul. Nessun presidente prima d’ora aveva accolto un leader straniero fuori dalla residenza di Cheong Wa Dae nella capitale. Trump ha definito Moon “un gran signore”. “Gli Stati Uniti sono pronti a difendere se stessi e i loro alleati con l’uso della forza” ha promesso Trump durante l’incontro e Moon ha detto che questa visita è un punto di svolta nei tentativi di “disinnescare la tensione con la Corea del nord”. I due leader sono poi saliti a bordo di un elicottero per raggiungere la residenza presidenziale.

 

Ma la visita di Trump non è stata accolta solo da entusiasmo. Quindicimila agenti sono stati dispiegati per garantire la sua sicurezza, infatti, decine di persone si sono radunate nei pressi dell’ufficio presidenziale per manifestare. Hanno esposto cartelli contro il presidente, con lo slogan “no war”. Trump è accusato di accrescere e fomentare le tensioni con Pyongyang spingendo Seul a spendere di più in armamenti. Contrariamente ad altri suoi predecessori, Trump non andrà nella zona demilitarizzata che separa il nord e il sud della Corea. Domani partirà alla volta di Pechino e sarà questo l’incontro più atteso.

 

Il presidente americano e Xi Jinping si erano incontrati in Florida lo scorso aprile e ne era scaturito un incontro bizzarro. “Avremo un grande rapporto”, aveva detto Donald Trump entusiasta. “Nel lungo termine avremo una grande, grande relazione e penso che abbiamo stretto amicizia”. Ma la Cina di Xi contende agli Usa il ruolo egemone in una regione centrale negli equilibri mondiali e i leader dell’area si aspettano che durante questo tour gli Stati Uniti chiariscano fino a che punto sono disposti ad essere parte dei giochi economici e militari che rendono l’Asia una regione centrale. Trump finora ha lanciato segnali contrari e il primo atto della sua presidenza è stato lo stralcio del Tpp, la Trans-Pacific Partership, l’accordo commerciale voluto da Obama per legare il destino di Washington alle nazioni del Pacifico.

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