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La Brexit unisce l'Europa

David Carretta

Con una maggioranza e un'unità che appaiono inscalfibili, Strasburgo ha bocciato Londra sulla gestione dei negoziati. “I discorsi non sono position paper”, ha detto Juncker

Strasburgo. Durante il dibattito all'Europarlamento sulla Brexit, complice il congresso dei Tories a Manchester, si è prodotto un miracolo che non ha precedenti: l'eurofobo Nigel Farage si è detto d'accordo con l'euro-entusiasta Guy Verhofsatdt e l'euro-filo Manfred Weber nel puntare il dito contro le incertezze di Theresa May e del suo governo su come gestire il processo di uscita. “Se dall'altra parte del tavolo negoziale c'è mancanza di chiarezza e non c'è unità, se ci sono divisioni tra Philip Hammond e Liam Fox e opposizioni tra Boris Johnson e Theresa May, è difficile fare progressi sufficienti” nei negoziati, ha spiegato Verhofstadt. Weber ha chiesto esplicitamente a May di “licenziare” Johnson e di “smettere di mettere il suo partito prima” dei cittadini britannici. Farage si è augurato che “al congresso a Manchester il partito conservatore inizi a dire pubblicamente ciò che dice privatamente, cioè che (May) deve andarsene”. Il discorso di Firenze ha permesso di fare un po' di chiarezza, ma non tutta quella necessaria. “I discorsi non sono position paper”, ha detto Juncker. Per l'Ue i gesti di May non sono stati sufficienti. Se Farage accusa la premier di “implorare” per un accordo di transizione e di essersi fatta prendere in “ostaggio dall'Ue”, Verhofstadt ha auspicato che “nel suo discorso di fronte al congresso del partito conservatore domani, (May) fornisca ulteriore chiarezza”. Altrimenti lo stallo proseguirà, come dimostra la risoluzione con cui l'Europarlamento ha chiesto di rinviare la seconda fase dei negoziati – quella su partnership futura e periodo transitorio post-Brexit – oltre la scadenza inizialmente prevista di ottobre.

   

Con una maggioranza e un'unità che appaiono inscalfibili, l'Europarlamento ha voluto ricordare a Londra (ma anche alle 27 capitali) di essere un interlocutore essenziale sulla Brexit. Il trattato finale di divorzio dovrà ottenere l'approvazione dei deputati europei, altrimenti niente accordo. In un contesto di facile escalation retorica, l'aula di Strasburgo è un'incognita di calibro pari a Boris Johnson. Il giudizio attuale dell'Europarlamento era prevedibile: “Nel quarto round di negoziati non sono stati fatti ancora sufficienti progressi sui diritti dei cittadini, l'Irlanda e l'Irlanda del Nord, e l'accordo sugli obblighi finanziari” assunti dal Regno Unito come membro del club. “A meno di una svolta maggiore” nel quinto round di negoziati che si terrà la prossima settimana, il Consiglio europeo dovrebbe “decidere nel suo incontro di ottobre di rinviare la sua valutazione se siano stati fatti progressi sufficienti”, dice il testo della risoluzione adottata dall'Europarlamento con 557 voti a favore, 92 contrari e 29 astenuti. I numeri parlano chiaro. L'aula di Strasburgo è compatta dietro al capo-negoziatore dell'Ue, Michel Barnier, che ha parlato di “divergenze serie” con il governo britannico sul cosiddetto “Brexit Bill”. Barnier ha anche lanciato un avvertimento molto esplicito a May e al suo governo: per costruire una partnership per il dopo Brexit serve fiducia e “la chiave della fiducia è che accettiate di saldare i conti”. Come avevano previsto numerosi osservatori, il “Brexit Bill” (gli impegni finanziari assunti dal Regno Unito come membro dell'Ue, che Bruxelles valuta a 60-100 miliardi di euro) rischia di portare a una rottura.

  

Durante il dibattito, Barnier ha chiarito le condizioni a cui l'Ue è disposta a dare al Regno Unito un periodo transitorio. E non sarà politicamente gratis per May. “Abbiamo poco tempo tra oggi e ottobre-novembre 2018 per arrivare a questo trattato sulla Brexit, sul ritiro ordinato e su un'eventuale periodo di transizione”, ha detto il capo-negoziatore Ue. Il periodo transitorio sarà “corto”, ha spiegato Barnier: il Regno Unito dovrà mantenere “la totalità dell'architettura di regolazione, delle condizioni finanziarie, giuridiche e del ruolo della Corte”. Insomma, “si farà nelle condizioni del mercato unico”. Seppur formalmente fuori, il governo e il parlamento di Londra, oltre che i tribunali britannici, dovranno rispettare tutte le regole dell'Ue, compreso il contributo al bilancio comunitario. Per Barnier, comunque, “non è ancora arrivato il momento” di discutere di un periodo transitorio. L'Ue non è disposta a fare concessioni sulla sequenza dei negoziati, come sui principi del mercato unico e delle quattro libertà fondamentali. “Il futuro dell'Ue è molto più importante della Brexit”, ha avvertito Barnier.