Putin e Erdogan al forum di Antalya (foto LaPresse)

Putin ama Erdogan

Daniele Raineri

La Turchia acquista da Mosca l’arma strategica S-400. Ankara non è più un “complice dell’Isis”?

Roma. Negli ultimi tre anni abbiamo vissuto in un mondo falsificato. Ci hanno detto che l’euro era la causa di tutti i nostri mali e dovevamo distruggerlo, ma in Francia il partito che ci ha provato è uscito distrutto alle elezioni di maggio. Ci hanno detto che viviamo sotto la dittatura di Bruxelles, ma ora i partiti sovranisti cambiano spartito (vedi Di Maio che si professa europeista a Cernobbio). Ci hanno raccontato anche che la Russia era il baluardo dell’occidente contro lo Stato islamico, il gruppo terrorista sponsorizzato e aiutato dai subdoli turchi, ma ieri anche quel pezzo di conversazione – assai insistente – è crollato in via definitiva.

 

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che la Turchia compra il sistema di difesa missilistico S-400 dalla Russia, il gioiello dell’industria bellica di Mosca, capace di stendere un ombrello di protezione nei cieli dei pochi paesi che sono riusciti a procurarselo. Il sistema S-400 per anni è stato al centro di una sfida in Iran, perché la Russia lo aveva promesso agli iraniani ma Israele era contrario: grazie a quel sistema l’Iran poteva proteggersi dagli eventuali raid israeliani per fermare il programma nucleare. Nel 2016 la Russia ha spostato alcune batterie di S-400 in Siria, per difendere le sue basi aeree. Ora, dopo Iran e Siria, lo stesso sistema arriverà in Turchia. Vladimir Kozhin, consigliere del presidente Vladimir Putin per la cooperazione militare, conferma: “Il contratto è già stato firmato e ci stiamo preparando per l’implementazione”.

  

Nel novembre 2015 un aereo militare russo che volava in Siria e che aveva sconfinato per pochi secondi in Turchia fu abbattuto da due caccia turchi. Uno dei piloti fu ucciso a terra, un altro fu salvato dalle squadre di soccorso – ma un elicottero della spedizione fu distrutto a terra da un gruppo di ribelli con uno dei missili controcarro che allora arrivavano in Siria con il beneplacito dell’Amministrazione americana. Fu un giorno disastroso per le relazioni tra Mosca e Ankara. I generali russi e i media di stato cominciarono una campagna pesantissima contro Erdogan, accusato di essere il padrino dell’Isis – campagna che fu rilanciata con prontezza anche qui in Italia. Il figlio di Erdogan, Bilal, fu accusato di essere il rais del contrabbando di greggio che riempiva le casse dello Stato islamico.

 

Il 2 dicembre, il ministero della Difesa russo organizzò una conferenza stampa per offrire ai giornalisti non meglio specificate prove del traffico che univa il governo turco e il gruppo terrorista più pericoloso del pianeta. “Ecco vedete queste foto, centinaia di tir carichi di greggio varcano il confine tra Isis e Turchia senza nemmeno fermarsi”. Il 5 dicembre il portavoce della Difesa russa, il generale Igor Konashenkov, accusava gli Stati Uniti di ignorare le prove schiaccianti presentate da Mosca contro la Turchia: “E’ un teatro dell’assurdo. E’ come se gli Stati Uniti dessero la loro autorizzazione diretta a questa situazione”. Stile Russia Today, molto rissoso. Questo succedeva ventuno mesi fa. Oggi che le posizioni sono cambiate, è l’idillio.

  

Erdogan ieri ha detto che non gli importa molto del fatto che l’acquisto del sistema S-400 scombussola gli alleati Nato – la Turchia è il secondo paese membro dopo l’America per grandezza – perché per lui conta “l’indipendenza” del paese, il che suona come un esplicito “non ho bisogno di giustificarmi davanti a nessuno”.

  

Un portavoce del Pentagono ha reagito con stizza: “E’ buona cosa che i sistemi d’arma comprati dai paesi Nato abbiano interoperabilità, vale a dire la possibilità di dialogare tra loro e di scambiarsi dati”, il che non è possibile se un pezzo è fatto in Russia. Ma ormai l’armonia tra Erdogan e Putin è totale: ieri il presidente turco ha detto al quotidiano Hurriyet che “non c’è alcun disaccordo con la Russia a proposito del dossier siriano. Al momento, quello che stiamo facendo nella provincia di Idlib va avanti come concordato con i russi”. Erdogan non ha elaborato ed è un peccato, perché Idlib è l’ultima grande area ancora in mano ai gruppi anti Assad, sarebbe interessante sapere cosa sta portando avanti “come concordato con i russi”. Il 14 e il 15 settembre russi e turchi siederanno al tavolo di Astana, in Kazakhstan, a un nuovo round di negoziati per la pace in Siria.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)