Janet Yellen (Foto LaPresse)

Falchi e colombe

Trump ha l'irripetibile occasione di creare una Fed a sua immagine

Compromesso o intransigenza? Il destino di Yellen e le nomine del board sono un test sulla strategia del presidente

New York. Nessun presidente americano nella storia recente ha avuto un’opportunità di cambiare in profondità i connotati della Federal Reserve paragonabile a quella che si squaderna davanti a Donald Trump. L’improvviso abbandono del vice di Janet Yellen, il leggendario Stanley Fisher, per ragioni personali, ha fatto salire il numero dei seggi vacanti nel board che la Casa Bianca dovrà riempire nei prossimi mesi. Si tratta di nominare tre membri su sette, senza contare quello già assegnato a Randal Quarles, che è in attesa della conferma da parte del Senato.

 

E naturalmente c’è la partita che riguarda la successione di Yellen, una colomba moderata che Trump aveva promesso di licenziare appena eletto dopo una campagna di urla e strepiti e poi ha finito per apprezzare a denti stretti. Nel giro di qualche mese il presidente è passato da “dovrebbe vergognarsi” per aver creato un “mercato azionario fasullo” a “sta facendo un buon lavoro”: difficile, con queste premesse, capire cosa succederà alla scadenza del suo mandato a febbraio, ma diversi analisti leggono la manovra di Fischer, un mentore di generazioni di banchieri centrali, fra cui Ben Bernanke e Mario Draghi, come il segnale che Yellen non sarà riconfermata. Se lascerà la presidenza e contestualmente anche il board, Trump avrà addirittura cinque posizioni da rimpiazzare.

 

E’ esemplificato qui un dilemma del trumpismo: di fronte all’enorme possibilità di rifare la Fed a sua immagine, l’artista del deal preferisce negoziare, trovare un compromesso in nome della stabilità, oppure sceglie di epurare sistematicamente gli avversari per sostituirli con sodali di comprovata fedeltà? In altre parole: la Fed di Trump sarà un nido di falchi? La risposta è almeno in parte scritta nella parabola di Gary Cohn. L’ex presidente di Goldman Sachs ha scalato a velocità impressionante i ranghi della fiducia di Trump, diventando il consigliere più ascoltato della Casa Bianca e capo informale della corrente che in qualche modo sta avendo la meglio su quella nazionalista e populista. All’inizio dell’estate è venuto a galla il segreto di Pulcinella che Cohn puntava alla guida della Fed, un incarico che sembrava scritto nella dinamica delle cose fino ai fatti di Charlottesville. Il consigliere ha deciso di esprimere il suo dissenso sul modo in cui la Casa Bianca ha gestito il deliberato attacco di un neonazi sui manifestanti anti Trump, e questo ha determinato una frattura con il presidente.

 

Il Wall Street Journal ha scritto che Cohn è stato depennato dalla rosa dei candidati per la successione di Yellen, e ora si mormora di una sua imminente cacciata anche dalla West Wing. Il gesto sarebbe perfettamente in linea con il modus operandi di Trump. Fra i candidati a dirigere una Fed trumpizzata ci sono l’ex governatore Kevin Warsh (che gode di ottime connessioni personali all’interno della Casa Bianca), il professore di Stanford John B. Taylor e Glenn Hubbard, preside della scuola di Legge della Columbia, che hanno sostenuto con vigore la credibilità di una crescita del 3 per cento delineata da Trump quando Yellen dava invece voce al suo scetticismo. Scegliere uno di questi significherebbe imprimere una svolta rapace nell’andamento della Banca centrale, una vittoria totale per le correnti più intransigenti del mondo repubblicano. Per le nuove nomine nel board, invece, circola fra gli altri il nome di Marvin Goodfriend, un professore classificabile sulla carta fra i falchi ma che gode della stima dell’establishment moderato. Al pari di Quarles, sarebbe una nomina che sposta delicatamente gli equilibri verso i desideri del presidente, senza tempeste né scompensi. Se invece Trump sceglierà la via del compromesso e della moderazione, la soluzione è a portata di mano, e la consigliano, con toni e motivazioni diverse, sia il Financial Times sia il Wall Street Journal: riconfermare Yellen e l’assetto che lei ha creato.