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Guardando il palco dell'Onu

Redazione

Trump e Macron a confronto. Se multilateralismo dev’essere, che sia efficace

Trump e Macron hanno parlato martedì dallo stesso palco, all’Assemblea generale dell’Onu, e guardandoli, ascoltandoli, s’è visto esatto il mondo com’è ora, un po’ capovolto, un po’ ingovernato. Il presidente americano ha usato i suoi toni coloriti contro la Corea del nord, ha definito “un imbarazzo” l’accordo sul nucleare siglato con l’Iran ai tempi di Obama, ha ribadito il suo “America First”, aggiungendo che anzi il “First” dovrebbe essere faro anche per tutti gli altri paesi. Un po’ globalista e un po’ isolazionista, non si sa secondo quale logica, figurarsi quale visione. Il presidente francese, anche lui al suo esordio onusiano con in più una festa apparecchiata al mega evento globalista organizzato da Bloomberg (non ci sono più i Clinton, quest’anno), ha difeso i valori occidentali, ha ripetuto più volte la necessità di difendere libertà e diritti, ha elencato qualche misura messa in atto – in particolare per l’immigrazione – e ha difeso l’accordo iraniano, non tanto per il merito (non lo sappiamo come sta andando, questo patto) quanto per la sua natura, massima espressione di un multilateralismo per Macron indispensabile, unica forma possibile di governo mondiale.

 

Non staremo a ricordare qui quanto si sia rivelato in passato fallace e poco umanitario l’approccio multilaterale, perché nel frattempo il mondo è cambiato, s’è capovolto e s’è reso più anarchico, soprattutto ha perso una visione che, piaccia o no, era americanamente liberale. Ecco che allora, guardando e ascoltando questa rappresentazione del mondo, non ci si può che augurare che il modello multilaterale si riveli produttivo laddove non lo è mai stato e che se ci dovesse essere bisogno di una leadership, che qualcuno si presenti pronto.

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