Catalogna, gli indipendentisti in piazza a Barcellona (foto LaPresse)

Arrestati due leader indipendentisti

Redazione

Mentre l'impasse blocca la parte catalana, la pressione del governo di Madrid arriva con la detenzione preventiva per Jordi Sanchez e Jordi Cuixart di Anc e Omnium cultural, fermati con l'accusa di sedizione

L'impasse del governatore catalano Carles Puigdemont, che continua a rinviare il grande passo verso il distaccamento della Catalogna dalla Spagna, è palese: come spieghiamo nel Foglio, "davanti all’ultimatum del governo (dicci se hai davvero dichiarato l’indipendenza, altrimenti applichiamo l’articolo 155 della Costituzione), Puigdemont ha tentennato di nuovo, non ha rivelato cosa intende fare della sua dichiarazione d’indipendenza 'sospesa', e ha chiesto di iniziare 'due mesi di trattative' per arrivare a un accordo con il governo". Se accettasse la posizione dei separatisti più intransigenti, il governatore avvierebbe la regione verso uno strappo insanabile. Rischioso sia dal punto di vista diplomatico (sia nei confronti della Spagna che dell'Unione europea) e sia dal punto di vista economico - l’instabilità ha già portato alla “fuga” delle grandi banche (CaixaBanx e Sabedell) e di molte aziende dalla Catalogna. Non confermasse l'indipendenza, Puigdemont firmerebbe la sua fine politica. 

 

Mentre i dubbi attanagliano la parte catalana, la pressione del governo di Madrid arriva con la detenzione preventiva per i capi delle due principali associazioni indipendentiste. Jordi Sanchez e Jordi Cuixart, leader di Anc e Omnium cultural sono stati fermati con l'accusa di sedizione. I due leader indipendentisti sono comparsi per la seconda volta davanti a un giudice che ne ha disposto la carcerazione preventiva. Per l'accusa, Sanchez e Cuixart sono colpevoli di sedizione per la convocazione e la promozione delle manifestazioni del 20 settembre. Il presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont ha sostenuto che con l'arresto preventivo dei due capi associazioni indipendentiste "sfortuanatamente sono tornati i prigionieri politici in Spagna". Sulla stessa linea il portavoce della Generalitat, Jordi Turull, secondo il quale "lo Stato (spagnolo, ndr) ci sta provocando ma il popolo non cadrà in questa provocazione".

    

Sempre l'Audiencia nacional spagnola ha concesso la libertà al capo dei Mossos d'Esquadra Josep Lluis Trapero, che rischiava 15 anni di carcere, ma gli ha proibito di lasciare il paese. La decisione è stata presa dal magistrato che si occupa del caso, Carmen Lamela, dopo che l'accusa aveva chiesto l'arresto per Trapero. Oltre al ritiro del passaporto e dunque l'impossibilità di lasciare il paese, a Trapero è stata imposta anche la misura cautelare che riguarda l'obbligo di firma ogni 15 giorni dal magistrato “più vicino al suo domicilio”.    

            
Continua anche la pressione economica sulla Generalitat catalana: Madrid, nelle carte ufficiali inviate a Bruxelles, gioca la carta delle previsioni economiche rivedendo al ribasso la crescita della Catalogna nel 2018, portandola dal 2,6 al 2,3 per cento, proprio per l'incertezza politica innescata dal referendum sulla secessione dalla Spagna e la possibile sospensione dell'autonomia se Madrid invocherà giovedì alle 10 - secondo e ultimo ultimatum - l'articolo 155 della Costituzione.