Cesare Battisti (foto LaPresse)

Cesare Battisti è libero. Ora l'estradizione è più difficile?

Angela Nocioni

L'ex terrorista è tornato nella sua casa di San Paolo. La difesa: “Ci batteremo per evitare che venga compiuto un abominio giuridico, si tratterebbe di una deportazione illegale”

Cesare Battisti è stato scarcerato. Un giudice federale brasiliano ha accettato il ricorso della difesa dell'ex terrorista, che ora si trova nella sua casa a San Paolo con il divieto di allontanarsi dal distretto paulista. Il giudice ha ritenuto ingiustificata la trasformazione del fermo in arresto. A Battisti, secondo la sentenza, possono essere contestati solo illeciti amministrativi sanzionabili con una multa, non sufficienti all’arresto. 

 

Battisti era stato fermato mercoledì alla frontiera nel Mato Grosso Do Sul, dopo un pedinamento seguito a un primo controllo lungo la strada verso il confine brasiliano con la Bolivia, con l’accusa di esportazione di valuta e riciclaggio. Gli erano stati trovati addosso 1300 euro e 6000 dollari, cifra superiore ai 10.000 reais (all’incirca tremila dollari) che è il tetto massimo consentito a chi varca la frontiera. Nel verbale di fermo di polizia risulta anche il ritrovamento di una piccola quantità di cocaina (non c’è scritto quanta, ma chi ha firmato il verbale si chiede se la quantità sia sufficiente a esaminare la sostanza). Di questo però non c’è traccia nella sentenza di convalida del fermo. Il giudice federale ha ritenuto infondata la tesi del giudice del Mato Grosso Do Sul Odilon de Oliveira, magistrato molto noto in Brasile per vicende riguardanti famosi narcotraffici, che aveva trasformato il fermo in arresto sostenendo ci fosse stata nel comportamento di Battisti una “trasgressione” alle norme sulla sua presenza come straniero residente in Brasile e che il suo tentativo di varcare il confine costituisse “offesa all’ordine pubblico”. 

 

Battisti, dopo il respingimento nel dicembre del 2010 della richiesta di estradizione italiana, è libero in Brasile con lo status migratorio di cittadino straniero residente con permesso permanente di residenza e di lavoro. Può andare all’estero, se vuole. Ovviamente, essendo stato condannato in via definita in Italia per quattro ergastoli, se esce dal Brasile non è più protetto giuridicamente e quindi lo fa a suo rischio e pericolo.

 

Resta aperta la partita sull’estradizione, che l’Italia è tornata a chiedere e che il nuovo presidente del Brasile, Michel Temer, sarebbe disposto a dare. Più difficile per il governo italiano ottenerla ora con Battisti libero? Secondo il suo collegio difensivo, composto da sei legali, non cambia nulla. “Il problema è che si tratta di un tentativo di estradarlo completamente al di fuori della legge” ci dicono. “E’ illegale, il decreto presidenziale firmato da Lula a fine mandato nel 2010 è immodificabile”. Ma se il presidente Temer accetta di rifarsi al giudizio di estradibilità di Cesare Battisti dato nel 2009 dal Tribunale supremo e, sulla base di quello, firma un altro decreto che accetta la nuova richiesta di estradizione? “Commette un atto illegale perché il Tribunale supremo può emettere un giudizio sulla estradibilità, non decidere l’estradizione. Il sì o il no all’estradizione è una risposta che ha il potere di dare solo l’esecutivo ed è immodificabile” sostiene la difesa. Poi resta l’immodificabilità di qualsiasi decreto presidenziale dopo cinque anni e in questo caso ne sono passati sei e dieci mesi. “Noi ci batteremo per evitare che venga compiuto questo abominio giuridico, si tratterebbe di una deportazione illegale, il Brasile è intenzionato ad avallare una deportazione? Noi stiamo cercando di impedirlo” dice la difesa di Battisti. Aggiungendo che “è stato impedito per un soffio un rimpatrio del tutto illegale dal Mato Grosso, era tutto pronto per caricarlo al volo in un aereo militare brasiliano che l’aspettava, così ci saremmo trovati di fronte al fatto compiuto e ricorrere con lui in carcere in Italia sarebbe stato inutile”. Gli avvocati sostengono anche che la cocaina trovata in auto, di cui parla il verbale di fermo, non fosse di Cesare Battisti. Insinuando l’ipotesi che qualcuno abbia tentato di incastrarlo per riuscire a giustificare il suo fermo e quindi a rendere possibile l’estradizione. Che ovviamente sarebbe saltata se lui avesse varcato la frontiera. 

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