Emmanuel Macron (foto LaPresse)

Macron esce sconfitto dal vertice Ue, ma dà una lezione a tutti

David Carretta

Il presidente francese, sconfitto su web tax e Mercosur, incassa e batte in ritirata. Dimostrando che in Europa si può accettare di mettere da parte le priorità di pochi per l'interesse di tutti

Bruxelles. Il presidente francese, Emmanuel Macron, considerato la grande speranza per il futuro dell'Unione Europea, ha subito due cocenti sconfitte al suo terzo Vertice dei capi di Stato e di governo. Accelerare sulla Web Tax e rallentare l'accordo di libero scambio con il Mercosur erano le due priorità concrete che si era fissato Macron alla vigilia del Consiglio europeo di ieri e oggi a Bruxelles. Ma su entrambi i dossier, particolarmente controversi in Francia, il presidente francese è andato a sbattere contro le posizioni di altri Stati membri, preoccupati di tutelare i propri interessi. La cancelliera Angela Merkel, in attesa di mettere in piedi un governo con i pieni poteri a Berlino, ha lasciato fare. La calma con cui ha reagito Macron alla sconfitta dimostra quanto il presidente francese sia serio nel voler affrontare in modo radicale la rifondazione dell'Europa, anche a costo di perdere battaglie su singole proposte, magari fatte a uso di politica interna e che rischiano di avere poco senso economico. Meglio evitare “discussioni tecniche che permettono a tutti di dire 'ho vinto io, hanno perso loro'”, ha spiegato Macron. “La Francia non ha sempre ragione, ma cerca di mantenere un livello di ambizione”, ha aggiunto il presidente. “C'è resistenza legittima. Ma la mia ambizione è di ricostruire obiettivi più radicali nel medio e lungo periodo”, ha detto Macron.

 

Sulla Web Tax la rivolta contro Macron è stata guidata dall'Irlanda, seguita da alcuni piccoli paesi come il Lussemburgo, Cipro e Malta, la cui fiscalità è particolarmente vantaggiosa per le multinazionali. Il presidente francese avrebbe voluto una chiara indicazione da parte del Vertice affinché i ministri delle Finanze dell'Ue iniziassero subito a lavorare sulla tassazione dei giganti del web. “Un sistema di tassazione efficace e giusta adatta all'era digitale: è importante assicurare che tutte le imprese paghino la giusta quota di tasse, nonché assicurare la parità di condizioni a livello mondiale”, diceva la bozza di conclusioni messa sul tavolo dei leader all'inizio del Vertice: “Il Consiglio europeo invita il Consiglio a perseguire rapidamente il suo esame della comunicazione della Commissione su questa questione e attende la proposta specifica della Commissione. È anche importante andare avanti con il lavoro in corso all'Ocse”. Il testo finale approvato dai capi di Stato e di governo ha subìto una leggera modifica, che però ne ha stravolto il senso: “È importante garantire che tutte le imprese versino la quota di tasse che spetta loro, nonché assicurare la parità di condizioni a livello mondiale, in linea con i lavori attualmente in corso in seno all'Ocse. Il Consiglio europeo invita il Consiglio a portare avanti l'esame della comunicazione della Commissione in materia e attende con interesse proposte adeguate da parte della Commissione entro l'inizio del 2018”. In altre parole l'Ue aspetterà l'Ocse prima di lanciare il cantiere della tassazione di quelli che i francesi chiamano i colossi “Gafa” (Google, Apple, Facebook, Amazon). Il Taoiseach irlandese, Leo Varadkar, ha cantato vittoria nella sua conferenza stampa finale, permettendosi di ricordare che sulle tasse nell'Ue si decide all'unanimità.

 

Sul Mercosur, Macron avrebbe voluto veder riconosciute le preoccupazioni degli allevatori francesi di bovini, terrorizzati all'idea che i manzi argentini o brasiliani possano far concorrenza a quelli della Normandia. “Non sono a favore di correre per concludere prima della fine dell'anno negoziati per i quali il mandato è stato dato nel 1999”, aveva spiegato Macron meno di dieci giorni prima del vertice. Al Consiglio europeo si è dovuto confrontare con l'Olanda di Mark Rutte e con un altro gruppo di paesi pro libero-scambio, spalleggiati dalla Commissione di Jean-Claude Juncker che vuole correre sul commercio per riempire il vuoto lasciato dagli Stati Uniti di Donald Turmp. “Continueremo a fare tutto il possibile per terminare i nostri negoziati con il Mercosur prima della fine dell'anno”, ha detto Juncker. “È importante (perché) si sottovaluta l'importanza del Mercosur per l'Ue. Un buon accordo con i paesi del Mercosur, in termini di volumi, è otto volte più dell'accordo con il Canada e quattro volte più dell'accordo con il Giappone”, ha spiegato il presidente della Commissione. Macron ha incassato e ha battuto in ritirata, offrendo una lezione agli altri 27: nell'Ue si dibatte, ci si può scontrare, ma si accetta di mettere da parte le priorità di pochi per l'interesse di tutti.