Un telegiornale sudcoreano sulla morte di Kim Jong-nam (foto LaPresse)

Più che alla sorella, per capire Kim Jong-un guardate al fratello

Giulia Pompili

Kim Jong-nam era l’unico elemento della famiglia che avrebbe potuto rappresentare una minaccia per il dittatore nordcoreano. Ed è stato eliminato

Roma. Oggi è l’anniversario della fondazione del Partito nordcoreano, ed è possibile che alle celebrazioni tradizionali il leader Kim Jong-un decida di aggiungere l’ennesima provocazione diretta all’America e ai suoi alleati nel Pacifico. Il sospetto arriva soprattutto dopo il viaggio a Pyongyang di una delegazione di parlamentari russi guidata da Anton Morozov, che al suo ritorno, venerdì scorso, ha parlato a Ria Novosti di un “imminente” test di un missile balistico a lungo raggio (Icbm). Il missile dovrebbe dimostrare a Washington che Pyongyang ha la capacità di colpire le coste americane. Durante il fine settimana, il presidente americano Donald Trump si è guadagnato le prime pagine asiatiche con un paio di tweet sul fatto che “in 25 anni, il dialogo con la Corea del nord non ha mai pagato” e per una frase, pronunciata durante una photo opportunity con ufficiali militari. “Forse questa è la calma prima della tempesta”, ha detto, in pieno stile Trump, e quindi lasciando che ognuno interpretasse l’espressione a modo suo. Per esempio, i giornali giapponesi ieri notavano il fatto che prima di quella frase, Trump aveva avuto un briefing sulla Corea del nord. Per capire le questioni nordcoreane, però, è necessario guardare il quadro d’insieme: secondo un sondaggio di Kyodo, il 40 per cento dei parlamentari del Partito liberal-democratico, al governo in Giappone con Shinzo Abe, sarebbe favorevole a un intervento militare americano nel caso in cui le trattative fallissero. Nella città di Busan, in Corea del sud, un gruppo di conservatori da qualche giorno ha issato un cartellone con su scritto: “Hi, Mr. Trump! Just bomb North Korea, we Korean believe you”.

 

L’anniversario della fondazione del partito è una delle feste più importanti per la Corea del nord. Lo dimostra la riunione plenaria di sabato scorso, durante la quale il leader Kim Jong-un ha detto che le armi nucleari sono “preziose” per difendere la sovranità del paese dagli “imperialisti americani”. Alla fine della riunione, sul palco “juseokdan”, Kim Jong-un ha mostrato al mondo i nuovi ruoli chiave nell’organizzazione dello stato – come si faceva per l’Urss, anche con la Corea del nord gli analisti studiano chi, nelle occasioni pubbliche, siede fisicamente più vicino al leader, per capire come si muove la strategia del potere. La novità più importante è quella della sorella minore di Kim Jong-un, Kim Yo-jong, che nel 2014 era stata nominata a capo del dipartimento di Propaganda e che è stata promossa all’ufficio politico, uno dei ruoli più influenti a Pyongyang. Di Yo-jong non si sa praticamente nulla: soltanto che ha una trentina d’anni ed è figlia della stessa madre di Kim Jong-un. Ma i ruoli assegnati sabato scorso dal leader nordcoreano (tra cui il nuovo direttore del giornale di partito, Kim Pyong Ho, che ha lavorato per l’apertura dell’ufficio di Ap a Pyongyang e secondo NK Leadership Watch è molto vicino a Kim Yo-jong) dimostrano che il consolidamento del suo potere è ormai avvenuto, e la dinastia dei Kim è ancora stabilmente al vertice dello stato.

 

Del resto, l’unico elemento della famiglia che avrebbe potuto rappresentare una minaccia è stato eliminato il 13 febbraio scorso all’aeroporto di Kuala Lumpur. Il processo che si sta celebrando in Malaysia contro le due donne accusate di aver assassinato Kim Jong-nam – il primogenito di Kim Jong-il, che da anni viveva sotto la protezione cinese e in stretti contatti con i servizi segreti, forse anche americani – sta andando avanti con sviluppi interessanti. Le due donne, una vietnamita e una indonesiana, sarebbero state reclutate da quattro agenti nordcoreani che subito dopo l’attacco avrebbero lasciato la Malaysia. Si dichiarano non colpevoli, perché credevano di partecipare a una candid camera. Avrebbero ucciso Kim Jong-nam con l’agente nervino VX, ma loro stesse sarebbero sopravvissute applicando due diversi agenti che combinati insieme, sul corpo di Kim, sarebbero stati letali.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.