Marilou Danley e Stephen Paddock

La versione di Marilou Danley, la compagna dell'attentatore di Las Vegas

Redazione

L'uomo l'ha allontanata dagli Stati Uniti qualche giorno prima della strage regalandole un biglietto per le Filippine. Poi ha versato sul suo conto 100 mila dollari. Era "gentile, premuroso e calmo", dice la donna

Marilou Danley, la compagna dell'attentatore di Las Vegas, è stata rintracciata e interrogata dalla polizia e ha detto di non avere idea di cosa avesse in mente l'uomo, che domenica scorsa ha ucciso 58 persone e ne ha ferite oltre 500. Danley ha definito Stephen Paddock "gentile, premuroso e calmo", "non mi ha mai detto niente". E ancora: "Lo amavo e speravo in un futuro sereno, insieme". La donna, di origini asiatiche, è rientrata volontariamente dalle Filippine per parlare con la polizia di Las Vegas. Un giorno, ha raccontato la donna, il suo compagno le ha dato un biglietto aereo per le Filippine, regalandole un viaggio nel paese dove viveva la sua famiglia. Mentre era in Asia, Paddock ha poi versato sul conto corrente della compagna 100mila dollari dicendo che servivano per comprarsi una casa. "Gli ero grata, ma ero preoccupata perché pensavo che fosse un modo per lasciarmi", ha spiegato Danley.

 

Secondo le prime indagini, Paddock conduceva una seconda vita, rimasta segreta anche alla compagna. Se ancora non si conoscono i motivi del suo gesto, è ormai appurato che Paddock fosse un conoscitore esperto di armi: nella sua auto, parcheggiata nei pressi dell'hotel di Las Vegas dove alloggiava, gli agenti hanno ritrovato altre 1.600 munizioni. Lo sceriffo Joseph Lombardo ha dichiarato che poche ore prima di aprire il fuoco contro la folla che assisteva al concerto, Paddock era andato a giocare al casino. La settimana precedente l'uomo aveva prenotato una camera all'Ogden, un hotel di Las Vegas, durante un altro festival musicale, a cui avrebbero partecipato band molto celebri, come i Muse e i Blink-182. L'Fbi ha ammesso di non avere ancora conferme su presunti legami tra Paddock e il terrorismo internazionale, né sull'esistenza di qualche complice. "Ancora non capiamo", ha detto Aaron Rouse della polizia federale, ma bisogna "arrivare alla conclusione che avrebbe potuto avere qualche tipo di aiuto a un certo punto".

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