foto LaPresse

Le armi libere non sono il problema delle stragi come quella di Las Vegas

Giuliano Ferrara

Tutti vorremmo vederle sparire come per incanto, ma non si può. La vera causa di tutto questo non sono pistole e fucili ma il male nell’uomo e il fondo apocalittico della storia americana

Ovvio che tutti vorremmo vedere sparire come per incanto le armi così copiose minacciose disponibili in mano ai cittadini americani, e così orgogliosamente tutelate dalla loro Costituzione. Però non si può fare. Prediche inutili, anche quando le fanno miliardari d’influenza come i Bloomberg. Certi stati possono fare qualcosa, piccole o medie limitazioni, d’altra parte alcuni hanno abolito la pena di morte, altro totem americano, come l’autodifesa, come l’autonomia personale familiare privata nella tutela del proprio, vita e averi, ma convincere gli americani, una loro consistente maggioranza, le loro classi dirigenti, le loro lobby, a rinunciare al diritto di portare armi sarebbe come convincerli a rinunciare al diritto di essere cittadini liberi. Anche gli svizzeri nelle libere montagne repubblicane da sempre hanno molte armi, sebbene le usino con maggiore ritegno e si qualifichino propriamente come armi di difesa nazionale. Anche i canadesi, se è per questo, nel reame beato del politicamente correttissimo.

 

Gli americani però battono ogni record, sono un popolo notorio di pionieri, di gente della frontiera, di cacciatori, di sterminatori di indigeni, sono un popolo che invoca la protezione di Dio e della libertà personale prima che quella dello stato, un popolo di settlers, di coloni, gente d’impianto biblico che infatti capisce come nessun altro lo Stato degli ebrei in terra mediorientale. Si inginocchiano polemicamente e pietosamente di fronte alla bandiera e all’inno nazionale nella battaglia contro i residui notevoli di razzismo che sopravvivono alla fine di schiavitù e segregazione, una volta la bruciavano, la bandiera, e si facevano dare ragione dalle corti in nome del free speech, libertà di parola: il governo federale, presidente e Congresso compresi, e gli stati e i sindaci li rappresentano, i cittadini, ma non li sostituiscono. I cittadini sono l’esercito dello stato di natura o del diritto naturale.

 

Le stragi sono attribuite ai pazzi, ai malacarne e ai terroristi, e dopo l’11 settembre del 2001 il commercio di armi si impennò. Spesso, dopo il dolore e il lutto elaborato, si impenna anche nelle circostanze che sappiamo, dopo il martirio dei bambini a Sandy Hook o la decimazione del Virginia Tech, o del Mandalay Hotel. Non sono attribuite alla disponibilità di armi, le stragi. Con un argomento tremendamente logico, che bisognerebbe affrontare anche da noi, il paese delle fiabe. I pazzi e i malacarne le armi se le procurano comunque, il mondo di sotto è fatto per loro, sono i cittadini comuni che privati di armi sarebbero esposti a qualcosa che non tollerano, la delega ad altri della loro sicurezza estrema. Va bene la polizia, che è piuttosto popolare nonostante le sue molte, moltissime pecche, va bene la protezione civile, la disciplina razionale nel riconoscersi come una comunità ordinata, ma il potere ultimo di sanzione e anche, se vogliamo, di insubordinazione, come nei campi del demanio contesi dagli allevatori cowboy, o di difesa nazionale, è del cittadino armato, in senso proprio o come simbolo costituzionale. E se poi è un cittadino comune che imbraccia una dozzina di fucili automatici, vuol dire che era uno psicopatico pericoloso che ha saputo nascondersi in un pensionato per la middle class, magari figlio di un poco di buono, e se migliaia di morti sono fatti risalire al commercio delle armi allargato, oltre trentamila di cui però due terzi sono suicidi non assistiti, bè, le libertà civili si pagano. Forse un giorno le cose cambieranno. Forse cambieranno da noi, nella vecchia Europa insidiata dall’insicurezza, chissà, sta di fatto che da noi le stragi, principalmente per fatti di terrorismo fanatico islamista, sono comunque all’ordine del giorno, e non si può dire che da noi le armi siano a disposizione del pubblico.

 

La vera domanda non riguarda le armi, che resteranno ancora per un certo tempo lì, nei supermercati, e non riguarda nemmeno il modo di vita, perché tra Las Vegas e Sandy Hook nel Connecticut c’è la distanza stellare che sappiamo, la vera domanda riguarda il male radicale, l’inidoneità dell’uomo all’innocenza, la tentazione insana e diabolica. C’è un fondo apocalittico nell’intera storia americana, e viene dalla religione e insieme dalla secolarizzazione. Bisogna applicarsi e studiare. Si possono avere gli anni di Bush, quelli di Obama e ora quelli perfino di un Trump e della sua promessa alla National Rifle Association, e sullo sfondo della storia e antropologia degli Stati Uniti d’America sono anni dannatamente eguali. Come dimostra il paragone con la Svizzera e con il Canada, e per altri versi con il fratello messicano, le armi non sono loro a sparare, sono un rivelatore.

Di più su questi argomenti:
  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.