Ipotesi e dubbi sulla ripresa dei negoziati tra Maduro e gli oppositori

Maurizio Stefanini

Lo scenario di una trattativa in corso è verosimile ma le opposizioni raccolte nella Tavola di Unità Democratica (Mud) smentiscono

Insomma, la storia della ripresa dei negoziati tra il governo di Maduro e gli oppositori è vera o non è vera? “Sono felice di sapere che il dialogo con l'opposizione riprenderà domani nella Repubblica Dominicana sotto l'egida del presidente dominicano Danilo Medina e dell'ex-presidente del governo spagnolo José Luis Rodríguez Zapatero”, è il comunicato che il ministro degli Esteri francese Jean-Yves Le Drian ha diffuso ieri dopo un incontro a Parigi con il collega venezuelano Jorge Arreaza. Una “felicità” condita di un chiaro avvertimento. “Gli ho detto che la Francia è molto preoccupata per la situazione politica, economica e umanitaria in Venezuela. Gli ho ricordato il rischio di sanzioni europee e la necessità di avere in tempi rapidi l’evidenza che il Venezuela è pronto a rilanciare i negoziati con l’opposizione e partecipare a un processo credibile e sincero”.

   

Papa Francesco durante la sua visita in Colombia aveva appena reiterato la necessità di fare qualcosa per il paese sudamericano. Parigi è, con Madrid, Londra e Berlino, una delle quattro capitali in cui il presidente dell’Assemblea Nazionale Julio Borges e il vicepresidente Freddy Guevara, entrambi dell’opposizione, sono appena andati in tour. Gli Stati Uniti hanno appena imposto al regime di Maduro sanzioni finanziarie durissime. Altre pressioni sono state fatte dai paesi latino-americani del Gruppo di Lima, dalla stessa Unione Europea e dall’Onu. “@antonioguterres appoggia il piano della Repubblica Dominicana per riunire il Governo del Venezuela e l’opposizione”, è stato l’immediato Tweet del portavoce del segretario dell’Onu. Anche il Foglio aveva riferito di un tentativo di coinvolgere nella mediazione anche Raúl Castro. Poi il governo di Caracas ha finalmente stabilito al 15 ottobre le elezioni amministrative che dovevano essere tenute lo scorso dicembre e che erano state invece arbitrariamente rinviate sine die. Le opposizioni raccolte nella Tavola di Unità Democratica (Mud) hanno deciso di iscriversi e domenica hanno anche tenuto le primarie per designare i candidati: anche se non senza il chiassoso dissenso di importanti leader come Antonio Ledezma e María Corina Machado, che propugneranno l’astensione per “non avvallare un sistema elettorale fraudolento”. Insomma, lo scenario di una trattativa in corso sarebbe verosimile.

   

L’unico problema è che quando il comunicato di Le Drian è rimbalzato per agenzie e media alla Mud sono letteralmente caduti dalle nuvole. “Qui non c’è stato nessun annuncio ufficiale sul tema e non esiste nessun tipo di negoziato che sia previsto”, ha detto in una conferenza stampa convocata a tambur battente Tomás Guanipa, segretario di quel Primero Justicia che è uno dei 18 partiti integrati nella Mud (in particolare, proprio quello di Julio Borges). “Siamo molto sorpresi per le dichiarazioni del ministro degli Esteri francese”. In effetti, ieri da Santo Domingo era sì venuta una dichiarazione di Zapatero e del ministro degli Esteri dominicano Miguel Vargas. Ma era un semplice appello alle parti a tornare sul tavolo della trattativa, nella “convinzione” che esista “un’opportunità per un processo di incontro, mutuo riconoscimento e riconciliazione”. Insomma, wishful thinking: non annuncio di un incontro!

   

Fonti sentite dall’agenzia stampa Efe hanno spiegato che Arreaza durante l’incontro con Le Drian si era più o meno visto con le spalle al muro, e di fronte all’accusa – “siete ormai una dittatura” – avrebbe tirato fuori l’asso nella manica: “ma no, stiamo pure trattando con l’opposizione a Santo Domingo!”. Se così è stato davvero, il comunicato del Quai d’Orsay potrebbe puntare a scoprire il bluff, per costringere il governo di Maduro a fare davvero quel che dice di voler fare. Insomma, forse il negoziato era una balla che ora Parigi cerca di trasformare in verità. Ma le ipotesi possibili sono più di una. Esisteva davvero una trattativa segreta che la dirigenza della Mud non voleva rivelare? Ormai i militanti dell’opposizione del governo non si fidano più, e già far passare la decisione di partecipare alle regionali è stato faticoso. Ma perché allora svelare il segreto? Una mossa sporca del governo per screditare i dirigenti della Mud agli occhi delle basi, in quella tattica del divide et impera per guadagnare tempo in cui indubbiamente Maduro è un maestro?

  

Oppure il governo francese si è convinto che alcune difficoltà sono dovute al fatto che anche alla Mud fanno troppo i difficili, e ha deciso di mettere con le spalle al muro anche loro?

 

A ogni modo, dopo la rapida conferenza stampa di Guanipa la dirigenza della Mud si è riunita ed ha votato un documento in cui spiega che accetta l’invito a Santo Domingo, che i suoi rappresentanti ci andranno per esplorare le possibilità di dialogo, ma che per ora il negoziato non riprende. Né riprenderà fino a quando il governo non avrà accettato un pacchetto di quattro pre-condizioni: “il ristabilimento del voto come unica fonte del potere dello stato in tutti gli ambiti”, con la fissazione di un calendario elettorale e la garanzia di osservatori internazionali alle prossime presidenziali; la liberazione dei prigionieri politici; il rispetto dell’indipendenza dei poteri dello Stato, con il ristabilimento delle prerogative dell’Assemblea Nazionale; “l’attenzione immediata all’emergenza economica e sociale”. La delegazione designata è composta da Julio Borges, dal presidente della Commissione Esteri dell’Assemblea Nazionale Luis Florido, dal presidente della Commissione Energia e Petrolio Luis Aquiles Moreno dal responsabile internazionale della Mud Timoteo Zambrano

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