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A 500 anni, i protestanti abbracciano l'ultima riforma: la morte per autosecolarizzazione

Giulio Meotti

Se Martin Lutero visitasse oggi una delle culle del protestantesimo farebbe fatica a immaginarvi alcun futuro

Roma. La Bbc pochi giorni fa ha rivelato che “non ci sono più bambini in un quarto delle congregazioni della Church of England. E di media, soltanto nove bambini frequentano una messa anglicana”. A cinquecento anni dalla Riforma protestante, se Martin Lutero visitasse oggi una delle culle del protestantesimo farebbe fatica a immaginarvi alcun futuro. Lo stesso accadrebbe se facesse tappa a Wittenberg, dove si trova la Stadtkirche St. Marien, la basilica di San Pietro del protestantesimo, dove Lutero teneva i suoi sermoni incendiari contro il Vaticano, suggellò l’ascesa del movimento protestante e dove i primi pastori protestanti furono ordinati. In una tipica domenica, in chiesa non ci sono più di cento fedeli. Secondo Detlef Pollack, professore di sociologia religiosa presso l’Università di Münster, appena il quattro per cento dei protestanti tedeschi partecipa alla vita della chiesa oggi, contro il 10-15 per cento negli anni Cinquanta. Nello stato della Sassonia-Anhalt, dove si trova Wittenberg, solo il 13,8 per cento della popolazione appartiene alla chiesa protestante; nella vicina Turingia, l’altra regione simbolo del luteranesimo, la cifra è del 23,6 per cento. Negli anni Cinquanta, quando Konrad Adenauer era cancelliere, 430 mila protestanti vivevano a Francoforte. Oggi sono 110 mila.

 

E’ uno scenario simile in tutta Europa: il protestantesimo “tiene” nel Global South africano e sudamericano, ma sta morendo letteralmente nella culla della Riforma di Lutero. Raccontano Thomas Howard e Mark Noll nel libro “Protestantism after 500 years” che “nel 1910 l’11 per cento dei protestanti viveva fuori da Europa e Nord America, mentre oggi quella cifra è al 73 per cento”. Uno studio condotto Gallup International rivela che la Svezia, patria del protestantesimo, è “il paese meno religioso d’occidente”. La chiesa di San Giacomo a Stoccolma, costruita per 900 fedeli, oggi la domenica non ne ospita più di 30. Solo il cinque per cento degli svedesi frequenta la chiesa. Di recente, migliaia di persone hanno lasciato la chiesa di Danimarca a seguito di una campagna pubblicitaria promossa dalla Società atea. Tra aprile e giugno 2016, diecimila persone hanno lasciato la chiesa, il più alto numero di ritiri di sempre. Anche la chiesa di stato norvegese ha perso più di 25 mila membri in un mese. Solo il tre per cento dei norvegesi va in chiesa per pregare più di una volta al mese. Più di 90 mila persone hanno scelto di uscire dalla Chiesa svedese nel 2016, quasi il doppio rispetto all’anno precedente.

 

Due anni fa, Le Temps ha dedicato un dossier all’inesorabile declino del protestantesimo in Svizzera. Il 50 per cento dei protestanti svizzeri ha oggi più di 50 anni. “La Riforma ha le stesse caratteristiche della popolazione svizzera: persone anziane, qualificate, con pochi figli”, afferma Christophe Monnot, sociologo della religione all’Università di Losanna. Battesimi e funerali parlano da sé: se nel 1950 la chiesa protestante ha battezzato 42 mila neonati in Svizzera e sepolto 28 mila fedeli, nel 2010 questa percentuale è scesa a 15 mila bambini a fronte dei soliti 28 mila funerali. Ha appena scritto Libération, in occasione dei festeggiamenti luterani a Strasburgo, che nel 2017 il protestantesimo francese rappresenta appena il due per cento della popolazione. Stando a un rapporto del quotidiano Trouw, un membro su sei del clero protestante olandese è oggi ateo o agnostico. La chiesa protestante olandese perde 60 mila iscritti ogni anno e a questo ritmo cesserà di esistere entro il 2050, secondo i funzionari ecclesiastici.

 

Dal 1969, gli anglicani in Inghilterra hanno venduto oltre 1.600 chiese, il dieci per cento di tutte le chiese in loro possesso, e il numero aumenta di 20-25 ogni anno. Esiste anche un indirizzo web per avere tutte le informazioni. In Olanda, nell’ultimo decennio sono stati chiusi più di 600 luoghi di culto, per lo più luterani, protestanti e altri evangelici. Jan Fleischhauer sul settimanale Spiegel a metà giugno ha definito questo fenomeno “selbstsäkularisierung”. E’ l’autosecolarizzazione dei protestanti europei. L’ultima grande riforma luterana.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.