Osodi Emmanuel / Majority World

Nel mondo un abitante su tre sarà africano. Allah batte Malthus

Giulio Meotti

Studio-choc dell’Onu: “Nel 2050, un quarto dell’umanità sarà in Africa. E ci saranno 30 milioni di europei in meno”

Roma. Emmanuel Macron questa estate è finito al centro di una bufera mediatica (con tanto di accuse di “razzismo”) per aver detto che le donne con sette-otto figli sarebbero responsabili dell’attuale condizione del continente africano, per il quale, secondo Macron, la sfida sarebbe dunque di “civiltà”. Alcuni giorni fa, le Nazioni Unite gli hanno dato ragione con la pubblicazione del “World Population Prospects”, il rapporto sulla demografia. Oggi un sesto della popolazione mondiale vive in Africa. Nel 2050, la proporzione sarà di un quarto. Alla fine del secolo, un abitante su tre al mondo sarà africano. Saranno più di quattro miliardi gli africani alla fine del secolo. In Africa oggi le nascite superano di quattro volte le morti. Le donne fanno in media 4,5 figli, contro 1,6 in Europa. Così, nei prossimi trent’anni, gli africani aumenteranno di un miliardo. Difficile immaginare come i flussi migratori saranno influenzati da questa pressione demografica senza precedenti. Ma la demografia africana preme già sull’Europa. Secondo un nuovo rapporto del Pew Forum, sono 2,2 milioni le persone entrate in Europa nel 2015-2016. Un numero che corrisponde esattamente alla metà del numero delle nascite in un anno nel Vecchio continente (5,1 milioni nel 2016). Lo studio dell’Onu parla anche delle prospettive europee, dove per “Europa” si intende l’area allargata a est della Ue.

 

Il malthusianesimo ha vinto solo qui

Nel 1950, gli europei erano 549 milioni. Nel 2017 sono 742 milioni. Nel 2050 saranno 715. Nel 2100 scenderanno a 653 milioni. Il famoso malthusiano “controllo delle nascite” ha funzionato benissimo in Europa e malissimo in Africa. Dunque, in trent’anni la popolazione europea perderà 30 milioni di persone e quasi 100 milioni entro la fine del secolo. E all’interno della casa europea, ci saranno paesi che si contrarranno spaventosamente e altri che avranno una crescita molto forte. La Germania perderà undici milioni di persone, la Bulgaria passerà da sette a quattro milioni, l’Estonia da 1,3 milioni a 890 mila, la Grecia da undici a sette, l’Italia da 59 a 47 milioni, il Portogallo da dieci a sei milioni, la Polonia da 38 a 21 milioni, la Romania da 19 a 12, la Spagna da 46 a 36 milioni. La Russia perderà venti milioni di abitanti, da 143 a 124 milioni. Fra chi sale, spiccano Francia e Inghilterra: la prima passerà da 64 a 74 milioni, la seconda da 66 a 80. Anche Svezia e Norvegia cresceranno: da nove a tredici milioni la prima, da cinque a otto la seconda. Guadagnerà due milioni il Belgio. E non c’è solo l’Onu a lanciare l’allarme.

  

Questa settimana è uscito il nuovo rapporto Eurostat. Il numero di morti nel Vecchio continente è salito del 5,7 per cento in un anno, a causa dell’invecchiamento della popolazione. La grande crescita demografica si registra nelle zone ad alta densità islamica: “I tassi più alti sono registrati nelle Tower Hamlets (Londra) e nei sobborghi parigini nord-orientali di Seine-Saint-Denis”. L’Italia ha il record di decrescita: “Nelle regioni italiane sono stati registrati due dei tre tassi di natalità più bassi, in Liguria e in Sardegna”. Il secondo numero di settembre dell’Economist era dedicato proprio alla demografia. “La ricchezza da sola non può spiegare i bassi tassi di natalità dell’Europa”, scrive il settimanale britannico. “Può svolgere un ruolo l’osservanza religiosa”. La scorsa settimana la Finlandia, il paese che si vanta di avere il miglior welfare al mondo, ha toccato il punto più basso di nascite in 150 anni. Nel caso di quei paesi che cresceranno di più pesa, infatti, la componente islamica. L’economista Charles Gave ha appena pubblicato un rapporto sul sito dell’Institute des Libertés di Parigi e molto ripreso dalla stampa francese. In esso, Gave spiega che, anche senza contare l’apporto dell’immigrazione futura, la Francia avrà una maggioranza islamica nel 2057. Questa settimana l’Office of National Statistics, l’Ansa inglese, ha annunciato che quest’anno Mohammed è diventato il nome più popolare nel Regno Unito fra i nuovi nati.

E’ la demografia, bellezza.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.