Una proiezione olografica di Margaret Thatcher sul palco del Glastonbury

Non di sola Brexit vogliono vivere i Tory, a caccia di idee e di elettori giovani

Paola Peduzzi

Nelle tende in cui si ripensa il conservatorismo inglese

Milano. Non di sola Brexit vuole vivere il Partito conservatore britannico, anche perché di questo passo, versioni e visioni in continua collisione, la guerra sul divorzio dall’Europa rischia di essere totale – ogni giorno qualcuno scrive che questo è solo l’inizio, come direbbe Frank Underwood, presidente americano nella serie tv “House of Cards”: “And the butchery begins”. Bisogna parlare d’altro, bisogna contrastare il logoramento dei tecnicismi del negoziato con Bruxelles e dell’ansia di non avere ancora una prospettiva chiara di quel che sarà il mondo dopo il 29 marzo del 2019: non di sola Brexit vogliamo vivere, appunto. Spinto da questo istinto di sopravvivenza il parlamentare conservatore George Freeman, punto di riferimento del premier Theresa May per la politica interna e forse anche lui in fondo al cuore golpista, ha inventato e inaugurato, giovedì sera, il Big Tent Ideas Festival, ribattezzato dalla stampa come il “Tory Glastonbury” – con malizia.

 

Glastonbury è uno dei festival più celebri del Regno Unito, quest’anno Liam Gallagher ha cantato “Don’t look back in anger”, inno degli Oasis che di solito canta l’odiatissimo fratello Noel, ma c’era stato l’attentato terroristico a Manchester e il cordoglio e l’emozione avevano persino smosso l’acido Liam. Ma ai conservatori della musica importa poco: la star di Glastonbury a inizio estate è stato Jeremy Corbyn, leader del Labour, i giovani lo hanno acclamato, consolidando lo status dell’unico-politico-che-sa-parlare-ai-giovani di cui Corbyn va molto fiero. I Tory hanno capito che era necessario correre ai ripari, e Freeman si è messo al lavoro, rifiutando però la definizione “Glasto-Tory”, che dà il senso di una rincorsa affannosa dietro al “socialista”.

 

BuzzFeed News ha seguito Freeman nei preparativi (un team di 20 persone, un gruppo WhatsApp diligente che evita i leak, donatori che per ogni posto a tavola hanno speso fino a 20 mila euro, ma non si sanno i nomi), e il parlamentare ha raccontato che nella fattoria del Berkshire dove giovedì si è organizzato un grande barbecue e si sono disposte le tende per gli eventi del venerdì (si poteva anche dormire lì, ma pare che la richiesta sia stata poca), non si vuole emulare un festival musicale, ma si vogliono far circolare idee che possano nutrire la proposta politica dei Tory, che sono sì in affanno, non solo per via di Corbyn. “Siamo un partito analogico nell’èra digitale”, ha scritto Freeman in un memo consegnato alla May, registrando l’incapacità dei conservatori di intercettare i cambiamenti, e di governarli. Per rinnovarsi ci vogliono spunti nuovi, nella Big Tent organizzata da Freeman ieri è arrivato anche il filosofo conservatore Roger Scruton per dimostrare che i situation papers non possono scandire la vita di un partito di governo. L’obiettivo è arrivare a Manchester, alla conferenza dei Tory d’inizio ottobre, con un report di quel che si potrebbe fare, proporre, inventare per il futuro. Ma poiché il fuoco amico ormai è una costante dei conservatori, mentre ieri i pensatori analizzavano e ideavano, la May parlava a Firenze: la Brexit risucchia quasi ogni cosa, è difficile distrarsi, figurarsi salvarsi.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi